FESTIVAL VICENZA IN LIRICA 2024 a cura di Silvia Campana

FESTIVAL VICENZA IN LIRICA 2024 a cura di Silvia Campana

  • 22/09/2024

 

Das Lied von der Erde, 7 Settembre 2024

Rosicca e Morano, 8 Settembre 2024

Cenerentola, 14 Settembre 2024


Il Festival Vicenza in Lirica, giunto quest’anno alla sua dodicesima edizione, porta sempre avanti con professionalità, coraggio ed attenzione per i giovani artisti i suoi propositi di approfondimento teatrale e musicale; il Concorso Tullio Serafin, che intende ricordare il celebre direttore, collegato al Festival e con la collaborazione di importanti Enti italiani, ha concentrato quest’anno il suo bando sulla ricerca di interpreti per un’opera da presentarsi poi in forma scenica al teatro Olimpico: la celebre Cenerentola rossiniana. Oltre all’importante produzione operistica, il cartellone vedeva inoltre affiancati titoli di tutto rispetto e molto impegnativi  per qualsiasi grande teatro quali lo Stabat Mater di G. Rossini, l’operina barocca Rosicca e Morano di F. Leo ed in particolare Das Lied von der Erde di G. Mahler, vero e proprio monumento musicale degli inizi del secolo.

Photo©Edoardo Scremin

Ogni produzione presentata è stata veicolata e proposta con curata professionalità, offrendo al pubblico la possibilità di accostare a titoli di largo ascolto pagine più ricercate e che richiedono una fruizione maggiormente approfondita e meditata.

Rappresentato per la prima volta nel maggio del 1723 tra i tre atti del dramma metastasiano il Siface del napoletano Francesco Feo al teatro San Bartolomeo di Napoli, l’intermezzo Rosicca e Morano era stato originariamente programmato, come ogni anno, nello spazio esterno del cortile di Palazzo Leoni Montanari ma è stato poi spostato all’interno per le avverse condizioni meteorologiche; l’opera si pone come un classico esempio di quel tipico intrattenimento musicale che trovava la sua ragion d’essere nell’alleggerire l’ascolto del melodramma serio tramite soggetti divertenti e briosi che si rincorrevano più o meno con le medesime dinamiche teatrali.

I giovani artisti impegnati Maria Elena Pepi (mezzosoprano) e Said Gobechiya (baritono), coadiuvati dai semplici ma funzionali movimenti registici ideati da Ilaria Sainato, hanno unito recitazione fluente e vocalità assai interessanti, ben interpretando il breve pastiche imperniato sul consueto conflitto giocoso-amoroso, che trovava una felice esecuzione anche grazie al lavoro di Luca Marcadella (direttore al clavicembalo) e dell’Ensemble strumentale L’Arte de’ Sonadori, riportando un caldo gradimento da parte del pubblico che gremiva il salone di Apollo del sontuoso palazzo barocco.

Photo©Edoardo Scremin

Il Teatro Olimpico ha offerto poi il suo magnetico frons scenae a quel crogiuolo di empatiche emozioni in cui il lavoro mahleriano ci precipita ad ogni nuovo ascolto.

In questo caso Marco Tezza, alla guida dei talentuosi artisti che compongono i due Ensemble dei Conservatori “Arrigo Pedrollo” di Vicenza e “Lucio Campiani” di Mantova, ha presentato una lettura minuziosa e passionale della partitura dove il gesto del maestro giungeva impetuoso nell’estrinsecarne tutte le diversificate variabili e sfumature. Così, attraverso un lavoro rigoroso con i due ensemble giovanili, i testi originali (che Hans Bethge trasse da Die Chinesische Flöte ,una raccolta di poesie orientali) prendevano corpo nel canto delle due voci soliste tramite un uso della parola sempre magnetico e ricco di densità. Il tenore Joseph Dahdah ha colpito per la bellezza del timbro unito ad un variegato cesello espressivo così come Laura Polverelli sembrava tratteggiare ogni accento con nuances tanto sofisticate quanto dolenti. Insieme con loro il maestro Tezza dipingeva queste sonorità attraverso l’empatia del suo gesto dipanata alla ricerca di una risposta eternamente negata … e l’emozionale silenzio del pubblico, poi rotto da scroscianti applausi, ne ha marcato al termine tutta la potenza espressiva. Un progetto virtuoso che, coinvolgendo le giovani forze dei Conservatori, ha raggiunto il sempre più difficile obiettivo di emozionare il folto pubblico presente tramite un percorso che univa l’autentica e trascinante energia del Direttore alla fresca esecuzione dei giovani strumentisti.

