BERGAMO: Alfredo il Grande – Gaetano Donizetti, 19 novembre 2023 a cura di Nicola Salmoiraghi
ALFREDO IL GRANDE
Dramma eroico in due atti di Andrea Leone Tottola
Musica di Gaetano Donizetti
Prima esecuzione: Napoli, Real Teatro di San Carlo, 2 luglio 1823
Edizione critica a cura di Edoardo Cavalli © Fondazione Teatro Donizetti
Direttore Corrado Rovaris
Regia Stefano Simone Pintor
Personaggi e Interpreti:
- Alfredo Antonino Siragusa
- Amalia Gilda Fiume
- Eduardo Lodovico Filippo Ravizza
- Atkins Adolfo Corrado
- Enrichetta Valeria Girardello
- Margherita Floriana Cicìo*
- Guglielmo Antonio Gares
- Rivers Alexander Marev
Scene Gregorio Zurla
Costumi Giada Masi
Light design Fiammetta Baldiserri
Video design Virginio Levrio
Assistente regia Veronica Bolognani
Orchestra Donizetti Opera
Coro della Radio Ungherese
Maestro del Coro Zoltán Pad
*Allieva della Bottega Donizetti
Nuova produzione in forma semiscenica della Fondazione Teatro Donizetti
Teatro Donizetti, 19 novembre 2023
Tempo d’autunno, tempo di Donizetti Opera 2023 a Bergamo, quest’anno Capitale della Cultura insieme con Brescia.
Per il progetto “Donizetti200” (rappresentare ad ogni edizione un titolo donizettiano che abbia avuto la sua prima rappresentazione due secoli fa esatti) ecco la rarità Alfredo il Grande (andato in scena al Teatro di San Carlo il 2 luglio 1823). Su libretto, invero non ispiratissimo di Andrea Leone Tottola, si narrano le vicende, Anno Domini 878, del re Alfredo, promotore di arti e cultura, nell’Anglia minacciata dalle invasioni dei vichinghi danesi. Inutile dire, che dopo varie vicissitudini, tra nascondimenti, travestimenti, tradimenti, agguati e battaglie, il sovrano e la fedele consorte Amalia trionferanno e vivranno felici e contenti.
Si sente tantissimo Rossini in questo Donizetti giovanile, si avvertono anticipazioni di Elisir e Fille du régiment, il materiale del genio è ancora in fieri, ma nondimeno è presente e le pagine godibilissime e maggiormente eloquenti non mancano,
Occorre innanzitutto dire che Corrado Rovaris, alla guida dell’Orchestra Donizetti Opera, ha fatto un eccellente lavoro, infondendo baldanzosa gagliardia e partecipe entusiasmo al materiale ribollente di ardimentosa gioventù del Bergamasco. Tempi staccati con brio incandescente, attenzione e valorizzazione del palcoscenico, scrupolo nel mettere in risalto quanto di già inconfondibilmente donizettiano è presente nella partitura. Lodi piene. È credendoci pienamente che si arriva a far credere al valore di un’opera a chi ascolta.
L’operazione era nata in un primo momento per essere eseguita in forma semiscenica, poi si è trasformata in un allestimento vero e proprio, con la regia di Stefano Simone Pintor, le scene di Gregorio Zurla, i costumi di Giada Masi, le luci di Fiammetta Baldiserri e i video curati da Virginio Lievro. L’impostazione a volte è rimasta volutamente oratoriale (Il valido Corto della Radio Ungherese preparato da Zoltán Pad, canta con gli spartiti e anche qualche personaggio solista in taluni momenti) ma con un significato teatrale di scorrevole coerenza. Le ottime intenzioni a volte paiono prevalere sull’ingenuità telefonata di qualche realizzazione, ma tutto sommato lo spettacolo funziona. Non mancano gli agganci alla violenta realtà di questi anni e la simbologia, anche fisica, del libro, è sempre presente, perché “il sonno della ragione genera mostri”, non dimentichiamolo.
Antonino Siragusa, belcantista doc, è stato ottimo nei panni del protagonista. Tecnica inattaccabile, senso della frase ed esperto conoscitore del canto di bravura, sfoggia sempre acuti e sovracuti svettanti e sicuri. Va da sé che la sua grande scena del secondo atto, tra le altre, è stata affrontata e risolta con impeto incandescente,
Bravissima Gilda Fiume come Amalia. Bella voce piena di soprano lirico versato nella coloratura, omogenea in tutta la gamma, veleggia con souplesse su tutte le insidie del ruolo, affrontando agilità, abbellimenti e affondi più drammatici con tutto il bagaglio tecnico ed espressivo necessario. La grande scena finale dell’opera è sua, e, salendo in giostra, Gilda Fiume dà fuoco alla polvere dei fuochi d’artificio. Meritata ovazione.
Tra gli altri protagonisti si distinguono le voci gravi del basso Adolfo Corrado (Atkins), tanto autorevole vocalmente quanto di notevole personalità scenica, e di Lodovico Filippo Ravizza (Eduardo) bella voce baritonale, di promettente freschezza, risonante e ampia a dovere.
Un poco meno incisiva, anche se in possesso di un materiale vocale potenzialmente interessante, mi è personalmente parsa Valeria Girardello, nei mezzosopranili panni di Enrichetta. Completavano validamente la locandina Floriana Cicìo (Margherita), Antonio Gares (Guglielmo) e Andrés Agudelo (Rivers).
Teatro gremito il pomeriggio della “prima” e pubblico festante sia in corso d’opera che al termine.
Nicola Salmoiraghi