GENOVA: Il Corsaro – Giuseppe Verdi, 17 maggio 2024 a cura di Silvia Campana
IL CORSARO
Melodramma tragico in tre atti di
Giuseppe Verdi
su libretto di Francesco Maria Piave,
dal poemetto di George Byron
Maestro concertatore e direttore d’orchestra Renato Palumbo
Regia Lamberto Puggelli
Personaggi e interpreti:
- Corrado Francesco Meli
- Medora Irina Lungu
- Seid Mario Cassi
- Gulnara Olga Maslova
- Selimo Saverio Fiore
- Giovanni Adriano Gramigni
- Un eunuco Giuliano Petouchoff
- Uno schiavo Matteo Michi
Scene Marco Capuana
Costumi Vera Marzot
Maestro d’armi Renzo Musumeci Greco
Luci Maurizio Montobbio
Assistente alla regia Pier Paolo Zoni
Allestimento della
Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova
in coproduzione con il Teatro Regio di Parma
Orchestra, coro e tecnici dell’Opera Carlo Felice
Maestro del coro Claudio Marino Moretti
Teatro Carlo Felice, 17 maggio 2024
Il Teatro Carlo Felice ha ampiamente dimostrato in questi ultimi anni di voler percorrere una strada tanto virtuosa quanto rischiosa accostando a pochi titoli celebrati ed amatissimi, quindi di sicuro appeal, numerose opere poco rappresentate con l’intento di ben interpretare uno dei compiti principali di una Fondazione che è quello di formare oltre che intrattenere il suo pubblico.
In questo caso la proposta di uno dei titoli verdiani meno noti e rappresentati come Il Corsaro (composto nei terribili ‘anni di galera’ del compositore, tra Jerusalem e La Battaglia di Legnano, in cui egli era praticamente schiavo del volere degli impresari così come dei capricci dei cantanti e dei veti della censura) si offre come occasione di ascolto che, come per ogni titolo verdiano, non manca di proporre sempre nuovi spunti di riflessione.
L’opera, imprigionata in una drammaturgia alquanto prevedibile ed espressione dei forti ideali del tempo (d’altronde siamo nel 1848), stenta a decollare veramente ed anche il libretto di Francesco Maria Piave non va molto oltre il fiero orgoglio patriottico (“E può la schiava un palpito sentir per l’oppressore?/Nel core sol dei liberi sa germogliar l’amore”) ma può trovare un vero punto di forza nell’espressività vocale di interpreti in grado di donarle un reale spessore teatrale.
Detto questo, la zampata del genio si riconosce in molti momenti: oltre alla celebre aria di apertura di Medora “Non so le tetre immagini“ impressiona anche il ritorno in scena di Gulnara dopo l’assassinio di Seid, in cui pochissime battute contribuiscono a rendere perfettamente il dramma della situazione e la personalità turbata della donna.
L’allestimento era quello (coprodotto dal Teatro Carlo Felice) creato da Lamberto Puggelli per il Festival Verdi nel lontano 2004, con le scene di Marco Capuana e i costumi di Vera Marzot, che mantiene ancora una sua solidità estetica e, soprattutto nel III Atto, riesce a comunicare con fresca efficacia il respiro del mare che in questo dramma tutto sembra risucchiare. Da segnalare anche l’ottimo lavoro del Maestro d’armi Renzo Musumeci Greco.
Francesco Meli debuttava quale Corrado e ne ha risolto il carattere con estrema e diversificata sensibilità espressiva. La sua morbida timbrica si adatta infatti perfettamente a questo personaggio che sembra sorgere dalle pagine di un libro, o meglio da una sua illustrazione, tanto è avviluppato in un contraddittorio affastellarsi di emozioni contrastanti tutte governate da un sentire totalmente romantico (la fonte infatti è Byron) in cui ampie e morbide frasi si alternano a puntature e dove l’indole guerriera sembra cedere in ogni istante passo al sentimento.
In questo senso Meli ben coniuga i due aspetti e lo smalto della sua vocalità trova ancor maggior preziosità in un fraseggio sempre a fior di labbra, un accento scolpito e vibrante ed una sensibilità musicale sempre espressa.
Indubbiamente Francesco Meli si conferma in perfetta sintonia con la drammaturgia verdiana che non cessa di interpretare con estremo rispetto e personale misura interpretativa e questo si nota, e fa la differenza.
Irina Lungu quale Medora ha esibito una vocalità sempre morbida ed espressiva riuscendo a ben evidenziarne la tormentata personalità.
Notevole la Gulnara interpretata da Olga Maslova che si è imposta per la peculiarità del timbro, dominato da una tecnica d’acciaio, e l’attenzione al fraseggio ed alle sue sfumature, che le hanno permesso di ben tratteggiare il fiero carattere.
Non a suo agio con il carattere di Seid, o forse con questo repertorio, il pur professionale baritono Mario Cassi ha risolto il personaggio con una troppo sommaria linea espressiva.
Completavano il cast: Saverio Fiore (Selim), Adriano Gramigni (Giovanni), Giuliano Petouchoff (Un eunuco) e Matteo Michi (Uno schiavo).
Corretto il Coro del teatro diretto da Claudio Marino Moretti.
Renato Palumbo ha mostrato mestiere e professionalità alla guida dell’Orchestra genovese pur non riuscendo sempre a donare alla partitura verdiana omogeneità e compattezza.
Grandi applausi per tutti gli interpreti (ovazioni per Francesco Meli) ed il Direttore per questo Corsaro genovese … anche di fatto!
Silvia Campana