CAGLIARI: Manon Lescaut – Giacomo Puccini, 7 ottobre 2022 a cura di Loredana Atzei

CAGLIARI: Manon Lescaut – Giacomo Puccini, 7 ottobre 2022 a cura di Loredana Atzei

  • 09/10/2022

Manon Lescaut
dramma lirico in quattro atti
libretto autore anonimo (cui collaborarono Giuseppe Giacosa, Luigi Illica, Ruggero Leoncavallo, Domenico Oliva, Marco Praga, Giacomo Puccini, Giulio Ricordi), dal romanzo Histoire du Chevalier Des Grieux et de Manon Lescaut di François-Antoine Prévost
musica Giacomo Puccini


Maestro concertatore e direttore Gianluca Marcianò

Regia Aldo Tarabella 

Personaggi e Interpreti:

  • Manon Lescaut Maria Teresa Leva
  • Lescaut Darìo Solari 
  • Il Cavaliere Renato Des Grieux Leonardo Caimi 
  • Geronte di Ravoir Petar Naydenov 
  • Edmondo Giuseppe Infantino 
  • Il Maestro di ballo Mauro Secci 
  • Un Musico Sonia Fortunato  
  • Un Lampionaio Mauro Secci

Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari
maestro del coro Giovanni Andreoli

scene Giuliano Spinelli 
costumi Rosanna Monti 
luci Marco Minghetti 
coreografia Luigia Frattaroli

allestimento del Teatro del Giglio di Lucca, in coproduzione con il Teatro Comunale Pavarotti-Freni di Modena, il Teatro Alighieri di Ravenna, il Teatro Galli di Rimini, il Teatro Comunale di Ferrara e il Teatro Verdi di Pisa

 

Teatro Lirico di Cagliari, 7 ottobre 2022

 


Il Pubblico del lirico di Cagliari ha dimostrato di gradire, e molto, la Manon Lescaut andata in scena nella prima del 7 Ottobre.

Chi era presente ha potuto assistere ad uno spettacolo bello e sofisticato, dove il regista Aldo Tarabella, coadiuvato da Luigia Frattaroli valente assistente alla regia e coreografa, ha dato alla storia un taglio decisamente cinematografico.

I personaggi si muovono sulla scena in un delicato equilibrio tra la spensieratezza della gioventù e una realtà che si rivelerà ben più cruda.

Non manca l’ironia beffarda, l’opulenza dei costumi e la passione ardente, ma sono i sentimenti a reclamare prepotentemente i loro spazi.

Il regista infatti sottolinea chiaramente quei momenti in cui Manon espone la parte più fragile di se stessa. Quella più sentimentale. E in questo modo le restituisce quella dignità che Puccini riconosce in lei.

Importanti le scene minimali e sempre funzionali intorno alle quali si svolge la vicenda. Il regista Tarabella e lo scenografo Luciano Spinelli, sfruttano un grande elemento centrale e sbilenco per rappresentare i sogni di Manon che piano piano si sgretolano fino a trasformare l’edificio elegante in cui vive, in un carcere prima e in uno spuntone roccioso poi. Unico appiglio in un deserto desolato che è più un metaforico stato dell’anima che un luogo reale.

Teatro Lirico di Cagliari: Manon Lescaut – Giacomo Puccini. photo©Priamo Tolu

Un minimalismo che consente anche di non interrompere il flusso narrativo dell’ultimo atto.  Dopo la scena in cui De Grieux riesce ad imbarcarsi come mozzo scende un velo nero che oscura tutto lasciando solo intravedere la sagoma del palazzo che ruota sulla pedana girevole. Lo sciabordio del mare in sottofondo e le sirene della nave che si ripetono come un lamento fanno rivivere il viaggio dei protagonisti, ma anche i tanti viaggi dei migranti in ogni periodo storico.

Un rimando suggestivo e molto commovente che invita alla immedesimazione totale con i personaggi e non spezza mai la tensione Pucciniana.

Il regista, presente in sala, ha lavorato alacremente all’allestimento fino alla fine e prova ne sia l’idea dell’ultimo minuto di inserire un elemento di attualità: mentre le prostitute, le donne folli e le indesiderate si avviano al bastimento, nelle mani degli arcieri rimane una ciocca di capelli. Il richiamo alle proteste a favore dei diritti della donna in Iran è chiarissimo. Un particolare appena accennato che non snatura in nessun modo la storia ma che, al contempo, crea un parallelismo tra donne e fa riflettere sul ruolo che la società impone loro. Ieri come oggi.

