FEDERICO LONGHI: quattro chiacchiere per conoscerlo un po’ meglio

FEDERICO LONGHI: quattro chiacchiere per conoscerlo un po’ meglio

  • 16/09/2017

Federico Longhi (baritono), oltre che un ottimo artista è una persona sensibile, simpatica e parecchio divertente. Lo abbiamo incontrato per scambiare quattro chiacchiere e per conoscerlo un po’ meglio.

Come hai iniziato, perché… sappiamo anche che hai lavorato anche come cuoco…

Ho iniziato a 6 anni nel coro, perché dico 6 anni… perché quando feci la prima comunione venne da me Rita, una signora che tuttora è in questo coro, e mi ricordo che cercava bambini da reclutare: “se vuoi venire…” mi chiese, e io “siiiiiii …”. Tutti i venerdì, ancora mi ricordo mio padre che ormai manca dal ’91, che mi accompagnava alle prove. Tutti i venerdì le prove e le domeniche le messe. Cantare, cantare e cantare… poi si cantava sempre meglio quindi cominciarono le prime frasine da solo, oppure in due, e così per dieci anni fino all’età di 16 anni quando arriva il cambio della voce. Nel frattempo, tra una cosa e l’altra, ho seguito un percorso alberghiero perché la mia seconda passione è la cucina, non solo mangiare (!) ma anche cucinare. Quindi ho lavorato in un ristorante per 4 anni, ho poi gestito perfino una cucina e ne ho addirittura aperta una in un albergo per un’ estate intera. Poi con l’arrivo di Valdengo i primi concerti, il concorso nel ‘93 a Ostra Senigallia con Magiera,  e tutta una serie di cose che ti portano a muoverti, a studiare, a uscire dal nido. Quindi ho iniziato a pensare seriamente al mio canto nel ‘95 col mio debutto come Figaro nel Barbiere di Siviglia dopo aver vinto il concorso Giulietta Simionato ad Asti. Altra tappa importante nel ‘97 con la Toscanini a Modena con Arrigo Pola, e ancora, poco dopo, l’incontro con Katia Ricciarelli con la quale ho iniziato a studiare nel ‘98 in un masterclass in Villa Medici a Briosco insieme a Giulio Zappa. Ho studiato tantissimo la musica da camera con Giulio Zappa… Ricordo quella mattina a Villa Medici, quando sono entrato nella sala, Katia in poltrona e Giulio al pianoforte. Stavano aspettando gli allievi ed io ero il primo, apro le porte e vedo questi due favolosi occhi azzurri di lei che mi guardano e: “vieni cicciobello, entra!”. E da allora, per un bel po’ di anni, io sono stato il suo cicciobello, sinché un giorno in un concerto al Teatro Verdi di Pisa, presentato dall’allora marito Pippo Baudo, mi dice: “da oggi non ti chiamerò più cicciobello, e tu non mi chiamerai più signora”…  ed io: “si va bene, signora…” e tutti a ridere! Quello con Katia è stato davvero un bell’incontro perché un mese dopo mi chiamò per preparare la Bohéme nella sua accademia a Desenzano e di lì a cantare a Lecce con Sartori, Marco Vinco… tutti  giovani, Katia in quegli anni dirigeva il Teatro di Lecce e mi ha fatto debuttare dei bei ruoli accanto a grandi cantanti… ho fatto Adriana Lecouvreur nientemeno che con Obraztzova, dove dirigeva Richard Bonynge, con Joan Sutherland in prima fila… poi ho fatto la Turandot , ho lavorato nella Tosca con José Cura , Patanè ,Bruson… feci un dvd con loro. L’incontro con Ricciarelli mi ha dato la grande possibilità iniziare la mia carriera da giovane professionista con altri debutti tra i quali Gianni Schicchi, Agrippina di Handel, etc.. Con Katia siamo tuttora buoni amici.

Cosa puoi dirci dell’incontro con Daniela Dessì?

