GIANNI SCHICCHI e SUOR ANGELICA a Vigevano e Casteggio – 25 e 28 settembre 2021
GIANNI SCHICCHI
musica di Giacomo Puccini
25 settembre 2021
Piazza Ducale – Vigevano
Direttore Giovanni Battista Rigon
Regia Davide Garattini Raimondi
Personaggi e Interpreti
- Gianni Schicchi Domenico Colaianni
- Lauretta Francesca Pia Vitale
- Zia detta la “vecchia” Patrizia Patelmo
- Rinuccio Giuseppe Infantino
- Gherardo Manuel Rodriguez
- Nella sua moglie Roxana Herrera
- Gherardino Chiara Merra
- Betto di Signa Lorenzo Mazzucchelli
- Simone, cugino di Betto Paolo Battaglia
- Marco, suo figlio Francesco Bossi
- La Ciesca Mara Gaudenzi
- Spinelloccio Lorenzo Barbieri
- Messer Amantio, notaro Filippo Rotondo
- Pinellino/Guccio Nicola Ciulla
- Buoso Donati Nicola Ciulla
- un operaio Alessandro Gautiero
Scene e luci Paolo Vitale
Costumi Giada Masi
Movimenti scenici e assistente alla regia Barbara Palumbo
SUOR ANGELICA
musica di Giacomo Puccini
28 settembre 2021
Palazzo Certosa Cantù – Casteggio
Direttore Giovanni Battista Rigon
Regia Davide Garattini Raimondi
Personaggi e Interpreti
- Suor Angelica Diana Cardenas
- zia Principessa Patrizia Patelmo
- la badessa, la suora zelatrice, la maestra delle novizie Sofia Ferrari
- Suor Genovieffa Francesca Vitale
- Suor Osmina, prima conversa Roxana Herrera
- Suor Dolcina, prima cercatrice Sara Intagliata
- Suora infermiera Mara Gaudenzi
- Seconda cercatrice, una conversa Giusy Maresca
- Seconda conversa Elena Serra
Mimi danzatori Chiara Pelusi, Jaessica Rapelli, Cecilia Uberti Foppa
Scene e luci Paolo Vitale
Costumi Giada Masi
Movimenti scenici e assistente alla regia Barbara Palumbo
Vigevano, Piazza Ducale, 25 settembre
Casteggio, Palazzo Certosa Cantù, 28 settembre
L’Associazione Premio Etta e Paolo Limiti si è resa promotrice di due singolari e interessanti serate pucciniane, proponendo, in cornici suggestive come quelle delle Piazza Ducale di Vigevano e del cortile interno del Palazzo Certosa di Cantù a Casteggio, entrambi i luoghi in provincia di Pavia, Gianni Schicchi e Suor Angelica, in gran parte con giovani interpreti, partecipanti o vincitori del Concorso vocale intitolato al noto conduttore televisivo, nonché autore di celebri canzoni, scomparso qualche anno fa, e alla madre.
Sotto la direzione artistica di Sabino Lenoci che del Premio Limiti è da anni l’anima, entrambi gli spettacoli portavano la firma, per la regia, di Davide Garattini Raimondi, e il risultato è stato assai convincente in entrambi i casi.
Partiamo da Gianni Schicchi, allestito in Piazza Ducale a Vigevano. Molto buona l’idea su cui si basa l’idea Teatrale di Garattini Raimondi. L’attore-cantante Nicola Ciulla, nei panni del capocomico Buoso Donati, vestito da simil-Pulcinella, arringa il pubblico prima dell’inizio dello spettacolo, recitando un testo scritto dallo stesso regista, in cui si lamenta la disattenzione delle autorità per la Cultura, accentuata dalla pandemia, che ha portato in agonia il Teatro, fino al rischio di farlo morire: “A chi interessa se la famiglia Donati porta ancora in scena “Gianni Schicchi”? E lì Donati si accascia, e dalla sua finta dipartita comincia la recita della Compagnia Teatrale Donati, abbigliata con le “maschere” della Commedia dell’Arte.
Schicchi e Lauretta sono vestiti in foggia moderna, e quando arriva in scena, il simpatico ciurmatore porta con sé un operaio fornito di metro, che osserva, si aggira, misura… già pensando alle ristrutturazioni che la dimora (simboleggiata solo da allusive casse dove probabilmente è stipata la “roba”, in senso verghiano, o semplicemente solo l’attrezzeria di palcoscenico) dovrà conoscere quando diventerà casa Schicchi. Al termine dell’opera, nel momento in cui il pubblico tributa l’ “attenuante” alla Compagnia, Buoso torna in scena ad osservare il successo dei suoi attori. Per il Teatro forse c’è ancora speranza. Un’ottima idea teatralmente condotta in modo assai brillante.
