Festival Verdi 2016 – Teatro Regio di Parma
…che dire, quale miglior location per la presentazione del Festival Verdi, se non il Grand Hotel et de Milan? Le ragioni sono evidenti e già consegnate alla storia, ma per chi ancora non ne avesse conoscenza, vale la pena riassumerle qui, in poche righe. Cito testualmente quanto riportato nella pagina di Wikipedia: “L’hotel inizialmente appartenente alla famiglia Polli, divenne particolarmente noto al grande pubblico a partire dal 1872 quando il compositore Giuseppe Verdi, amico della famiglia di melomani, vi stabilì la propria dimora quando si trovava a Milano, beneficiando della prossimità dell’albergo al teatro La Scala e componendo qui gran parte dell’ Otello. La stanza, la n.105 al primo piano, rimase riservata ai Verdi sino alla morte del maestro, che avvenne proprio nella sua stanza all’albergo il 27 gennaio 1901”.
…e ancora, dalla pagina web dello stesso Hotel: “Per Verdi il “Milan” era in una posizione strategica: a due passi dalla Scala e di fronte a via Bigli, dove abitava una sua grande amica, la Contessa Clara Maffei. A quel tempo la Contessa era molto addolorata dalla morte della sua unica figlia e riprese la vita mondana soltanto dopo l’apertura di un salotto culturale nella sua stessa casa. Fu proprio grazie alla frequentazione di quel salotto, dove si poteva incontrare Manzoni, Cattaneo, Correnti, Manara, Balzac e Rossini, che Verdi, afflitto dalla morte della moglie e dei figli, ritrovò l’ispirazione che lo portò al trionfo del “Nabucco”
C’è come una sorta di magia che suggerisce, oserei dire incute, rispetto in quella stanza numero 105. Qualcosa del Cigno che ancora la abita, ed è inutile dire (mi si perdoni lo zelo nel farlo ugualmente) che più di qualcosa di lui ancora abita le sue terre, il Regio di Parma, Busseto, Villa Agata, l’Emilia e la Romagna, l’Italia e la Terra, tutta. A Verdi sono intitolati i teatri, le strade, le piazze, i monumenti, il Conservatorio… e un Festival, io direi IL FESTIVAL! che non si potrebbe tenere che a Parma e Busseto.
Triste che ancora non sia stato riconosciuto dal Ministero e che ancora vi sia qualche sparuto detrattore… Così è che mentre dalle “stanze dei bottoni”, laddove a premerli ci dovrebbe stare chi ha ben studiato, qualcuno si ostini a dire che “di cultura non si campa” e con tale pretestuoso argomento nega i finanziamenti opportuni, altri che invece nella cultura credono, lavorano e lavorano sodo affinché la cultura possa sopravvivere, con la speranza che un giorno possa addirittura prosperare. A queste ultime vorrei solo dire grazie, a nome mio e dei miei figli, per il loro futuro. Alle prime mi piacerebbe ricordare che è cultura conoscere le proporzioni tra sabbia e cemento, così che le scuole e i ponti non crollino sulle nostre teste. È cultura conoscere la profondità alla quale seminare il mais, così che il raccolto non vada perso. E ancora, è cultura conoscere la storia, perché non si ripetano gli errori del passato. Ed è buona cultura per un paese agevolare il nuovo quanto saper custodire il vecchio.
A 115 anni dal quel 27 Gennaio 1901 è ancora vivissimo Verdi e per nulla invecchiato, e c’è da augurarsi che ancora viva molto a lungo. È certo passata l’epoca di quel “Viva V.E.R.D.I.” che contribuì a liberare Milano dagli austriaci invasori e a fare del Maestro oltre che uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi, anche uno dei Padri Costituenti dell’Italia. Una storia tutta nostra, che forse il mondo conosce poco, o non conosce per niente! A noi basti ricordarla e sapere che ad ogni rappresentazione delle sue grandi opere il pubblico di tutto il mondo applaude e che in cuor suo lo ringrazi pensando “Viva Verdi!”. Ben venga dunque ogni iniziativa che lo celebri, ben venga questo Festival che persevera nell’onorarlo, con l’augurio che possa crescere ogni anno fino a divenire la realtà più significativa che si possa immaginare, perché celebrando Verdi si celebrano l’Arte, la Cultura e l’Italia.
