TEATRO ALLA SCALA: Falstaff – Giuseppe Verdi, 18 gennaio 2025 a cura di Nicola Salmoiraghi
Falstaff
Giuseppe Verdi
Commedia lirica in tre atti
Libretto di Arrigo Boito
Direttore DANIELE GATTI
Regia GIORGIO STREHLER
ripresa da MARINA BIANCHI
Personaggi e Interpreti:
- Sir John Falstaff Ambrogio Maestri
- Ford Luca Micheletti
- Fenton Juan Francisco Gatell
- Dott. Cajus Antonino Siragusa
- Bardolfo Christian Collia
- Pistola Marco Spotti
- Mrs. Alice Ford Rosa Feola
- Nannetta Rosalia Cid
- Mrs. Quickly Marianna Pizzolato
- Mrs. Meg Page Martina Belli
Scene e costumi EZIO FRIGERIO
Luci MARCO FILIBECK
Coreografia ANNA MARIA PRINA
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Produzione Teatro alla Scala
Teatro alla Scala. 18 gennaio 2025
Una ventata di nostalgia ha riportato sul palcoscenico della Scala il Falstaff verdiano con la regia di Giorgio Strehler (ripesa da Marina Bianchi), con scene e costumi di Ezio Frigerio e la supervisione ai costumi di Franca Squarciapino. Inaugurò la stagione 1980/81 (io lo vidi in quel dicembre, Maazel, Pons, Freni…) ed è poi stato ripreso diverse volte.
Lo spettacolo è sempre visivamente bellissimo, il Falstaff padano (Strehler immaginò che il Grande Vecchio ottantenne fosse quello il paesaggio che vedeva mentre componeva la sua ultima opera e gli facesse da humus creativo) regge assai bene il passare del tempo, racconta la storia da Maestro incorniciato da luci perfette (riprese da Marco Filibeck, e faccio presente a chi non ha un minimo di conoscenza della storia della rappresentazione teatrale che i personaggi non sono al buio ma semplicemente le luci di taglio tanto care a Strehler creano il gioco di silhouttes in ombra, che era la sua cifra stilistica precipua). Mi ha fatto piacere rivederlo e anche un po’ commosso.
Il pregio maggiore di questo Falstaff era da ricercarsi nella fantastica concertazione di Daniele Gatti; Gatti è musicista mai banale, prevedibile e ha sempre una personalissima interpretazione delle partiture, che in un certo senso le fa riscoprire e rifulgere sotto luce diversa. Così è stato per questo Falstaff, almeno per quanto riguarda; certo non mancava il ricamo sottile del rincorrersi dei contrappunti che costellano questo estremo capolavoro, ma quanta forza, quanta gagliarda energia, quanto ventoso incalzare dei tempi nella lettura di Gatti, e che sguardo già puntato, inedito e affascinante, sul Novecento che verrà. Orchestra in spolvero ovviamente ma lettura trascinante, nuova, che può far discutere ma conquista. Riferisco che al termine, qualche isolato Beckmesser si è sentito in vena di dissentire. Ce ne faremo una ragione, come sempre. Certamente se l’è fatta Gatti e ancor di più il buon Peppino. Risparmiate il fiato, serve ad altro, finché serve…
Ambrogio Maestri, nel ruolo eponimo, certo più di un’appannatura vocale la mostra, tempo e carriera non passano invano. Ma lui “è” Falstaff, del personaggio conosce ogni piega, ogni sfumatura, ogni ombra e ogni intenzione. E le rende con convinzione. Per cui, a conti fatti, ha ragione lui, eccome se ha ragione.
Al suo fianco rifulge la prova di uno splendido Luca Micheletti (Ford), cantante-attore tra i più completi oggi, che unisce la sicurezza di un organo vocale slanciato e timbrato alla scaltrezza con cui minia ogni frase, ogni sillaba, facendo della parola cantata vero Teatro.
Musicalissimo e vaporoso il pastellato Fenton di Juan Francisco Gatell. Una chicca golosa il Dottor Cajus di Antonino Siragusa.
Pistola era l’incisivo Marco Spotti, un poco più palliduccio il Bardolfo di Christian Collia.
Tra le donne lodi, in primis, per la spiritosa e benissimo cantata Quickly di Marianna Pizzolato e per l’agile e cristallina Nannetta di Rosalia Cid.
Rosa Feola, che canta certo sempre assai bene, pare più, in questa occasione, una Nannetta che voglia vestire i panni di Alice Ford. In questo ruolo si sente davvero il bisogno di maggior “polpa” lirica. Martina Belli (Meg) fa mostra di una vocalità che non nasconde qualche artificiosità nel registro grave, non sempre di emissione libera.
Completavano il cast Mauro Barbiero (Oste della Giarrettiera) e Giovanni Tibaldi (Paggio di Falstaff). E non dimentichiamo il contributo del Coro guidato da Alberto Malazzi e l’intervento delle giovanissime allieve della Scuola di ballo dell’Accademia, diretta da Fréderic Olivieri.
Teatro esauritissimo, successo vibrante.
Nicola Salmoiraghi