BOLOGNA: La Fille du Régiment – 9 novembre 2018

BOLOGNA: La Fille du Régiment – 9 novembre 2018

  • 12/11/2018

 

GAETANO DONIZETTI

La fille du régiment

Direttore d’Orchesrta Yves Abel

Regia Emilio Sagi

Personaggi e Interpreti:

  • Marie, giovane vivandiera, soprano Hasmik Torosyan
  • Tonio, giovane tirolese, tenore Maxim Mironov
  • Sulpice, sergente, Basso buffo Federico Longhi
  • La Marchesa di Berckenfield, mezzosoprano Claudia Marchi
  • Hortensius, intendente, basso Nicolò Ceriani
  • Un caporale, tenore Tommaso Caramia
  • Un paesano, tenore Cosimo Gregucci

ripresa regia Valentina Brunetti

scene e costumi Teatro Comunale di Bologna

progetto originale Giulio Galan

luci Daniele Naldi

Maestro del coro Andrea Fidautti


La recensione si riferisce alla prima rappresentazione del 9 novembre 2018.

 Una bella “prima” de La Fille du Régiment per il penultimo titolo del cartellone 2018 al Teatro Comunale di Bologna. Sala piena e pubblico assai soddisfatto per un’opera tutto sommato non così frequentata nelle stagioni liriche, tre produzioni in tutta Italia negli ultimi quattro anni, e che nondimeno si giova sia di un brano celeberrimo che di un equilibrio complessivo mirabile, nella perfetta espressione di uno stile francese dell’opéra-comique che Donizetti dimostra di padroneggiare alla pari dei rivali d’Oltralpe. Non vorrei tediare i miei lettori con ulteriori considerazioni di ordine musicologico, che lascio volentieri sfogare ai critici che non trovano spazio nei circoli accademici, se non per considerare che uno degli elementi che ne rendono particolarmente impegnativa la produzione è costituito senza dubbio dalle vocalità impervie dei ruoli principali, in particolare quando unite alla ferma necessità di una solida consapevolezza stilistica.

È specialmente questo a mio avviso l’obiettivo centrato dalla produzione bolognese, in primis grazie alla splendida freschezza del podio di Yves Abel, che dimostra una classe leonina nel fraseggio di stile francese, nel controllo dinamico sempre equilibrato ma mai sciapo, nei tempi correttissimi e piacevoli, nella perfetta padronanza del palcoscenico. L’Orchestra del Teatro Comunale risponde da par suo con piena efficacia, come pure il Coro del M.° Andrea Faidutti che come sempre offre volumi generosi, pasta solida e ottimo equilibrio fonico, pur se un poco penalizzato scenicamente da una regia abbastanza piatta.

È proprio la regia a convincermi di meno; lo spettacolo è quello del 2004 a firma Sagi e Galan. ll trapianto cronologico alla fine del secondo conflitto mondiale non sembra avere altro senso che quello scenografico, il che è forse un po’ poco per le ricche possibilità che offrirebbe il libretto. I movimenti del coro suonano spesso un po’ artefatti, le regie dei soli decisamente ordinarie. Totalmente incomprensibili i due portatori di torcia elettrica prima dell’apertura del sipario. Un po’ smaccatamente da captatio benevolentiae i recitati di presentazione dei nobili convenuti al matrimonio, in omaggio a quartieri bolognesi (… la “marquise du Pilastr’”…), ma tutto sommato divertenti e apprezzati dal pubblico. Molto meglio la scena del palazzo Berkenfield e la riuscita registica del terzetto del secondo atto, ma quest’ultima principalmente grazie all’abilità dei cantanti.

È proprio il Sulpice di Federico Longhi a tenere in piedi con efficacia gran parte delle scene, con arte superba e ironia fresca e garbata, risolvendo in modo felicissimo un personaggio non facile da caratterizzare, impegnatissimo nel recitato e molto arduo da mantenere brillante ma non eccessivo. Se si aggiunge poi quanto lo conosciamo capace e timbricamente centrato in ruoli verdiani decisamente differenti, impressiona l’agilità con cui dà ottima prova di sé in un contesto vocale come questo. Anche la dizione, complice la sua origine valdostana, è la migliore della serata. Meritata ovazione alla ribalta per lui e per la coppia di protagonisti: la Marie di Hasmik Torosyan è estremamente fluida e sonora, agilissima e sempre intonata nonostante le esorbitanti richieste della parte, dalla pasta vocale abbastanza uniforme e tagliente in acuto, certamente equilibrata tra il sentimentale e il militaresco. Tonio è Maxim Mironov, dalla buona presenza scenica e dal canto nobile e molto uniforme. I nove Do sono inappuntabili, come pure globalmente il fraseggio e specialmente il timbro, perfetto per il ruolo. Molto buona vocalmente e altrettanto convincente scenicamente la Berkenfield di Claudia Marchi. Corretti i comprimari, con una speciale menzione per la bella voce dell’Hortensius di Nicolò Ceriani. Si replica fino al 15 novembre

Paolo T. Fiume

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