Ahimè, se ne parla sempre troppo e sempre troppo poco, e si finisce sempre con l’evocare lo spettro di una nostalgia che attanaglia gli animi. Quindi, fatte quelle che a mio personale parere erano le dovute premesse, passerei la “parola” ad alcuni stralci del comunicato stampa e alla viva voce delle dirette interessate nel video che segue.
“Figura centrale dell’edizione 2016 del Festival Verdi, a Parma e Busseto dal 1 al 30 Ottobre, è Friedrich Schiller -scrive Anna Maria Meo, Direttore Generale del Teatro Regio di Parma -, fonte inesauribile di soggetti peri compositori italiani (oltre a Verdi, che ne musica ben quattro opere, pensiamo soltanto a Rossini col Guglielmo Tell e a Donizetti con Maria Stuarda, alla Turandot pucciniana ripresa dalla versione di Schiller della fiaba di Gozzi), al quale dedicheremo un percorso che intende indagare il rapporto che il Maestro intrattiene in varie fasi della sua carriera col poeta e drammaturgo tedesco, uno dei grandi protagonisti del movimento romantico europeo, al quale anche Verdi possiamo senz’altro annoverare”.
“Dalle tappe giovanili di Giovanna d’Arco e i Masnadieri, sino alla piena maturità di Don Carlo (le tre produzioni in programma quest’anno), passando per Luisa Miller (tratto da Kabale und liebe) e la Forza del Destino (una scena del terzo atto e ripresa dal Wallenstein), Verdi torna più volte ad attingere alle opere di Schiller, grazie alla mediazione culturale di Andrea Maffei, cui si deve la prima traduzione integrale in italiano e il cui salotto milanese, vero circolo musicale internazionale, frequenta con assiduità. È molto probabile che Verdi rintracci nel teatro tragico di Schiller quel “valore simbolico del dramma storico, la necessità del principio che, come il sole, vada irraggiando gli avvenimenti”, come aveva segnalato Giuseppe Mazzini in un interessante giudizio critico del 1830 dedicato al dramma storico. E sappiamo quanto il pensiero non solo politico, ma etico, filosofico e morale del padre del Risorgimento italiano abbia influenzato la poetica di Verdi”.
“Con il Trovatore, che affiancherà in una nuova produzione il percorso schilleriano, sono quattro le opere prodotte, di cui tre nuovi allestimenti, realizzati dai nostri laboratori scenotecnici e di sartoria e l’adattamento per il Teatro di Busseto di un nostro allestimento. Un impegno che dà corpo alla dichiarata volontà di rilancio del Festival e che vede il Teatro Regio di Parma nuovamente partecipe di una rete internazionale di case d’Opera, grazie alle fruttuose relazioni intessute con partners italiani ed europei che ci hanno consentito di siglare accordi di coproduzione con il Teatro Nacional de Sao Carlos di Lisbona, l’Opera di Tenerife e il Teatro Carlo Felice di Genova, mentre con altre istituzioni stiamo tracciando le produzioni dei prossimi anni”.
“Il ricco programma del Festival Verdi 2016, con spettacoli, concerti, incontri, giornate di studi, vive in luoghi storici e amati: il Teatro Regio di Parma e il Teatro Giuseppe Verdi di Busseto, ai quali da quest’anno e per il prossimo triennio si affianca il Teatro Farnese. Un luogo di monumentale bellezza riconquistato all’utilizzo teatrale grazie a una convenzione siglata con il Polo Museale dell’Emilia Romagna che il Festival offre alla creatività dei grandi maestri della regia internazionale per una sfida ardua: l’allestimento di un’opera verdiana che valorizzi i limiti che la conservazione dello spazio museale impone. Peter Greenaway, “pittore di celluloide” come ama definirsi il grande regista britannico, sperimentatore di linguaggi e amante dell’arte italiana (sua la straordinaria installazione per il Cenacolo di Leonardo) è stato il primo a raccogliere, accettando la proposta di mettere in scena Giovanna d’Arco”.