Con Daniela Dessì è un discorso a parte. Ho conosciuto lei e Fabio Armiliato nel 2002 a Lecce in Tosca e li ho poi ritrovati tantissime volte. A Torre del lago abbiamo fatto Manon, Tosca, la Fanciulla del West, fino all’ultima Bohéme di due anni fa con la regia di Ettore Scola.

Una rappresentazione, quella di Scola, tra le più belle, almeno dal punto di vista registico e scenografico…

Pensa che lui alle prove ci diceva: “oh che ve dico, siete tutti bravi, tutti grandi attori… ma che ve dico io a voi!”

Mi ricordo che lo presentai a mia mamma, e lui: “la mamma!! deve essere orgogliosa di suo figlio, un istrione, uno scatenato, un attore…”. Ed io: “maestro me lo ripeta che me lo scrivo!”. Un uomo di una dolcezza, di una purezza, semplicità e umanità uniche. Poi abbiamo replicato a Genova pochi mesi prima che morisse… una fortuna un onore averlo conosciuto ed essere diretto da Lui!!!

Torniamo a Daniela, è stato fin da subito un rapporto speciale di grande legame, per me è stata sempre una persona magnifica…sia in Teatro che nel privato ed ora l’amicizia continua con il grande Fabio.

Tu hai debuttato come baritono lirico, poi…

Ho debuttato con Barbiere. Ho sempre avuto la zona acuta, poi crescendo mi si è aperta e sviluppata la zona grave. C’è stato un periodo in cui mi dicevano: “ma non è che tu puoi essere un tenore?”. Un’estate ero in Arena e con la mia insegnante Alida Ferrarini (Grandeeeeee unica e speciale) abbiamo provato a studiare in chiave tenorile…. nuuuuuuu non è cosa !!

Ad esempio feci un audizione per la Favorita, si, misi un si-bemolle… ma è solo una puntatura nella cabaletta, un conto è piazzare una bella nota acuta  un altro conto è cantare tutto nella tonalità tenorile… no no baritono son!!!!

Come è avvenuto questo passaggio da Rossini a Verdi? il momento giusto…

Maturando la voce… ma nel frattempo ho cantato tutti i miei ruoli più o meno importanti,   anche se nei  concerti inserivo sempre  arie da Un ballo in maschera, Il Trovatore, Rigoletto… perché sentivo che lasciandola libera, la vocalità faceva il suo percorso. Ovviamente l’incontro e lo studio col M° Muti mi ha cambiato radicalmente le cose, dal punto di vista di studio e di lavoro…lavorare con Lui è un’esperienza unica di alto livello!!! Mi ha portato molta fortuna!!! e Lo ringrazierò sempre!!

Falstaff al Landestheater di Linz.

Il momento giusto è arrivato quando feci l’audizione a Ravenna. Quel giorno ho cantato con la sensazione di avere Gesù vicino. Cantai benissimo perché quello era il momento giusto, loro cercavano un nuovo Ford e venni scritturato. Partendo da lì arrivai a Ferrara dove ad una recita c’era il Maestro Muti che mi scelse per il suo cast estivo dove feci Ford nel Falstaff con lui.

Quindi era il momento giusto, quello in cui confluiscono maturità artistica, maturità tecnica. Un’esperienza unica anche perché il Falstaff è l’opera che ho sempre coltivato e tenuto come un sogno nel cassetto, in attesa appunto che i tempi fossero maturi, fin da quando ho iniziato a studiare nel 1991 con Giuseppe Valdengo, perché Valdengo è stato il Falstaff di Toscanini. Ma la cosa bella è che iniziai a studiare da lui nel ‘93 e appena un anno e mezzo dopo, mi fece debuttare con lui ad Arenzano nel duetto Falstaff e Ford, io come Ford e lui Falstaff. In quell’occasione imparai il duetto e l’aria di Ford che negli anni ho sempre portato in audizioni perché è un’aria teatralmente e vocalmente completa. Uno che amava spesso farmi cantare nei concerti con lui è il M°Magiera che come me amava questi ruoli, come Falstaff, un Ballo in Maschera o Gianni Schicchi, dove la vocalità è fortemente legata alla teatralità.

