Sociale di Rovigo – MADAMA BUTTERFLY – sabato 23 Gennaio 2016
MADAMA BUTTERFLY
Tragedia giapponese in tre atti
Musica Giacomo Puccini
libretto Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
Edizioni Ricordi, Milano
Maestro concertatore e direttore d’orchestra: Valerio Galli
Regia: Sandro Pasqualetto
Personaggi e Interpreti:
- Madama Butterfly: Cristina Park, Grazia Lee
- Suzuki: Lorena Scarlata, Moonjin Kim
- Kate Pinkerton: Alessandra Meozzi
- F.B. Pinkerton: Lorenzo Decaro, David Sotgiu
- Sharpless: Giuseppe Altomare, Marcello Rosiello
- Goro: Tiziano Barontini
- Il Principe Yamadori: Yakusidé, Antonio Pannunzio
- Lo Zio Bonzo: John Paul Huckle
- Il Commissario Imperiale: Riccardo Fassi
- L’Ufficiale del Registro: Francesco Segnini
- La Madre: Aurora Brancaccio
- La Zia: Federica Nardi
- La Cugina: Rosalba Mancini
- Dolore: Giacomo Bacci
Scene e costumi a cura di Sandro Pasqualetto e Rosanna Monti
Dal progetto di Cristoph Wagenknecht (scene) e Catherine Voeffray (costumi) per il centenario dell’opera.
Luci: Marco Minghetti
Orchestra e Coro della Toscana
Maestro del Coro: Mauro Fabbri
Allestimento del Teatro del Giglio di Lucca
Coproduzione Teatro Sociale di Rovigo, Teatro del Giglio di Lucca, Teatro Goldoni di Livorno, Teatro municipale di Piacenza, Teatro Comunale Pavarotti di Modena
comunicato stampa
La Stagione Lirica del Teatro Sociale di Rovigo prosegue sabato 23 gennaio alle 20.30 con “Madama Butterfly”, la famosa tragedia giapponese in tre atti su musica di Giacomo Puccini.
Lo spettacolo andrà in replica domenica 24 alle 16.
Trama (da wikipedia)
Sbarcato a Nagasaki,all’inizio del XX secolo, Pinkerton (tenore), ufficiale della marina degli Stati Uniti, per vanità e spirito d’avventura si unisce in matrimonio, secondo le usanze locali, con una geisha quindicenne di nome Ciò Ciò San, (giapponese: Chōchō-san), termine giapponese che significa Madama (San Farfalla (蝶 Chō?), in inglese Butterfly (soprano), acquisendo così il diritto di ripudiare la moglie anche dopo un mese; così infatti avviene, e Pinkerton ritorna in patria abbandonando la giovanissima sposa. Ma questa, forte di un amore ardente e tenace, pur struggendosi nella lunga attesa accanto al bimbo nato da quelle nozze, continua a ripetere a tutti la sua incrollabile fiducia nel ritorno dell’amato.
Pinkerton infatti ritorna dopo tre anni, ma non da solo: accompagnato da una giovane donna, da lui sposata regolarmente negli Stati Uniti, è venuto a prendersi il bambino, della cui esistenza è stato messo al corrente dal console Sharpless (baritono), per portarlo con sé in patria ed educarlo secondo gli usi occidentali. Soltanto di fronte all’evidenza dei fatti Butterfly comprende: la sua grande illusione, la felicità sognata accanto all’uomo amato, è svanita del tutto. Decide quindi di scomparire dalla scena del mondo, in silenzio, senza clamore; dopo aver abbracciato disperatamente il figlio, si uccide (secondo l’usanza giapponese denominata jigai) con un coltello tanto pervenutole in eredità dal padre e con il quale lo stesso aveva commesso seppuku.
InfoBOTTEGHINO
TEATRO SOCIALE DI ROVIGO – P.zza Garibaldi, 14
Tel 0425/25614
Fax 0425/423164
e-mail: teatrosociale.botteghino@comune.rovigo.it
Orari di apertura del botteghino dal 6 ottobre 2015
orario: 10.00/12.30 – 16.00/19.30
giorni di spettacolo:
mattutini 8.30/12.30 – 16.00/19.30
matinée 10.00/12.30 – 15.00/19.30
serali 10.00/12.30 – 16.00/22.30
lunedì chiuso salvo i giorni antecedenti gli spettacolo
MADAMA BUTTERFLY
Sandro Pasqualetto, note di regia
Questa rappresentazione di Madama Butterfly non è il racconto di una storia d’amore, d’una visione romantica di un eventuale e non indiscutibile reciproco sentimento dei protagonisti. Volevo raccontare qui l’incontro di due società diverse e lotta tra il peso di una società atavica che non vuole morire e la voglia di fuga di chi prova a uscirne. Trasformare il Giappone in un ricordo archetipo, far sentire tutto la gravità di una società giapponese che ingabbia le persone in codici formali e le ripudia se non vi aderiscono. Una società che un Giapponese non può abbandonare senza pagarne un prezzo smisurato. L’Opera tale quale è scritta, ci racconta uno scontro tra due culture ma anche tra la società e il singolo, con tutte le conseguenze che questo può portare. Butterfly è una ribelle asociale agli occhi di un Giappone tradizionalista. Butterfly voleva essere diversa da come la volevano gli altri ma é chiusa in un sistema più grande e forte di lei.
In questo spettacolo ho voluto fissare la materia scenica in un immagine iconografica assieme a tutti i personaggi giapponesi dell’opera, per creare un icona autosufficiente del Giappone antico e di tutte le Butterfly che l’hanno vissuto.
Il rifiuto che Butterfly opera verso i suoi familiari e antenati, la sua vita e la sua cultura, si ritorce contro di lei perché è il rifiuto implicito di una parte di sé. Butterfly voleva partire altrove ma per lei, altrove, non esiste. Rinchiusa, dimenticata dal mondo che l’ha rifiutata e senza un nuovo mondo dove andare. Si trova allora bloccata in uno spazio che é una sorta di limbo, in un attesa infinita in uno spazio limitato, un gineceo autoreferenziale abitato dalle ombre di un passato finito e infinito, atemporale. E lì, in fondo a quel vuoto che troviamo Lei. Non più Butterfly, non più Cio-Cio –San. Una Persona, sola, senza più un nome, un Essere Umano, la vera protagonista di un racconto doloroso e triste.
Senza più ruolo sociale, questa Donna è obbligata alla fine a ridiventare Cio-Cio-San, rivestire il personaggio che gli appartiene nella sua cultura di origine e compiere l’unico gesto che gli è dato di fare. Il JIGAI*, il suicidio di Cio-Cio-San non è una scelta; è l’unica soluzione esistente ai suoi occhi, é l’arrivo ineluttabile di un destino scritto da altri, un ritorno alle origini e una condanna, l’ammissione di un fallimento, una cerimonia di espiazione per essere accettata da morta tra le anime degli avi.
Guardare il mondo attraverso gli occhi di Cio-Cio-San.
* Jigai (自害?) Il jigai è l’equivalente femminile del seppuku o harakiri. E’ un tradizionale metodo di suicidio rituale praticato dalle donne in Giappone che a differenza del seppuku non implicava lo scempio del corpo dovuto al taglio dell’addome
Le bambine venivano accuratamente istruite alla pratica del Jigai fin dai primi anni.