Altro elemento che concorre al successo è l’uso efficace delle luci di Marco Minghetti, capace di mostrarci lo scorrere del tempo nei vari atti e contemporaneamente sottolineare le atmosfere. Dalla piena luminosità della stazione di posta dove i due giovani si incontrano, alla dominanza gialla e calda del secondo atto dove tutto è oro e noia. Fino al cupo finale che dalla partenza del bastimento porta al deserto e che si svolge tutto in un piano sequenza, scuro, tetro e macabro.

Il coro diretto dal M° Giovanni Andreoli è incisivo e luminoso, in perfetta armonia con la Direzione orchestrale del M° Gianluca Marcianò. Un’orchestrazione decisamente verista e un po’ “ingombrante” soprattutto nel primo atto dove le voci sono messe un po’ in ombra, ma che trova un maggior equilibrio nel resto dell’opera e un più intenso respiro lirico. Una delle pagine più belle della serata risulta il preludio al terzo atto eseguito in modo magistrale a sipario chiuso. La bellezza sublime dell’esecuzione è un momento magico di sospensione a cui il pubblico tributa un applauso caloroso.

Il primo atto è fresco come una mattinata di primavera. Divertente e spensierato come gli studenti che si affacciano alla vita con gioia. L’ambientazione e i costumi, di Rosanna Monti, sono quelli della fine dell’800. Un rimando preciso agli anni in cui visse Puccini e alle atmosfere della Boheme. Sul palco è tutto un pullulare di donnine dalla mise elegante e sobria che accennano passi di Can-can, tra lo stupore divertito delle novizie che vengono poi rimproverate dalla madre superiora. Si aspetta la carrozza e si inganna l’attesa giocando a carte, sedendosi su delle casse con le valigie a fianco. I figuranti danno il loro prezioso contributo muovendosi con scioltezza e inserendosi nella storia, dando vita a piccole scene quotidiane. Un piccolo litigio, un ombrellino che si apre. Il gioco teatrale, si sa bene, vive anche di questi piccoli dettagli che rendono tutto più credibile e godibile.

Teatro Lirico di Cagliari: Manon Lescaut – Giacomo Puccini. photo©Priamo Tolu

Il primo ad entrare in scena è Edmondo, amico di De Grieux, che ha la voce musicale e luminosa del tenore Giuseppe Infantino. Interpreta il tipico studente di fine secolo. Lauro in testa e rime furbesche in bocca. Discorre di galanteria tra lo sdolcinato e il goliardico con un De Grieux che lo segue a ruota affermando di non conoscere quella commedia, ovvero tragedia, che è l’amore. Inconsapevole del fatto che la conoscerà ben presto con l’arrivo di Manon.

Colei che nella finzione letteraria è bella, tentatrice, avida e superficiale. Puccini va oltre la descrizione di Prevost.

Guarda negli occhi e nel cuore di questa donna e la descrive nella sua complessità: immensamente passionale e, soprattutto, sinceramente innamorata del suo cavaliere. E Maria Teresa Leva, al suo debutto nel ruolo, si rivela l’interprete ideale.

È bella, vezzosa, capricciosa, eppure liricamente affranta alla fine del terzo atto, melodiosamente disperata mentre si avvicina alla morte. Le sue caratteristiche vocali sono ammalianti come il suo personaggio.  Una voce ampia, ben proiettata e piena di colori. Capace di interpretare le arie più importanti con una linea di canto morbida e un fraseggio ricco di rifiniture. Recitazione sempre appropriata ed aggraziata. Ci mostra l’evoluzione dalla ragazzina del primo atto, alla donna visibilmente annoiata del secondo dove conserva ancora il sorriso di circostanza ma tutto il suo pensiero è per quell’amore che si è lasciata alle spalle. Sul finale abbiamo una ragazza vinta, privata di orpelli ma non della sua bellezza, che incede verso il bastimento con la dolorosa consapevolezza di aver perso per sempre il suo cavaliere.

