BRESCIA: Norma – Vincenzo Bellini, 2 ottobre 2022 a cura di Nicola Salmoiraghi
Norma
opera in due atti di Vincenzo Bellini
su libretto di Felice Romani
tratto dalla tragedia Norma, ou L’infanticide di Louis-Alexandre Soumet
Direttore Alessandro Bonato
Regia Elena Barbalich
Personaggi e Interpreti:
- Norma Renata Campanella
- Adalgisa Asude Karayavuz
- Pollione Antonio Corianò
- Oroveso Alessandro Spina
- Flavio Raffaele Feo
- Clotilde Benedetta Mazzetto
Scene e costumi Tommaso Lagattolla
Luci Marco Giusti
Orchestra I Pomeriggi Musicali Di Milano
Coro OperaLombardia
Maestro del Coro Massimo Fiocchi Malaspina
Teatro Grande, 2 ottobre 2022
Il coraggio certamente non manca a OperaLombardia, proponendo i titoli del suo cartellone 2022. Dopo il riuscitissimo Don Giovanni al Teatro Sociale di Como, è il turno della belliniana Norma, che debutta al Teatro Grande di Brescia. Produzione invero tormentata per il turn over delle protagoniste. L’anteprima l’ha cantata Lidia Fridman, prevista in realtà anche per le due recite bresciane. Indisposizione. Subentra Martina Gresia (prevista in alcune repliche del Circuito) alla “prima”. Indisposizione. Alla recita domenicale arriva in corsa Renata Campanella la mattina stessa per il pomeriggio.
In queste condizioni sospendiamo parzialmente il giudizio. Ha salvato la recita e tanto basta. Ha cantato con correttezza e professionalità. Che poi io personalmente su questo personaggio mi aspetti un diverso peso vocale e un maggior carisma interpretativo, una più scintillante abilità nella coloratura e più brucianti accenti, è relativo. Il soprano merita l’onore delle armi – tanto più che l’opera era eseguita in forma assolutamente integrale, con tutte le ripetizioni e i tagli da tradizione riaperti – e il pubblico l’ha apprezzata.
In condizioni tanto “ansiogene”, ancor maggior risalto va all’eccellente concertazione del giovane Maestro Alessandro Bonato (27 anni), già lanciato verso una brillante carriera, alla guida dell’Orchestra dei Pomeriggi Musicali. Per OperaLombardia pare il momento dei giovani talenti della bacchetta; dopo la “sopresa” Riccardo Bisatti a Como ecco Alessandro Bonato, che oltre a non perdere di vista nessun dettaglio del palcoscenico, dimostrando un invidiabile sangue freddo, offre di questo capolavoro assoluto del Belcanto, cerniera ideale tra una stagione classica e lo “Sturm un Drang”, venato di struggente lirismo, del Romanticismo, una lettura personalissima e trascinante, in ideale equilibrio tra passionali oasi di liquida tenerezza – non paia un ossimoro – e corrusche e fiammeggianti accensioni, innervate di una costante tensione teatrale, volta a “raccontare” in musica un dramma intriso di umana fragilità. Davvero una prova maiuscola. Pare proprio che i talenti futuri del podio siano assicurati.
Tra gli altri componenti del cast mi ha particolarmente colpito la prova del mezzosprano turco Asude Karayavuz (Adalgisa). Bella presenza scenica, autentico timbro mezzopranile, di colore pastoso e brunito, e in possesso di una tecnica scaltrita. Sa imprimere il giusto colore alla parola cantata e fraseggia con intensità di accenti. È lecito sperare di ascoltarla in ulteriori prove a conferma.
Antonio Corianò (Pollione) ha a sua volta un convincente impatto teatrale, forte di una vocalità tenorile schietta, generosa, squillante, di bell’impasto nel registro centro-grave. Attenzione a non “stringere” in acuto, perché la voce tende a restare “indietro” e a curare maggiormente certe emissioni un po’ “brade”.
Più sottotono la prova di Alessandro Spina (Oroveso), che nel primo atto aveva poca proiezione sonora ed è andato recuperando nel secondo, a corollario di una prova onesta ma non indimenticabile.
Completavano onorevolmente il cast Benedetta Mazzetto (Clotilde) e Raffaele Feo (Flavio). Molto buona la prova del Coro OperaLombardia, qui preparato da Massimo Fiocchi Malaspina, a cui il Maestro Bonato ha chiesto e da cui ha ottenuto un impalpabile e suggestivo pianissimo sulla coda di “Casta diva”.
Resta da dire del nuovo allestimento con la regia di Elena Barbalich (scene e costumi di Tommaso Lagattolla, luci di Marco Giusti). L’impatto visivo è di astratta eleganza, il racconto drammatico quasi inesistente o perlomeno non innervato da un’idea “forte”. C’è la sagoma di un cerchio, a volte luminoso, che rappresenta ora la luna, ora il gong, ora un recinto che scende a ingabbiare i sentimenti dei personaggi che vi si agitano come in un ring, prigionieri del loro destino e della consapevolezza di un amore il cui destino è quello di essere tradito, comunque. E c’è poco altro. E in più qualche superfluo quiz; perché sul “Deh non volerli vittime”, i corpi dei bambini di Norma vengono portati in processione dai Druidi come fossero già morti? Norma sta implorando senza saperlo per un tragico fato in realtà già compiuto? Ah, saperlo…
Al termine, da parte di un Teatro Grande esaurito – la vera soddisfazione è poi questa – successo incontrastato per tutti, con vere punte di entusiasmo per Alessandro Bonato.
Nicola Salmoiraghi