BOLOGNA: Trittico – Giacomo Puccini, 5 luglio 2024 a cura di Jorghe Binaghi
TRITTICO
IL TABARRO – SUOR ANGELICA – GIANNI SCHICCHI
Giacomo Puccini
Direttore Roberto Abbado
Regia Pier Francesco Maestrini
IL TABARRO
- MICHELE Franco Vassallo
- LUIGI Roberto Aronica
- TINCA Xin Zhang
- TALPA Luciano Leoni
- GIORGETTA Chiara Isotton
- FRUGOLA Cristina Melis
- UN VENDITORE DI CANZONETTE Marco Puggioni
- UN AMANTE Cristobal Campos
- UNA AMANTE Tatiana Previati
SUOR ANGELICA
- SUOR ANGELICA Chiara Isotton
- LA ZIA PRINCIPESSA Chiara Mogini
- LA BADESSA Manuela Custer
- LA SUORA ZELATRICE Elena Borin
- LA MAESTRA DELLE NOVIZIE Federica Giansanti
- SUOR GENOVIEFFA Vittoriana De Amicis
- SUOR OSMINA Maria Cenname
- SUOR DOLCINA Mariapaola Di Carlo
- LA SUORA INFERMIERA Laura Cherici
- PRIMA CERCATRICE Tatiana Previati
- SECONDA CERCATRICE Hyeonsol Park
- LE CONVERSE Anna Grotto, Federica Fiori
- UNA NOVIZIA Laura Stella
GIANNI SCHICCHI
- GIANNI SCHICCHI Roberto de Candia
- LAURETTA Darija Augustan
- ZITA Manuela Custer
- RINUCCIO Giorgio Misseri
- GHERARDO Xin Zhang
- NELLA Vittoriana De Amicis
- BETTO DI SIGNA Luciano Leoni
- SIMONE Mattia Denti
- MARCO Michele Patti
- LA CIESCA Laura Cherici
- MAESTRO SPINELLOCCIO Marco Gazzini
- SER AMANTIO DI NICOLAO Bryan Sala
- GUCCIO Giulio Iermini
- PINELLINO Zhibin Zhang
- GHERARDINO Agnesa Batrinac, Michelle LamierI
SCENE Nicolas Boni
COSTUMI Stefania Scaraggi
LUCI Daniele Naldi
ASSISTENTE ALLA REGIA MIchele Cosentino
Orchestra, Coro e Tecnici del TCBO
MAESTRO DEL CORO Gea Garatti Ansini
Comunale Nuveau, 5 luglio 2024
L’anno del ricordo dei cent’anni della morte di Puccini sta risultando buono per alcuni dei titoli meno popolari del Maestro. E tra questi il Trittico, il suo penultimo lavoro per il teatro che non sono il solo reputare di altissima qualità, soprattutto come lo si fa qui, completo, perché si tratta d’impresa difficile visti gli alti e bassi che quasi fatalmente comporta.
Diciamo subito che nella fattispecie l’aspetto meno riuscito è quello visivo: si tratta di un nuovo allestimento per la regìa di Pier Francesco Maestrini, che manifesta l’intenzione di fare di ciascuno degli atti unici un’immagine delle tre cantiche della Commedia dantesca. Soprattutto l’ultima parte: un paradiso, quello di Gianni Schicchi, giustamente abitato da diavoli ed uccelli grotteschi e cattivi, che la visione di Firenze da lontano non fa dimenticare (ammesso che sia questo il Paradiso). Il secondo è forse il più accettabile (benché, per far capire –non so con quale risultato- che Angelica viene punita in Purgatorio nella selva dei suicidi, dagli alberi spuntino delle facce presuntamente minacciose e disperate che tutto sommato fanno ridere e basta; d’altronde i movimenti e i gesti delle monache sono di quanto più scontato, trito, e convenzionale si possa “desiderare”).
Quanto all’Inferno che corrisponderebbe a Il Tabarro, sarebbe meglio tralasciare l’iniziale barca dei condannati (che poi sono quelli che lavorano e fin qui niente da dire) guidati e puniti da Caronte-Michele (che è ‘solo’ assassino per gelosia) con tanto di Tritone berniniano che suona la tromba del Giudizio.
Considerando invece il posto decentrato di questo Comunale Nouveau (la miracolosa sala del Piermarini è sempre un cantiere che non si sa quando finirà né come) e le particolari condizioni acustiche non troppo felici, l’aspetto musicale va valorizzato. Esemplare tanto per cominciare la direzione di Roberto Abbado, che cercava di offrirci un ‘approccio totale malgrado qualche momento un po’forte (l’altezza relativa del fosso orchestrale è enorme). I professori dell’orchestra suonavano molto bene con l’espressività proprio giusta, non sentimentaloide ma sì piena di sentimenti e raffinatezze della scrittura. Anche il coro (soprattutto la sezione femminile) estremamente ben guidato dalla sua direttrice Gea Garatti Ansini faceva ottima impressione. Da rilevare soprattutto due interventi maiuscoli: in primis, l’impresa non facile di cantare nella stessa recita le parti di Giorgetta (debutto assoluto) e di Angelica (già affrontata a Tokio), ‘tour de force’ coronato dal successo per Chiara Isotton, voce di stampo degli ‘spinto’ di quelli di una volta, che va seguita con grande attenzione in una carriera finora gestita con rara prudenza e che ci ha messo un po’ di tempo per decollare. Poi, la prestazione in Luigi di Roberto Aronica, anch’esso voce ‘all’antica’ (spero s’intenda che per il sottoscritto si tratta di un elemento più che positivo) che andrebbe sentita più spesso (e non solo nell’Italia). Entrambi anche bravi artisti.
Franco Vassallo era un Michele più che buono dal punto di vista del canto ma alquanto generico nel fraseggio e nell’interpretazione. Tra gli altri ne Il Tabarro spiccava la prova di Cristina Melis (la Frugola) benché l’acuto si presenti piuttosto privo di colore.
In Suor Angelica impressionava positivamente la Zia Principessa di Chiara Mogini, che ha sostituito all’ interprete annunciata pel ruolo (qualche grave troppo aperto è peccato veniale commesso anche da grandi nomi della lirica). Le altre cantanti, a seconda dei casi e dei rispettivi meriti, erano corrette o discrete.
Lo Schicchi che di solito ha più successo è stata invece servita meno bene degli altri due atti unici. A parte la soluzione scenica sbagliata, la Lauretta di Darija Augustan risultava piuttosto opaca. Nemmeno la Zita di Manuela Custer, già interprete di riferimento nel film girato da Damiano Michieletto, si sentiva molto e la voce pareva troppo leggera anche se l’artista era ottima. Un maestro dell’espressione come Roberto De Candia assicurava un buon protagonista ma con qualche acuto appannato e difficile. Molto interessante il Rinuccio di Francesco Castoro che ha una voce sonora e squillante e canta parecchio bene. Tra gli altri spiccava il Simone di Mattia Denti.
Dei mezzi di tutto rispetto dimostravano avere sia Luciano Leoni (Talpa e Betto di Signa) e Xin Zhang (Tinca e Gherardo), quest’ultimo appartenente alla Scuola d’Opera del Teatro. Tanto pubblico e molto successo.
Jorge Binaghi