VENEZIA: Otello – Giuseppe Verdi, 26 novembre 2024 a cura di Silvia Campana
Otello
opera di Giuseppe Verdi
su libretto di Arrigo Boito
tratto dall’omonima tragedia di Shakespeare
direttore Myung-Whun Chung
regia Fabio Ceresa
Personaggi e Interpreti:
- Otello Francesco Meli
- Desdemona Karah Son
- Emilia Anna Malavasi
- Jago Luca Micheletti
- Cassio Francesco Marsiglia
- Roderigo Enrico Casari
- Lodovico Francesco Milanese
- Montano William Corrò
- Un araldo Carlo Agostini
scene Massimo Checchetto
costumi Claudia Pernigotti
light designer Fabio Barettin
video designer Sergio Metalli
movimenti coreografici Mattia Agatiello
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
maestro del coro Alfonso Caiani
Piccoli Cantori Veneziani
maestro del coro voci bianche Diana D’Alessio
altro maestro del coro voci bianche Elena Rossi
Teatro La Fenice, 26 novembre 2024
Certamente non improntata su di un’interpretazione essenziale e minimalista si presentava la nuova produzione di Otello che ha aperto la Stagione lirica 2024/2025 al teatro la Fenice di Venezia.
Intento del regista Fabio Ceresa e dei suoi collaboratori Massimo Checchetto (scene) e Claudia Pernigotti (costumi) è sembrato essere quello di ricreare, attraverso le sue forme iconografiche, l’arte bizantina a Venezia prendendo come esempio principale la Pala d’oro di San Marco.
La simulazione della sua fronte, usata con semplice ma efficace chiave teatrale quale espediente per determinare differenti piani scenici (atto III), dominava così lo spazio scenico e, attraverso un’apertura nella sua parte centrale, permetteva anche l’uso di alcune proiezioni di mosaici in lieve movimento sullo sfondo.
Se il messaggio registico si fosse concentrato in questo avrebbe anche potuto, a seconda del gusto personale, incontrare o meno un determinato gradimento ma si è voluto andare oltre, cercando di elaborare una differente chiave drammaturgica.
Il lavoro di Ceresa si proponeva infatti di vivificare questa lettura didascalica inserendovene un’altra assai differente e completamente giocata su di un insieme di metafore rappresentate da alcuni ballerini, perennemente in movimento sul palco.
La presenza dei danzatori (uno era abbigliato come il leone di San Marco ed altri come una serie di idre) la cui funzione avrebbe forse dovuto vivificare lo sfondo fisso attraverso una differente chiave di lettura teatrale, ha ottenuto invece l’effetto opposto andando ad appesantire la narrazione spesso ostacolata dalla loro invasiva presenza.
In questo contesto anche la scelta registica dell’Otello ‘bianco’, pur perfettamente in linea con una certa linea di pensiero, si scontrava con un contesto affatto contemporaneo, vanificandone ogni buona intenzione.
Quello che mancava all’aspetto prettamente teatrale dello spettacolo fortunatamente abbondava (a parte poche eccezioni) sotto il profilo musicale.
La lettura di Myung-Whun Chung ha dominato infatti la serata, giungendo a plasmare con estrema efficacia drammatica ogni aspetto della partitura attraverso un sofisticato lavoro su fraseggio e dinamiche.
Così sotto la sua forte guida veniva trascinato tutto l’Ensemble musicale (come sempre dovrebbe essere) a partire dall’eccellente prova del Coro del teatro e dei Piccoli Cantori Veneziani rispettivamente guidati da Alfonso Caiani, Diana D’Alessio ed Elena Rossi.
C’era molto attesa riguardo alla prova di Francesco Meli che qui debuttava il personaggio di Otello ed indubbiamente la sua prestazione confermava le qualità così come i limiti che già ben conosciamo.
Quale attento studioso e conoscitore della scrittura verdiana il profilo interpretativo ritagliato dal tenore genovese si mostrava assai interessante ed in particolare nel modo (III e IV Atto) in cui egli andava a sottolineare, attraverso un uso attento dell’accento e del fraseggio, il sottile passaggio che può far precipitare un uomo per bene, uno anzi che fa dell’etica uno dei suoi vessilli, repentinamente nell’abisso del dubbio e dell’angoscia (“Dio mi potevi”).
Un Otello il suo dunque lontano dalle fanfare dei campi di battaglia ma decisamente più umano e vicino ad un sentire più intimo e familiare del dramma.
Il suo timbro si conferma tanto morbido e pastoso quanto assai ben proiettato anche se a tratti, specie al confronto con pagine di declamato in cui un diverso peso vocale può certo essere di aiuto, questo perdeva un po’ d’intensità ed efficacia teatrale.
Cesellatissimo ed in netta crescita il baritono Luca Micheletti che, rispetto al suo ultimo confronto con il personaggio verdiano, appariva molto più meditato e meno istrionico, andando ben ad approfondire quella simulazione di bonomia autentica che il carattere dovrebbe sempre possedere,
in quanto, più che la gelosia, a provocare la follia di Otello è la tossica, costante ed intelligente presenza e parola del suo ‘onesto’ consigliere e sarà proprio la sua fiducia in lui a determinarne la caduta (“Ecco il Leone”). Vero dominatore della scena il giovane baritono ha poi confermato il bel timbro evidenziandone le caratteristiche espressive attraverso un fraseggio attento e sofisticato nelle intenzioni espressive (“Era la notte”) ottenendo un eccellente risultato.
Deludente la prestazione del soprano Karah Son quale Desdemona che, nonostante una vocalità importante, non ha saputo cesellare il suo personaggio con la dovuta attenzione musicale ed espressiva.
Completavano il cast Francesco Marsiglia (Cassio), Enrico Casari (Roderigo), Francesco Milanese (Ludovico), William Corró (Montano), Anna Malavasi (Emilia) e Carlo Agostini (Un araldo).
Sala gremita ed applausi per tutti gli interpreti con autentiche ovazioni per Chung.
Silvia Campana