INDIMENTICABILE MADAMA BUTTERFLY A MONTPELLIER – 30 SETTEMBRE 2019

INDIMENTICABILE MADAMA BUTTERFLY A MONTPELLIER – 30 SETTEMBRE 2019

  • 03/10/2019

Madama Butterfly

opera in tre atti di Giacomo Puccini

su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica

definita nello spartito e nel libretto “tragedia giapponese” e dedicata alla regina d’Italia Elena di Montenegro.

La prima rappresentazione ebbe luogo al Teatro alla Scala di Milano, il 17 febbraio 1904, della stagione di Carnevale e Quaresima.

 

Direttore Matteo Beltrami

Regia Ted Huffman

Personaggi e Intepreti:

  • Cio Cio San Karah Son
  • Suzuki Fiore Barron
  • Benjamin Franklin Pinkerton Jonathan Tetelman
  • Sharpless Armando Noguera
  • Goro Sahy Ratia
  • Principe Yamadori Ronan Nedelec
  • Lo zio Bonzo Daniel Grice
  • Kate Pinkerton Christine Craipeau
  • Zio Yakuside Jean-Philippe Elleouet-Molina
  • Il Commissario Imperiale Laurent Sérou
  • Il Notaio Xin Wang
  • La Zia Cécile Giglio
  • Il Cugino Véronique Parize
  • La Madre Alexandra Dauphin
  • Dolore Eliott Masurier

 

Costumi Annemarie Woods

Luci DM Wood

Maestro del Coro Noëlle Geny

 

Coro dell’Opera Nazionale di Montpellier Occitanie

Orchestra Nazionale Occitanie di Montpellier

Montpellier 30 settembre 2019


In occasione dell’assegnazione del premio Nobel, Enrico Fermi affermò che nel mondo della fisica restava ormai poco o nulla da scoprire. Da li a poco Albert Einstein avrebbe annunciato la teoria della relatività aprendo alla ricerca nuovi ed ancora oggi sconosciuti orizzonti.

Di Madama Butterfly se ne sono viste ormai di ogni, ma è proprio quando si pensa che ormai non vi sia più nulla da scoprire che qualcosa, o meglio Qualcuno, arriva con la sua sorprendente ricerca per stupirci ed aprire a nuove prospettive. Già, perché l’arte un po’ come la scienza, altro non è che la continua ricerca della perfezione. Quella stessa perfezione che l’artista vive come una meta da raggiungere e che nel migliore dei casi egli stesso crede di aver solamente sfiorato.

 La Musica, come ogni fenomeno fisico, obbedisce alle leggi della fisica e come tale è soggetta ad innumerevoli variabili, tali da determinare innumerevoli diversità tra un’esecuzione ed un’altra pur dello stesso brano, per mano di uno o di un altro interprete.

Osservando lo stesso fenomeno ripetute volte, lo stesso fenomeno che altri avevano già ripetutamente osservato, un giorno Enrico Fermi intuì qualcosa che avrebbe cambiato per sempre il pensiero dell’umanità. L’atomo non fu un’invenzione, e non fu neppure propriamente una sua scoperta (se ne parlava già nell’Antica Grecia).

Giacomo Puccini scrisse quello che è ad oggi uno dei capolavori maggiormente rappresentati al mondo, Madama Butterfly. Ed è lì come un dato di fatto, come l’atomo! Al genio e alla sensibilità dell’artista spetta il compito di vederci dentro qualcosa che nessuno prima di lui aveva mai visto, e di restituire al mondo un nuovo e migliore modo di fruire della cosa che già esiste.

 Questo “Qualcuno” è il Maestro Matteo Beltrami che da anni seguiamo con sempre rinnovato interesse e che non smette mai di sorprenderci con esecuzioni sempre più toccanti. Merito di un approfondimento costante della “cosa”, o forse di una particolare sensibilità che l’artista esprime attraverso il lavoro, chi può dirlo… Certo è che in lui possiamo ritrovare la curiosità di Fermi e il genio di Einstein riportati nel mondo dell’Arte, e vieppiù ancora da dire, ovvero che laddove vi sia una ricerca c’è anche la creazione di un mondo in divenire in cui per ogni scoperta vi è un cambiamento, un miglioramento da seguire con passione. Non di meno va menzionato lo strumento senza il quale anche il più talentuoso degli interpreti sarebbe nulla, ovvero l’eccellente Orchestre National Montpellier Occitanie che dal suo canto ha saputo rendere i colori e le dinamiche richieste dal podio, in un’opera fuori del loro repertorio. Un “bravo!” sarebbe decisamente poco per un’esecuzione che ben varrebbe il paragone con le migliori incisioni sul mercato.