Lord Ford (atto secondo) Falstaff – Ravenna direttore Riccardo Muti

Un aneddoto simpatico, quando lavorai  appunto col M° Muti, il lunedì dopo aver finito le nostre recite a Ravenna, gli raccontai questa storia… “per me con lei  quest’anno si chiude un cerchio”, gli dissi, raccontando dei miei studi sul Falstaff con Valdengo che lo studiò  con Toscanini, e Toscanini con Verdi. Quindi Verdi -Toscanini, Toscanini – Valdengo, Valdengo – Longhi… io mi ci metto solo per un fatto temporale ma non di importanza!!

Avere avuto una simile opportunità di studio e di lavoro a 40 anni, con la coscienza del bene del male, nella piena maturità, è diverso che non se fosse capitato a un ragazzino di 20, più propenso a darsi delle arie che non a cogliere l’importanza di una simile fortuna.

…un grande salto…

Grazie al M°Paolo Gavazzeni… il Rigoletto è stato un grande salto, un fortunato debutto!!

non è come passare da Marcello, Germont o Figaro e arrivi a fare il Trovatore… Tu fai Rigoletto, il ruolo più complicato, più difficile e complesso… il ruolo titolo!

La fortuna è stata che ho sempre amato questo ruolo, l’ho sempre ascoltato e sempre ho saputo che lo avrei cantato… Tu mi dirai: “lo dici adesso!”, no…, io conservo ancora un vecchio disco, un’incisione con Capuccilli, che ascoltavo spesso e sulla quale studiavo… Adoravo le arie, i duetti e spesso le cantavo in sala, da solo… Quando Gavazzeni mi ha ascoltato, per ben due volte, mi ha dato questa grande possibilità. A molto è servito anche il lavoro svolto poi con il Maestro Carminati, “farai un bel debutto” furono le sue parole. La fortuna volle che il Rigoletto del primo cast era impegnato in un’altra produzione, quindi ho fatto tutte le prove al posto suo. Ho provato, riprovato, straprovato… buchi alle ginocchia, e di tutto e di più… fu il regista Arnaud Bernard, dopo aver visto tutti i miei sforzi a dirmi “bravo, così si lavora, così si preparano i debutti!”. Insomma ho lavorato tanto, ma ho anche avuto delle persone che mi hanno dato tanto, e quando le persone non ti osteggiano, non ti criticano e non ti bloccano, ma al contrario, ti aiutano a tirare fuori il meglio di Te è stupendo… E’ stato un debutto fortunato, con tanto di bis della “vendetta” con la mia grande Gilda, Mihaela Marcu, soprano con la quale feci sempre Rigoletto a Nizza lo scorso Maggio.

Rigoletto al Teatro Filarmonico di Verona

Tra l’altro quando facevo Rigoletto a Verona, mi chiamò il mio agente per propormi  Rigoletto a Nizza… “forse vengono a sentirti… non lo so è quasi fatta però vediamo …”, mi disse. Alla fine loro non sono venuti, mi è arrivato direttamente  il contratto, galeotto il Rigoletto di Verona…Ho fatto 5 recite ed è stata una produzione magica. Regia e produzione di E.Toffolutti dirigeva A.Boer.

È stato un grande successo, il pubblico ha sempre riempito al massimo il Teatro, effetto stupendo a vedersi dal palcoscenico, insomma tutto bellissimo, talmente che in teatro non hanno fatto altro che dirmi bene… “Ci dica cosa vuole cantare la prossima stagione”, e questa è la cosa più bella, sentire il sovrintendente che viene e mi dice “canta quello che vuoi, decidi tu cosa vuoi cantare”, un’emozione unica.

Nizza Grazie e a presto quindi!!

Una bella esperienza! Quindi Rigoletto in Italia e subito dopo Falstaff a Linz?

