GENOVA: Rigoletto – Giuseppe Verdi, 13 maggio 2022 a cura di Silvia Campana
Rigoletto
opera in tre atti di Giuseppe Verdi
su libretto di Francesco Maria Piave
tratta dal dramma di Victor Hugo Il re si diverte
Maestro concertatore e direttore Jordi Bernàcer
Regia Rolando Panerai
ripresa da Vivien Hewitt
Personaggi e Interpreti:
- Il Duca di Mantova Giovanni Sala
- Rigoletto Amartuvshin Enkhbat
- Gilda Enkeleda Kamani
- Sparafucile Riccardo Zanellato
- Maddalena Caterina Piva
- Giovanna Simona Marcello
- Il Conte di Monterone Gianfranco Montresor
- Marullo Marco Camastra
- Matteo Borsa Didier Pieri
- Il Conte di Ceprano Claudio Ottino
- La Contessa di Ceprano Daniela Aloisi
- Usciere Filippo Balestra
- Paggio Lucia Scilipoti
Danzatori: Isabella Berti*, Sara Foglia*, Gabriele Fornaciari*, Francesco Gerbi, Varvara Lobanova*, Nicola Marrapodi, Erika Melli, Samuel Moretti, Ariel Aurora Ogle*, Alessia Russo*
* Allievi Russian Ballet College di Genova
Scene Fondazione Teatro Carlo Felice da un’idea di Rolando Panerai
Costumi Regina Schrecker
Coreografie Nicola Marrapodi
Luci Luciano Novelli
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Carlo Felice
Maestro del Coro Francesco Aliberti
Teatro Carlo Felice, 13 maggio 2022
È ormai noto quanto Giuseppe Verdi abbia indissolubilmente unito nella sua opera musica e teatro, alla continua ricerca di una profondità nei suoi personaggi, ancora oggi portatori di valori universali, appare dunque assai poco comprensibile la produzione di Rigoletto presentata dal teatro Carlo Felice di Genova nel corso della corrente stagione in quanto questa appare, sotto un profilo prettamente teatrale, drammaticamente sterile.
La ripresa da parte di Vivien Hewitt della storica produzione di Rolando Panerai contribuisce infatti a depotenziarne ulteriormente la teatralità incastrandola in una serie di teatrini (compreso un balletto che dovrebbe essere metafora della trama del dramma) mal ideati e banalmente realizzati. In questo particolare caso non è infatti tanto l’idea ad essere poco efficace (l’ambientazione in Palazzo Te o i costumi di foggia rinascimentale) quanto la sua realizzazione, completamente avulsa dal contesto drammatico della partitura. Un esempio per tutti: le innovative scelte drammaturgiche di Verdi nel III atto (il coro nel ruolo del vento, la ripresa de “La donna è mobile” in lontananza), ben evidenziate anche nel celebre quartetto, sono vanificate dall’ingiustificata comparsa del Duca a proscenio nell’atto di uscire con Maddalena (per andar dove poi?) a scapito della straniante drammaticità del quadro così attentamente studiato dalla coppia Verdi/Piave (“Qual notte di mistero! Una tempesta in cielo! In terra un omicidio!”) .
Non si tratta dunque in concreto di un allestimento nel solco della tradizione o al di fuori ma di fedeltà allo spirito verdiano o meno.
Ugualmente si potrebbe dire, sotto il profilo interpretativo del personaggio centrale, che non è la sola gobba a fare Rigoletto né la sola bella vocalità può esaurirne la complessa personalità.
Amartuvshin Enkhbat è ormai un nome giustamente noto nelle platee internazionali e questo per una vocalità davvero tra le più belle e calibrate del teatro musicale contemporaneo. Il baritono canta poi con estremo gusto e morbidezza, attento agli accenti e ad ogni sfumatura espressiva ma appare pur sempre assai distante dal tormentato mondo interiore del personaggio, perennemente oscillante in un’oscura realtà dominata da giochi di potere dei quali lui stesso è vittima e strumento. Il baritono ben imposta comunque la sua interpretazione tratteggiando un Rigoletto sostanzialmente privo di sfumature, oscuro e violento in cui trova ben poco spazio l’amore paterno se non quale espressione del personale egoismo e al quale ben si presta la sua timbrica dal bel colore bronzeo e dalla tessitura sicura ed omogenea. Pur lontana dunque da una maggior raffinatezza e completezza interpretativa la sua interpretazione resta pur sempre di un livello ottimo.
Il giovane soprano Enkeleda Kamani delinea una Gilda tradizionale quanto ad espressività ed accento ma a tratti ancora da maturare nella sua completezza tecnica ed interpretativa.
Giovanni Sala quale Duca di Mantova mostra una bella intensità timbrica e sicurezza anche se resta nel complesso abbastanza lontano dal personaggio del Duca.
Molto bene Riccardo Zanellato quale Sparafucile in cui attenzione alla parola verdiana e gusto nel porgere convergono nella caratterizzazione di un personaggio oscuro ma dominato da una rigorosa professionalità e tratteggiata attraverso attenta sensibilità espressiva è risultata anche l’umanissima Maddalena interpretata da Caterina Piva.
Completavano il cast Simona Marcello (Giovanna) , Gianfranco Montresor (Monterone), Marco Camastra (un umanissimo e dolente Marullo), Didier Pieri (Borsa), Claudio Ottino (Conte di Ceprano), Daniela Aloisi (Contessa di Ceprano), Filippo Balestra (Usciere) e Lucia Scilipoti (Paggio). Non ineccepibile il Coro del teatro diretto da Francesco Aliberti.
Jordi Bernàcer (colpevolmente abbandonato sul podio durante la lunga ed ennesima, in questa stagione, pausa tra I e II quadro provocata dai problemi tecnici di un palcoscenico che mostra necessità di un urgente intervento di manutenzione) ha diretto con misura e grande attenzione l’orchestra genovese ottenendo nel complesso un buon risultato.
Teatro gremito, anche di molti giovanissimi, frutto da parte del teatro di una politica culturale sul territorio che sta dando i suoi frutti, e grande successo per tutti gli interpreti ed il direttore con autentiche ovazioni per Amartuvshin Enkhbat.
Silvia Campana