Questa volta siamo a Montpellier per la prova generale, una gita tra i cugini francesi che se anche non proprio fuori porta vale tutta la fatica del viaggio. Cittadina splendida e cordiale che pone al centro dell’attenzione, non uno ma ben due teatri d’opera: uno antico, passato in giudicato come poco capiente con soli (si fa per dire) 1500 posti circa, ed uno di recente costruzione e di ragguardevoli dimensioni, il “Le Corum” con circa 2.500 posti, ambedue sotto la direzione generale della deliziosa Madame Valérie Chevalier che ho personalmente avuto l’onore di annoverare tra i Giurati nella VII edizione del Concorso Salice d’Oro.

Ted Huffmann, giovane newyorkese, ci propone una regia particolarmente interessante. La casa, fuori dell’uso giapponese conserva dello stesso solo due richiami costituiti dalla parete mobile di fondo ed una sipariette. La scena si apre tra i servitori indaffarati nell’arredamento della stanza bianca. Sono mobili di fattura occidentale. Una cassa contiene una tela figurante un paesaggio, anch’essa occidentale, che viene estratta dalla custodia ma non appesa alla parete e che scomparirà assieme ad altri oggetti d’arredo nel secondo atto, quando male in arnese cresce l’ansia per l’attesa del ritorno di Pinkerton. La scena del matrimonio viene risolta con una foto di gruppo che ritroveremo nelle mani della sventurata nel momento della presa di coscienza di quanto le è realmente accaduto. La prima notte si consuma sul divano posto di schiena rispetto al pubblico. Tutto è presagio. Cio Cio San dismette il tradizionale kimono per passare al gusto vittoriano. È rinnegata e il suo intimo vivere alla maniera americana la tiene legata ad un filo che è per lei unica fonte di speranza.

Opera di una violenza estrema che si rivela tale già in quello che parrebbe un duetto d’amore ma che altro non è che la prevaricazione del forte sul debole, dell’adulto sul bambino, del ricco sul povero. Nulla potrà opporre la povera Butterfly ormai discinta, alla richiesta di Pinkerton di consegnare a lui ed alla nuova moglie il piccolo Dolore.

Disattendendo le direttive dell’autore, qui la regia stravolgerà il finale in cui la protagonista indugia con l’arma sul suo stesso figlio, poi sul traditore e infine compie l’estremo gesto del suicidio dinnanzi a tutti gli astanti.

Riducendo ai minimi termini il lavoro registico potremmo definirlo moderno e sobrio, sensibile e rispettoso della drammaturgia, di buon gusto.

 Cio Cio San è ottimamente interpretata dal soprano orientale Karah Son, solida e valente artista dall’ottima tenuta e resa scenica. Si contrappone alla sua piccola figura il prestante tenore Jonathan Tetelman, opportuno contrasto funzionale alla trama. Pinkerton perfettamente incarnato e anch’esso dotato di una vocalità più che adeguata. Molto bene il mezzosoprano Fleur Barron che indossa il kimono di Suzuki, molto più che corretta e bene inquadrata nella parte. Armando Noguera è anch’egli un’ottimo Sharpless, cui seguono l’interessante Sahy Ratia nei panni di Goro, Daniel Grice nello zio Bonzo, Ronan Nedelec nel Principe Yamadori, Christine Craipeau in Kate Pinkerton. Poi Jean Philippe Ellouet Molina, Laurent Sèrou, Xin Wang, Cècile Giglio, Vèronique Paris e Alexandra Dauphin, tutti molto bravi.

Dolore, il piccolo bimbo che vien fatto giocare con il modellino di una nave si muove con dovizia e non manca di emozionare Elliot Masurrier.

Cast eccellente dunque ad opera di un modo di fare teatro che vorremmo davvero con piacere fosse fatto anche qui da noi in Italia, patria della stragrande maggioranza del patrimonio operistico mondiale!

Restano da menzionare il Choeur Opera National Montpellier Occitanie, bene amalgamato e ottimamente preparato da Noëlle Geny. Belli i costumi di Annemarie Wood e ottime le luci a cura di D.M.Wood.

 Platea gremita per questa generale da un pubblico variegato e perlopiù da giovani che ha decretato il successo con  grandi applausi, successo che ci è giunta voce, è stato largamente raggiunto alla prima con tanto di standing-ovation.

Roberto Cucchi

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