Audizionato e quindi scritturato dal regista Guy Montavon, perché voleva una Falstaff italiano. Con lui abbiamo lavorato un mese e mezzo ed è nato un bellissimo rapporto. La sera mi invitava: “dai Longhi, vieni che apriamo una bottiglia…”, cosa possibile anche perché vivevamo in appartamenti attigui, un grande uomo e regista; è nato un rapporto veramente bello e io l’ho adorato. Mi ha sderenato, sulle prove veramente una bestia! Ma io sono cosi, io voglio lavorare così, ma per buoni motivi! Il Maestro conosce bene l’opera, è un musicista, un pianista, e conosce bene ogni battuta del Falstaff, conosce bene il libretto, sa tutto!  Infatti tutto ha contribuito ad essere un gran  successo… tutto questo ha portato grandi benefici, tanto che a Linz mi hanno proposto il Rigoletto per quest’anno. Inizio le prove tra poco, il 20 di settembre per 18 recite… Quindi Falstaff non ha fatto altro che portarmi bene.

Si parla anche di Federico Longhi insegnante di canto… hai iniziato insegnare e perché?

È un discorso che va pari passo, l’insegnamento è qualcosa che si ripercuote automaticamente sulla mia personale crescita. Come già disse una grande cantante, quando s’è messa a insegnare, lei in tarda età, ma a me è capitato in giovane età, l’insegnare ha fatto si che tutto quello che ho imparato negli anni con i vari maestri, quelli che io ritengo Maestri ovviamente, ho fatto mio. Ora il bello è che riportarlo e darlo appunto ad altri e vedere che le cose funzionano, che le voci crescono, che si espandono e che si studia, non fa altro che far bene al mio canto e alla mia tecnica che automaticamente fa del bene alla mia carriera. Quindi questo bene alla carriera, che da tutta una mia prima parte di vita con appunto studio, debutti e prime esperienze e gavetta è arrivata ad un punto di svolta. Come spesso si dice, negli uomini l’età della maturità è 40-42 anni, età in cui avviene come un upgrade, un salto o una crescita…

C’è una grande responsabilità perché “mettiamo le mani in gola” ai cantanti ed è tutto molto inventato… se sei un pianista uno strumentista per esempio fai vedere la posizione del polso o della mano, mentre nel canto si danno indicazioni empiriche trasparenti…

Si, ma perché, ad esempio, Anna Pirozzi ha deciso di studiare proprio con te?

Tutto è iniziato quando partecipò al concorso dell’As.Li.Co dove la signora Lomazzi le propose di fare dei concerti dedicati a Giuseppe Verdi così cominciammo a preparare questi concerti. Anna girava, come si suol dire, era in cerca di un maestro. Studiava, frequentava master e corsi. Io la seguivo un po’, come si fa tra colleghi e amici. Ci sono poi una serie di circostanze, e tra un viaggio in auto e l’altro, un consiglio dato e via discorrendo, si è arrivati a questa bellissima avventura.

I prossimi impegni?

Sarei dovuto partire per debuttare Amonasro nell’Aida altro ruolo molto interessante, però ho dovuto cancellare per un nuovo impegno con il Maestro Muti, Aida a Ravenna . Altra esperienza unica e magica!!

Tornerò a Linz per una nuova produzione di Rigoletto, il 4 di novembre abbiamo la prima, per proseguire con 18 recite.  Ho risposto all’invito del M° Enrico Calesso che mi ha sentito cantare Falstaff a Linz,  per Vespri Siciliani in francese a Wurzburg inizierò le prove a dicembre per arrivare alla prima, il 20 di gennaio,  poi Genova per debuttare Enrico nella Lucia di Lamermoor,  e a fine 2018 a Bologna, Sulpice nella Figlia del Reggimento.

…e noi vedremo di seguirti e di tenere informato il pubblico…

Altri bei debutti da confermare e quindi aspetto a dirlo….

Avanti tutta!!!

Non resta quindi che ringraziarti e augurarti un grande in bocca al lupo!

Roberto Cucchi

 

 

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