“L’apertura del Festival sarà come di consueto l’1 Ottobre al Teatro Regio con un nuovo allestimento di Don Carlo affidato alla regia di Cesare Lievi, autorevole frequentatore di Schiller e della drammaturgia tedesca, con le scene di Maurizio Balò e la direzione affidata alla bacchetta di Daniel Oren. La seconda opera che andrà in scena al Regio sarà uno dei titoli più popolari del repertorio verdiano Il Trovatore, nel nuovo allestimento curato da Elisabetta Courier, con le scene di Marco Rossi (recente premio UBU per Lehman Trilogy di Ronconi) sotto la direzione di Massimo Zanetti”.
“Il Teatro Farnese sarà anche il luogo delle contaminazioni di AroundVerdi, ove la musica verdiana incontrerà la musica elettronica, il jazz di Uri Caine, le composizioni di Fabian Levy, le note poetiche di Vinicio Caposella, la maestria attoriale di Ugo Pagliai, le performance teatrali di Lenz, in cinque commissioni del Festival Verdi in prima assoluta”.
“La ricerca di giovani talenti è tra gli obiettivi primi del Festival. Cuore di questo vivaio è il Teatro Giuseppe Verdi di Busseto, ove si rinnova la collaborazione con la Scuola dell’Opera del Teatro Comunale di Bologna e con il Concorso Internazionale Voci Verdiane per l’allestimento de I Masnadieri, nel fortunato allestimento di Leo Muscato ripreso per l’occasione e diretto da Simon Krecic. Numerosi audizioni svolte in questi mesi hanno permesso inoltre di conoscere giovani artisti che avranno nel corso di Festival Verdi un debutto prestigioso: lavoreranno con i importanti direttori e registi e, come cover, al fianco di grandi cantanti, i quali li terranno a battesimo nei recital di Mezzogiorno al Teatro Farnese”.
“Giovani in palcoscenico e giovani in platea: con VerdiYoung il Festival prosegue la programmazione di spettacoli, laboratori e attività educational dedicando grande attenzione all’incontro con il pubblico delle famiglie, delle scuole, dell’università, cosi come dell’associazionismo culturale e musicale, dove profonde sono le radici della passione di queste terre per la musica e l’opera”.
“Un ringraziamento speciale a istituzioni, partners, sponsors a tutti gli imprenditori che sostengono il Festival Verdi e che saranno al nostro fianco nell’edizione 2016, con l’augurio che anche il Governo italiano dia il proprio riconoscimento al compositore italiano più conosciuto, eseguito e amato al mondo e all’unico festival che ha l’onore e la responsabilità di celebrarlo”.
IL PROGRAMMA
A inaugurare Festival Verdi 2016, l’1 ottobre al Teatro Regio di Parma, Don Carlo (recite il 5, 8, 11 Ottobre) che torno dopo diciotto anni in un nuovo allestimento firmato da Cesare Lievi, con le scene e i costumi di Maurzio Balò e le luci di Andrea Borelli, coprodotto con Fondazione Carlo Felice di Genova, opera de Tenerife, Teatro Nacional Sao Carlo di Lisbona. Sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini, Daniel Oren dirige opera nella versione in IV atti del 1884, alla guida del cast composto da Michele Pertusi (al debutto del ruolo di Filippo II), Josè Bros (Don Carlo), Vladimir Stoyanov (Rodrigo), Ievghen Orlov (Il Grande Incuisitore), Maria Josè Siri (Elisabetta di Valois), Marianne Cornetti (La principessa d’Eboli), Simon Lim (un frate) Angela Nisi (Tebaldo), Gregry Bonfati (Il Conte di Lerma, un araldo), Anna Maria Sarra (Voce dal cielo).