Lo spazio molto bello, ma decisamente più piccolo, qualche sera dopo, al Palazzo Certosa di Cantù, ha spinto Garattini ad una lettura molto raccolta, rarefatta ed emozionante di Suor Angelica. Tre pedane, una più grande centrale e due staccate, più piccole, ai lati. Ogni suora (alcune interpreti riassumevano più di un personaggio) è una sorta di clone di Suor Angelica. Caratteri diversi, situazioni diverse, ma tutte paiono prigioniere di un mondo che non è il loro, costrette a rinunciare a desideri, pulsioni, sentimenti. Ognuna ha in mano un lenzuolo bianco, quasi un’ancora a cui attaccarsi, uno schermo dietro cui proteggersi, un sudario dentro cui avvolgersi, e l’istinto le porta tutte ad affagottarlo, stringerlo, cullarlo come fosse il bimbo mai avuto, la vita a loro negata. Anche Suor Angelica ha il suo, su cui coltiva petali rossi da cui berrà le gocce del veleno. Momento molto coinvolgente durante il confronto-scontro con la Zia Principessa, quando le monache, presenti, si trasformano in fantasmi, ectoplasmi, coperte dai lenzuoli, da cui dolorosamente cominciano a riemergere, come da un bozzolo, una volta che Angelica comincia a intonare la sua grande aria. E il finale: Suor Angelica si libera del velo, scioglie i capelli e si riappropria della propria femminilità, prende il veleno, straccia il contratto capestro lasciatole dalla zia sul fagotto del suo lenzuolo che abbraccia, stesa al suolo, come fosse un neonato; nessuna apparizione, nessuna consolazione, solo l’illusione di una maternità uccisa e mai più recuperabile. Lavoro registico di assoluta linearità, intensità, commozione.
Entrambi i titoli si sono avvalsi delle scene (essenzialissime, dal momento che molto faceva la cornice naturale) di Paolo Vitale, ideatore anche delle luci – , molto efficaci ed evocatrici in Schicchi, un po’ meno eloquenti ed espressive in Suor Angelica, dei costumi funzionali di Giada Masi e dei movimenti scenico-coreofrafici di Barbara Palumbo, anche assistente alla regia.
Giovanni Battista Rigon, sul podio, ha guidato la parte musicale. Alla testa dell’Orchestra Filarmonica Italiana per Schicchi (con un’amplificazione sin troppo invasiva) e di un gruppo di soli tre strumenti, pianoforte, flauto, batteria per un’insolita ma tutto sommato efficace riduzione di Suor Angelica, ha dato prova di solida professionalità.
Nel nutritissimo cast di Schicchi si sono messe in luce la consumata esperienza di commediante di Domenico Colaianni (Schicchi) e soprattutto le ottime prove dello svettante Rinuccio di Giuseppe Infantino e della soave e luminosa Lauretta di Francesca Pia Vitale. Patrizia Patelmo ha infuso verve scenica alla sua Zita e tutti gli altri giovani interpreti erano convincenti nei rispettivi ruoli: Manuel Rodriguez (Gherardo), Roxana Herrera (Nella), Chiara Merra (Gherardino), Lorenzo Mazzucchelli (Betto), Paolo Battaglia (Simone), Francesco Bossi (Marco), Mara Gaudenzi (La Ciesca), Lorenzo Barbieri (Spinelloccio), Filippo Rotondo (Messer Amantio), il succitato Nicola Ciulla (Buoso Donati e Pinellino/Guccio, due in uno) e Alessandro Gautiero (l’operaio).
In Suor Angelica nota di merito per la protagonista Diana Cardenas, voce intensamente lirica, varia nell’accento, capace di apprezzabilissime sfumature, assolutamente credibile e calata nel ruolo; il suo “Senza mamma” è stato reso con pregevole pathos.
Patrizia Patelmo ha messo la sua peculiare personalità d’interprete al servizio dello scomodo e importante ruolo della Zia Principessa e nel coro delle monache si sono distinte Roxana Herrera (Suor Osmina, prima conversa), Francesca Pia Vitale (Suor Genovieffa); completavano diligentemente la locandina, Sofia Ferrari (La badessa, la suora zelatrice, la maestra delle novizie) Sara Intagliata (Suor Dolcina, prima cercatrice), Mara Gaudenzi (Suora Infermiera), Giusy Maresca (Seconda cercatrice, una conversa), Elena Serra (seconda conversa); Chiara Pelusi, Jessica Rapelli e Cecilia Uberti Foppa erano mime danzatrici.
Un vivo e caloroso successo è arriso a entrambe le serate; si replica con i due titoli in abbinamento al Teatro Arcimboldi di Milano il prossimo 14 ottobre.
Nicola Salmoiraghi