COMO: La Bohème di Giacomo Puccini, 7 novembre 2021 – a cura di Nicola Salmoiraghi
La bohème
Opera in quattro quadri. Musica di Giacomo Puccini.
Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica dal romanzo Scènes de la vie de Bohème di Henri Murger.
Prima rappresentazione: 1 febbraio 1896, Teatro Regio, Torino
Direttore Giovanni Di Stefano
Regia Renata Scotto
Personaggi e Interpreti:
- Mimì Sarah Tisba (6/11), Adriana Iozzia (7/11)
- Rodolfo Valerio Borgioni (6/11), Matteo Desole (7/11)
- Musetta Greta Doveri
- Marcello Luca Galli
- Colline Rocco Cavalluzzi
- Schaunard Paolo Ingrasciotta
- Benoît/Alcindoro Matteo Peirone
Scene Michele Olcese
Costumi Concetta Nappi
Luci Andrea Tocchio
Maestro del coro AsLiCo Massimo Fiocchi Malaspina
Maestro del coro voci bianche Liana Saviozzi
Coro AsLiCo
Coro di bambini della Dna Musica di Savona
Orchestra Sinfonica di Savona
in coproduzione con Teatro dell’Opera Giocosa di Savona
Como, Teatro Sociale, 7 novembre 2021
Permettetemi una “mozione d’affetti” personale, necessaria prima di scrivere de La Bohème vista al Teatro Sociale di Como (in coproduzione con il Teatro dell’Opera Giocosa di Savona, dove ha debuttato, e la Fondazione Rete Lirica delle Marche). Puccini, tramite vecchi dischi di Bohème e Butterfly che mi faceva ascoltare da bambino mia nonna paterna (Gigli, Albanese, Dal Monte…), raccontandomi le opere come fossero fiabe, magari crudeli, è stato il ponte che mi ha condotto verso l’amore per questo genere di musica e di spettacolo; La Bohème, quando avevo 9 anni, è stata anche la prima opera che ho visto in teatro, alla Scala, in compagnia di mio padre. E’ perciò inevitabile che, comunque sia eseguita e rappresentata, finisca sempre per scatenarmi qualcosa nei precordi, che viene da lontano e non è razionale.
Questo per dire che di fronte all’allestimento iper tradizionale di Renata Scotto, grandissima artista delle scene che ogni tanto si concede qualche divagazione registica, visto a Como – è tradizione ormai anche ambientarla nell’epoca in cui fu scritta, fine Ottocento, invece che nel prescritto 1830 del libretto, dal momento che si parla sì di “vie parisienne” ma strizzando assai l’occhio alla Scapigliatura dei Navigli – semplicemente alzo le mani e, con rispetto, mi arrendo; aggiungo solo che la Signora Scotto avrebbe meritato una cornice visiva – probabilmente il passaggio dalle diverse dimensioni dei palcoscenici del Teatro Chiabrera e Sociale non ha aiutato – che desse un po’ meno l’idea del “fatto in casa” (scene Michele Olcese, costumi Concetta Nappi). Tutto qua.
Giovanni Di Stefano ha fatto del suo meglio per ricavare dall’Orchestra Sinfonica di Savona intenzioni, sfumature, colori della splendida partitura pucciniana, con un occhio sempre attento al palcoscenico.
Di vario livello la compagnia di canto, più o meno composta da giovani interpreti. Alla recita cui ho assistito Rodolfo e Mimì erano Matteo Desole e Adriana Iozzia (interpreti anche della “prima” a Savona che invece a Como è stata sostenuta da Valerio Borgioni e Sarah Tisba).
Matteo Desole si è rivelato indubbiamente l’elemento di punta: voce franca, solare, limpida e sicura in acuto, sempre attendibile e convincente nel governare emissione, fraseggio, nuances espressive, comunicando così attraverso il canto e non limitandosi alla bella esposizione di note.
Adriana Iozzia bilancia con l’intensità e il temperamento ciò che la natura non le ha regalato in timbro, colore e “polpa”, e a conti fatti disegna una Mimì apprezzabile. Voce baritonale interessante quella di Luca Galli (Marcello), disinvolto scenicamente e musicale lo Schaunard di Paolo Ingrasciotta (dalle inflessioni quasi tenorili) e volenteroso il Colline di Rocco Cavalluzzi (dalle inflessioni quasi baritonali).
Intrigante la Musetta di Greta Doveri; innanzitutto un peso vocale (come a me piace in questo ruolo) del tutto interscambiabile con quello di Mimì e un che di graffiante e personale nel modo di cantare che cattura l’attenzione. Non conta la bellezza o meno del suono in sé, ma ciò che “arriva”.
Matteo Peirone si beve Benoit e Alcindoro in un sol sorso, e il Coro As.Li.Co nonché il Coro di bambini della Dna Musica di Savona (rispettivamente preparati da Massimo Fiocchi Malaspina e Liana Saviozzi) fanno da diligente contorno.
Teatro gremito e grande successo, inutile dirlo, perché, si sa “la più divina delle poesie è quella, amico, che c’insegna amare!”.
Nicola Salmoiraghi