Photo©Edoardo Scremin

Chiudeva il Festival la rappresentazione dell’opera Studio Cenerentola che vedeva come protagonisti i partecipanti del già citato concorso Serafin.

Bepi Morassi, regista teatrale di grande esperienza e professionalità, ha impostato per questa sua nuova produzione, una lettura che sembrava muoversi a cavallo di un vaudeville, indulgendo in situazioni da cabaret che hanno troppo spesso rischiato di appesantire, con una gestualità un po’ troppo da avanspettacolo, l’ironia rossiniana che sgorga già spontanea dalla partitura.

Impegnati nella realizzazione di scene (Bruno Antonetti), costumi (Anna Fabris e Ester Campagnaro) e luci i giovani della Scuola di Scenografia e Costume dell’Accademia di Belle Arti di Venezia si sono comportati assai bene e, unendo estro e creatività, hanno mostrato di interpretare il mondo rossiniano con soluzioni estrose e sempre teatralmente efficaci.

Tre bauli da viaggio sono posizionati sul nudo palco dell’Olimpico quasi come tre magiche scatole teatrali. I due laterali si apriranno poi in seguito rivelandosi quali camerini delle due Prime Donne (le sorellastre Clorinda e Tisbe) mentre quello centrale muterà man mano scopo e funzione: da palcoscenico per comici dell’arte a tavola imbandita per il banchetto nuziale fino a divenire nascondiglio di un letto a scomparsa, giaciglio di un seccato Don Magnifico, mostrando ancora una volta quanto la semplicità di un’intuizione funzioni, a volte, in teatro assai più di tanti elaborati ghirigori.

Photo©Edoardo Scremin

Una nota in particolare per i sagaci e colorati costumi che giungevano a caratterizzare compiutamente i diversi personaggi evidenziandone vizi o virtù.

Alla guida della buona Orchestra dei Colli Morenici (già impegnata felicemente nel precedente Stabat Mater) Alessandro Vitielli sembrava impostare tempi non sempre omogenei, insistendo su sonorità a tratti un po’ eccessive (I Atto) specie in questo particolare spazio dotato di una sua peculiare acustica, nel corso dello spettacolo la situazione sembrava però maggiormente calibrarsi offrendo una lettura nel suo complesso professionalmente impostata.

I giovani artisti in palcoscenico hanno offerto il meglio di sé anche se una certa, e più che comprensibile, tensione trapelava dalla loro prestazione complessiva e questo è certo da considerare trattandosi di un’opera studio.

Magdalena Urbanowicz, pur dotata di un timbro di un certo interesse, si mostrava ancora non perfettamente centrata quale Angelina cui oltre a tecnica d’acciaio sono necessarie musicalità sopraffina ed estrema disinvoltura nelle agilità.

Photo©Edoardo Scremin

Luis Magallanes esibiva una vocalità di tutto rispetto nel carattere di Don Ramiro, la musicalità è attenta e l’artista mostra di possedere una tecnica che lo porta ad affrontare felicemente agilità e puntature e, se saprà mantenersi fedele alla natura della sua timbrica ed al suo repertorio, non tarderà ad essere presto presente su altri importanti palcoscenici.

Tratteggiato con arguzia ed una calibrata teatralità sempre combinata con una musicalità attenta e misurata il Don Magnifico di Giampiero Delle Grazie colpiva per la disinvoltura scenica e l’espressività d’accento usate per delineare compiutamente il suo chiaroscurale personaggio.

Ancora da rifinire il Dandini di Carlo Sgura che affiancava ad una interessante vocalità un dominio tecnico ancora da irrobustire.

Brillanti, espressive e mai banali o caricaturate si imponevano Silvia Porcellini e Caterina Dellaere nei rispettivi caratteri di Clorinda e Tisbe mentre attento e professionale si presentava Huigang Liu quale Alidoro.

Photo©Edoardo Scremin

Volenteroso il coro VOC’è diretto da Alberto Spadarotto.

Bilancio dunque positivo per questo virtuoso piccolo Festival che sembra ogni anno crescere in qualità e varietà delle proposte e che ha inoltre goduto di un grande successo di pubblico che ha costantemente gremito ogni appuntamento.

Silvia Campana

 

Share this Post