Saskia Boddeke e Peter Greenaway firmano il nuovo allestimento di Giovanna d’Arco al Teatro Farnese, con debutto il 2 Ottobre (recite il 9, 15, 20), facendo rivivere lo spettacolo del melodramma in uno dei luoghi più suggestivi e unici al mondo e inaugurando progetto Maestri al Farnese. In scena settecentesco teatro ligneo, Vittoria Yeo (Giovanna), Luciano Ganci (Carlo VII), Vittorio Vitelli (Giacomo) debuttano nel titolo, insieme a Cristiano Olivieri (Delil), Luciano Leoni (Talbot), guidati da Ramon Tebar, per la prima volta al Festival Verdi, alla testa dell’Orchestra I Virtuosi Italiani.
Terzo titolo in cartellone, I Masnadieri debutta a Bussetto il 7 Ottobre (recite il 10, 14, 16, 21, 23, 28, 29), nell’allestimento creato da Leo Muscato per il Teatro Regio di Parma e adattato per il Teatro Giuseppe Verdi, con le scene di Federica Parolini, i costumi di Silvia Aymonino e le luci di Alessandro Verazzi. Sul podio dell’Orchestra dell’Opera Italiana, Simon Krecic dirige gli Artisti del Concorso Internazionale Voci Verdiane (Citta di Busseto), in collaborazione con la Scuola del Opera del Teatro Comunale di Bologna. L’opera è realizzata con il Comune di Busseto, Il Teatro Giuseppe Verdi di Busseto, Il Concorso Internazionale Voci Verdiane (Città di Busseto).
Il Trovatore debutta al Teatro Regio di Parma il 21 Ottobre (recite il 23, 27, 30) nel nuovo allestimento di Elisabetta Courir, con le scene di Marco Rossi, i costumi di Marta Del Fabbro, le luci di Alessandro Cantarelli. Massimo Zanetti sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini a dirigere il cast composto da Georg Petean (Il Conte di Luna), Dinara Alieva (Leonora), Enkelejda Shkosa (Azucena), Murat Karahan (Manrico), Carlo Cigni (Ferrando), Sara Rossini (Ines), Antonio Corianò (Ruiz).
In scena nelle quattro opere del Festival Verdi, Il Coro del Teatro Regio di Parma preparato Martino Faggiani.
Per la prima volta al Festival Verdi, James Conlon dirige, il 22 Ottobre al Teatro Regio, L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai in un programma che accosta sinfonie e preludi tratti dal repertorio verdiano a celebri pagine sinfoniche di Gustav Mahler.
I Quattro pezzi sacri e il Quartetto d’archi in mi minore nella versione per orchestra d’archi di Yuli Turovsky, compongono il programma del concerto, interamente dedicato a Verdi, che, il 26 Ottobre al Teatro Regio, vedrà Daniele Callegari sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini e del Coro del Teatro Regio di Parma preparato da Martino Faggiani.
Acclamato lo scorso anno, torna a Festival Verdi Gregory Kunde che il 28 Ottobre al Teatro Regio di Parma interpreterà alcune tra le più amate arie verdiane, nel recital accompagnato al pianoforte da Beatrice Benzi.
Saranno affidati a giovani talenti affiancati da grandi artisti gli appuntamenti di Mezzogiorno in musica al Farnese, presentati in anteprima domenica 2 Ottobre al ridotto del Teatro Regio, quindi al Teatro Farnese nei fine settimana di Ottobre (8, 9, 15, 16, 22, 23, 29, 30) e realizzati in collaborazione con il Polo Museale Regionale di Parma e la Galleria Nazionale di Parma. Arie verdiane e celebri pagine d’opera accompagnate al pianoforte animeranno i fine settimana del Festival Verdi, nello spazio unico del Teatro Farnese, con la possibilità di godere, al termine del concerto, di un aperitivo light-lunch