Israeli Opera Festival 2016
Israeli Opera Festival è il festival che ogni anno produce l’Israeli Opera di Tel Aviv, unica istituzione stabile d’Israele, con lo scopo di diffondere nel resto del Paese l’opera lirica. Per il secondo anno – nel 2015 fu la volta della traviata – è stato spostato dalla storica località di Masada, sul Mar Morto, a Gerusalemme, indubbiamente città più emblematica, popolosa e molto turistica, in modo da rendere gli spettacoli più accessibili non solo al pubblico locale.
Per dare il dovuto risalto e promuovere l’evento, quest’anno è stato invitato un folto ed eterogeneo gruppo di giornalisti provenienti da tutte la parti del mondo, dalla Cina al Brasile, per assistere sì al festival, ma anche per visitare nell’arco di cinque giorni Gerusalemme, il Mar Morto e Tel Aviv e quindi nei loro resoconti dare un’immagine culturale della nazione estesa, oltre alla musica, a 360 gradi.
Nir Barakat, sindaco di Gerusalemme, è stato molto presente e evidentemente coinvolto con entusiasmo nel progetto. Il 23 giugno ha incontrato la stampa, nazionale ed estera, presso la sede della municipalità di Gerusalemme per illustrare il compito importante del festival, e cioè di fornire un’immagine di modernità della città e nello stesso tempo avvicinarla sempre più all’occidente tramite la più universale delle forme d’arte, l’opera e nello stesso tempo unire le varie anime della città: cristiana, ebraica e mussulmana, attraverso il linguaggio comune della musica.
Il pomeriggio dopo l’incontro è stata la volta, presso la Torre di Davide, di una conferenza stampa in cui erano presenti anche Amir Halevy, ministro del turismo, Hanna Minitz direttrice generale dell’Israeli Opera, Ilanit Mechior direttore dell’ufficio del Turismo di Gerusalemme e Joel Greenberg Direttore della fondazione Seed the Dream. Tutti i relatori hanno tenuto a sottolineare l’importanza del festival per lo sviluppo culturale della città, che pur essendo la più grande della nazione, non ha un suo teatro d’opera.
Per noi italiani, e soprattutto per chi ci governa se ne fosse a conoscenza e ne capisse l’importanza a livello mondiale di un genere che ci appartiene, dovrebbe essere motivo di orgoglio il fatto che il Festival sia stato inaugurato con un’opera italiana, che pure quest’anno si sia scelto Rigoletto e che l’anno prossimo sia in programma Nabucco: un festival in medio oriente all’insegna dell’Italia. A ciò va aggiunto che a dirigere l’orchestra è stato chiamato, anche per l’anno prossimo, uno dei giovani direttori d’orchestra più talentuosi del nostro Bel Paese: Francesco Cilluffo, che ha diretto la Jerusalem Symphony Orchestra all’interno della Sultan’s Pool.
È questa un’arena all’aperto, situata nella valle fra la città antica e quella moderna, nel luogo dove in periodo ottomano vi era una cisterna per immagazzinare l’acqua. Il posto molto suggestivo, in quanto situato sotto gli antichi bastioni, si presta però poco per la musica classica, in quanto sia per la grandezza, sia per il fatto di essere circondato da strade trafficate, fa si che l’opera debba essere amplificata.
Nonostante queste difficoltà il Maestro Cilluffo se l’è cavata egregiamente. Nel cast, formato sia da cantanti locali che internazionali, come nel caso del protagonista Boris Statsenko e di Salvatore Cordella, che interpretato il ruolo del Duca, si è fatta molto apprezzare quale deliziosa Gilda Hima Fahima, giovane soprano locale.