Le si affianca il Renato De Grieux di Leonardo Caimi con il quale formano sul palco una coppia decisamente appagante. Il tenore può contare su una notevole prestanza fisica, un timbro virile e scuro, quasi baritonale, una voce grande capace sempre di superare l’orchestrazione e una salita all’acuto potente e luminosa. Qualche difetto nella posizione del suono nel registro centrale, e un leggero vibrato nel primo atto, passano comunque inosservati.  La prestazione del tenore cresce di atto in atto tra il calore e il consenso del pubblico. Da vita ad un cavaliere bello, aitante, e credibile sin dal primo incontro quando spinto letteralmente dall’amico Edmondo si fa avanti verso Manon a regalarle un fiore. Appassionato nell’impeto amoroso del primo atto. Coraggioso e impavido amante che tenta di liberare la sua donna, pistola alla mano, nel terzo atto. Uomo disperato che assiste impotente alla morte della donna amata nel commovente e tragico finale.

Le tende rosse del sipario si chiudono sull’ultimo abbraccio di De Grieux al corpo steso ed esanime della donna che ama. Persa, irrimediabilmente e per sempre. Il suo pianto disperato viene sovrastato dagli applausi.

Accanto ai due interpreti principali un lavoro corale dove tutti hanno avuto modo di brillare di luce propria.

Eccezionale l’interpretazione del personaggio di Lescaut che può contare sulla bella voce baritonale di Dario Solari che eccelle nel fraseggio, con un timbro caldo e musicale e con una presenza scenica straordinaria. Dipinge il personaggio come una simpatica canaglia. Ubriaco nel primo atto, ladruncolo simpatico e scaltro nel secondo atto, giustamente preoccupato e angosciato nel finale.

Teatro Lirico di Cagliari: Manon Lescaut – Giacomo Puccini. photo©Priamo Tolu

Altrettanto straordinario il Geronte di Ravoir interpretato magistralmente dal basso Petar Naydenov con un mezzo vocale affascinante in cui convivono un timbro profondo e una ricchezza di colori che conferiscono alla parte la giusta brillantezza e profondità del personaggio. Un uomo che conosce la vita, qui interpretato con un filo sottile di ironia e anche autoironia. Delizioso commediante negli abiti settecenteschi del ballo che anima tutto il secondo atto, estremamente duro nella sua vendetta.

Una delle scene che cattura maggiormente l’attenzione è quella del madrigale che vede impegnate nell’esecuzione Barbara Crisponi, Graziella Ortu, Giuliana Porcu e Caterina D’Angelo, mentre due figuranti vestiti in livrea da maggiordomo muovono di fronte a loro un telo azzurro a simulare le onde del mare. La parte del Musico è interpretata dal mezzo soprano Sonia Fortunato con voce poderosa e suadente.

Una scena che nella maggior parte delle produzioni viene snaturata e svilita e che qui invece funziona in modo perfetto mostrando come il manierismo settecentesco si incolli perfettamente alla musicalità dello spartito senza mai perdere in leggerezza e divertimento. I momenti comici tra Lescaut e il musico oltre a fornire un momento di puro divertimento servono anche come legante narrativo che rende la trama più coesa.

Si unisce al quadretto il Maestro di ballo che trova nel tenore Mauro Secci un interprete di lusso dalla voce chiara e dallo squillo facile. Impomatato, con baffetti sottili, sguardo studiato da sciupa femmine e una rosa rossa tra le labbra. Si propone come un insegnante preciso quanto risolutamente audace. Sarà sempre lui a dare voce al lampionaio del terzo atto.

Bene i personaggi secondari con l’espressivo e funzionale Sergente degli arcieri interpretato dal basso Guerino Pellaccia e con la bella voce profonda e incisiva del basso Alessandro Frabbotta impegnato nel doppio ruolo dell’oste e del Comandante di Marina.

Una rappresentazione dunque che sapientemente scava nei personaggi restituendoceli vivi, veri e sempre credibili, nel rispetto del libretto ma anche e soprattutto dello spartito.

Uno spettacolo dove i cantanti si muovono sicuri e sorretti da un’idea forte e coerente, capace di sottolineare l’aspetto più sincero di quei sentimenti che Manon prova per l’uomo che ama.

Alla fine la passione, l’amore, i sentimenti, saranno la sua condanna.

E terribili sono le conseguenze. Muore in un deserto, nella povertà assoluta, tra le braccia del suo amante.

Muore con la certezza che il tempo cancellerà tutto. Tutto tranne una cosa: il suo amore per De Grieux.

Loredana Atzei

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