Così fan tutte: quando Mozart parla dell’uomo all’uomo
Regia di Giorgio Ferrara, Carla Delfrate alla guida della Cherubini
Teatro Alighieri, venerdì 3 (ore 20.30) e domenica 5 marzo (ore 15.30)
La Stagione d’Opera del Teatro Alighieri si chiude all’insegna di Mozart e Da Ponte con il Così fan tutte in scena venerdì 3 (ore 20.30) e domenica 5 marzo (ore 15.30). Sul palco dell’Alighieri arriva l’allestimento – frutto della coproduzione con Festival di Spoleto, Teatro Coccia di Novara e Fondazione I Teatri di Piacenza – per la regia di Giorgio Ferrara, con scene e costumi dei premi Oscar Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo. L’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini – protagonista di tutti i titoli della stagione ravennate – sarà diretta da Carla Delfrate. Gli interpreti sono Arianna Vendittelli (Fiordiligi), Lucia Cirillo (Dorabella), Thomas Tatzl (Guglielmo), Giorgio Misseri (Ferrando), Lavinia Bini (Despina) e Carlo Lepore (Don Alfonso), insieme al Coro del Teatro Municipale di Piacenza, preparato da Corrado Casati. Firma le luci Daniele Nannuzzi.
Composta nel 1790 su un soggetto del tutto originale, a differenza delle altre due opere di Mozart e Da Ponte (Don Giovanni e Le nozze di Figaro), Così fan tuttemiscela il registro buffo e quello serio, con una morale, sostiene Carla Delfrate, decisamente malinconica. “La beffa alla base dell’opera – sottolinea infatti la direttrice d’orchestra – è un pretesto per riflettere sull’uomo e sulle sue reazioni alle vicende della vita. Nel Così fan tutte gli eventi sono molto caricati, è inverosimile che le due donne non riconoscano i loro fidanzati solo perché sono travestiti da albanesi. È un gioco teatrale e non bisogna assolutamente lasciarsi prendere dal realismo, perché tutto quello che succede è irreale e improbabile, ma dà lo spunto a Da Ponte e Mozart per riflettere sulle reazioni umane e così parlare all’uomo dell’uomo”. E la riflessione va in una direzione ben precisa: “Mozart e Da Ponte insinuano nello spettatore il dubbio che forse le coppie scambiate avrebbero funzionato meglio delle coppie reali. Infatti dal punto di vista strettamente musicale, Fiordiligi, primo soprano, sarebbe più adatta col tenore, come era nel cliché dell’opera settecentesca, e Dorabella, secondo soprano, è più logico abbinarla col basso-baritono Guglielmo. I duetti d’amore, non a caso, avvengono tra le coppie ‘sbagliate’: le coppie ‘giuste’, i fidanzati ufficiali, non cantano mai insieme, se non nei quintetti dell’addio all’inizio dell’opera e poi nel finale ultimo. Quindi, la morale finale di Don Alfonso ‘fortunato l’uomo che prende / ogni cosa pel buon verso’ e si fa guidare dalla ragione, un omaggio alla filosofia illuministica, è una riflessione malinconica sul fatto che la vita vera va dove deve andare, ma forse la vita della finzione sarebbe stata quella più giusta”.
Per creare un contesto adatto a questa interpretazione Giorgio Ferrara ha richiesto a Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo – premi Oscar nel 2005 per The Aviator di Scorsese, nel 2008 per Sweeney Todd di Tim Burton e nel 2012 per Hugo Cabretsempre di Scorsese – un cielo gonfio di nuvole incombenti, che rimane sia nelle ambientazioni esterne che in quelle interne, una specie di minaccia costante che ha i colori pastello profusi dal Tiepolo nei suoi affreschi. La collocazione della vicenda in una città del Mediterraneo, Napoli, è evocata da palazzi dalle grandi finestre dalle persiane verdi; gli interni richiamano il Settecento attraverso i mobili e un grande lampadario per il salotto dove avviene il finto matrimonio. È sulla caratterizzazione psicologica dei personaggi che Ferrara ha indirizzato le scelte registiche, fedeli a una geometria severa per la quale ciascuno ha la sua parte con ‘misura’: “Despina non è la camerierina pruriginosa ma una signora consapevole, una donna che sa il fatto suo, vestita di nero, come la locandiera del Goldoni; Ferrando e Guglielmo non ‘i classici ufficiali del re’, ma sono rivestiti di una parvenza di eroicità, con corazze d’oro e qualche turcheria”.
Mozart, ricorda infine Carla Delfrate, “è un compositore fondamentale per la crescita e lo sviluppo di un musicista, per tutta la sua vita”. Non a caso, dopo tredici anni di esperienza, è ora anche per l’Orchestra Cherubini (fondata nel 2004 da Riccardo Muti e di cui Carla Delfrate è da sempre segretario artistico), dopo Così fan tutte e Le nozze di Figaro, rappresentate a Spoleto nel 2015 e nel 2016, di completare la trilogia dapontiana con Don Giovanni, che inaugurerà la prossima edizione del Festival dei Due Mondi di Spoleto e sarà in scena al Teatro Alighieri nella stagione 2017-2018, sempre per la regia di Giorgio Ferrara.
Martedì 28 febbraio alle 17.30 nella Sala Corelli del Teatro Alighieri (ingresso libero) l’appuntamento ‘Prima dell’opera’, organizzato in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Ravenna, sarà curato dal musicologo Paolo Petazzi.
Info e prevendite: tel. 0544 249244 – www.teatroalighieri.org
Biglietti da 14 a 45 euro. Speciale giovani: under 14 5 euro; 14/18 anni 50% tariffe ridotte.