La Fahima, assieme ad altre giovani interpreti israeliane, è stata anche protagonista del concerto Opera Paradiso, andato in scena il giorno dopo, sempre nella Sultan’s Pool. Un’operazione particolare questa in cui sono state cantate dal vivo le arie e i duetti che hanno fornito la colonna sonora a film famosi, mentre su un enorme schermo scorrevano le relative immagini: Stregata dalla Luna, Attrazione Fatale, Il Padrino, Amadeus per concludere con la famosissima scena ambientata alla san Francisco Opera in cui Richard Gere conduce Julia Roberts nel film Pretty woman, mentre ovviamente veniva cantata l’aria “È strano… Sempre Libera” della Traviata. Bisogna però dire che questa operazione è andata bene per metà, alcune parti sono riuscite in modo perfetto come la celebre scena di Stregata dalla Luna in cui Cher va a fare shopping sotto le note di “Quando men vo…” e soprattutto commovente è risultato il duetto “che soave zefiretto” guardando la scena in cui Tim Robbins fa risuonare le note di Mozart nel carcere in cui è ambientato Le ali della libertà. Di contro altre sono risultate forzate, come quella di Attrazione Fatale in cui “Un bel di vedremo” aveva come sfondo non la scena del film in cui Glen Close si taglia le vene, ma quella in cui la stessa gioca nel parco con Michaels Duglas e soprattutto quella del film Amadeus riferita al ratto del serraglio in cui Kostanze canta Martern aller Arten per la quale dal vivo è stata inserita l’aria del catalogo del Don Giovanni.
Le stesse brave cantanti della scuola di musica, giorno 24 giugno, ci hanno anche deliziato con un concerto intitolato Italian Speldour, in cui hanno cantato celebri arie tratte dalle grandi opere dei compositori italiani, tenuto presso il Nahon Museum of Italian Jewish Art. un luogo, molto suggestivo, in cui è stata trasportata una Sinagoga del 1500 che si trovava a Conegliano Veneto e che è stata donata dalla comunità ebraica locale a quella di Gerusalemme.
Il giorno dopo è stata programmata una gita, per i giornalisti, presso il Mar Morto, luogo unico al mondo per la sua posizione, una conca a oltre 400 metri sotto il livello del mare e per la sua salinità, molto divertente è risultata la cena presso una tenda di beduini. Da lì ci hanno trasferito a Tel Aviv la città più moderna e dinamica del paese.
Qui il 26 di giugno siamo stati invitati presso l’Israeli Opera ad assistere alla prova generale di Les pêcheurs de perles di Georges Bizet, ma prima abbiamo avuto la possibilità di visitare gli ambienti del modernissimo teatro, il più importante di Israele, grazie ad una visita guidata organizzata dalla direzione del teatro. In sala prove, si è potuto assistere ad una prova di regia dei Capuleti e Montecchi di Vincenzo Bellini. È molto bello vedere con quanto entusiasmo i dirigenti del teatro cercano di far conoscere ed amare l’opera sia fra la cittadinanza di Tel Aviv che fra la popolazione di tutto Israele, organizzando una serie di attività collaterali, come spettacoli per i bambini o incontri coi cantanti.
La partecipazione alla prova generale di Les pêcheurs de perles, ci ha dato la possibilità di apprezzare l’ottimo livello della Simphony Orchestra Rishon LeZion diretta da Steven Slone. Il quale, al suo debutto nel titolo, è stato bravissimo nel dirigere in modo ottimale i cantanti nonostante una regia molto disturbante che creava seri problemi con gli attacchi, sia ai cantanti ma soprattutto al coro posizionato in una sorta di “condominio” sul fondo, obbligato a diverse controscene e con seri problemi nel vedere il direttore. Difficoltà questa che ci è stata confermata, durante un incontro nell’intervallo, sia dal Direttore d’orchestra che dal bravo maestro del coro Ethan Schmeisser.
Ringraziando per la splendida ospitalità l’organizzazione dell’Israeli Opera Festival, giorno 27 è stata la volta delle partenze, dandoci appuntamento al prossimo anno per vedere i progressi fatti per la diffusione dell’opera in un Paese cruciale per la storia del mondo.
Domenico Gatto