La prima mondiale di RE CERVO inaugura il festival internazionale “Leonard” in Romania

La prima mondiale di RE CERVO inaugura il festival internazionale “Leonard” in Romania

  • 31/10/2016

Come abbiamo anticipato su queste pagine, il progetto europeo SENSES che vede riunite tre università e tre teatri in Francia, Italia e Romania, si è ufficialmente aperto in quest’ultimo paese, nel Teatrul Muzical “Nae Leonard” di Galati, con la prima mondiale di Re Cervo, un’opera di Angelo Inglese su libretto di Paolo Bosisio, sul podio il primo e in veste di regista il secondo.

re cervo 2016

Quarta fra le fiabe teatrali composte da Carlo Gozzi – il più aggressivo e determinato avversario politico e intellettuale di Carlo Goldoni – andò in scena nel 1762, seguendo di poco L’amore delle tre melarance e anticipando immediatamente Turandot, entrambe divenute opere celeberrime per mano di Prokofiev e Puccini.

Artefice del rilancio di Gozzi, studioso e editore della sua opera, Bosisio ha deciso di trarre un libretto da Re cervo, fiaba gozziana di cui aveva dato due edizioni critiche.

re cervo 2016Pur facendo salvo il doppio intreccio ricavato da due novelle orientali, Bosisio prende le distanze dai languori sentimentali e dal moralismo decisamente datato presenti nella fiaba gozziana, dando vita a un’opera serio-faceta, in cui il divertimento ha la meglio. La difesa dell’ordine costituito, sovrapposta da Gozzi alle novelle orientali nel disegnare il fallimento del progetto “sovversivo” del ministro Tartaglia nei confronti del suo re, cede il posto al goffo e ridicolo tentativo di un cinico omuncolo di sottrarre a un amico (poco importa se di sangue reale) il potere e soprattutto la donna amata; l’antifemminismo che in Re Cervo come in Turandot e in altre fiabe del medesimo autore costituisce un punto decisivo nella polemica antigoldoniana, lascia posto a una considerazione non polemica del femminile e a una franca parodia nella scelta di affidare il ruolo di Smeraldina a un tenore en travesti.

Anche sotto il profilo linguistico e stilistico il librettista si distacca dalla fonte, dando vita a un “falso” composito, in cui una lingua letteraria di sapore settecentesco e un dialetto veneto di intonazione veneziana si fondono aprendosi a qualche impertinente tassello di linguaggio contemporaneo e “plebeo”.

Il compositore fa sua la proposta del libretto con una partitura in cui echi del passato e autentiche citazioni del grande repertorio operistico si alternano con zone di più franca modernità (fra cui merita una segnalazione il “ballo dei cervi” nel secondo atto).

Lo spettacolo si è avvalso di scene di asciutta e elegante modernità, composte da una serie di prismi a base triangolare sulle cui facce appaiono ricche tappezzerie, sgargianti broccati e un bosco “riletto” attraverso la mano del pittore francese Claude Lorrain: a firmarle il genio creativo di Domenico Franchi. Le luci disegnate dal regista sfruttano profondità di campi e trasparenze evocando ambienti suggestivi e straordinariamente diversi fra loro.

Una citazione a parte meritano i costumi, anch’essi opera di Domenico Franchi: l’idea è quella di allontanarsi dalla tradizione senza per questo dimenticarla, in sintonia con le intenzioni di libretto e regia: i costumi tradizionali dei comici dell’arte ritornano nel taglio raffinato di tessuti preziosi, sovrapposti, elaborati, arricchiti in una fantasmagoria di bianchi e oro, da cui si distingue per contrasto netto il mago Durandarte, artefice della complessa vicenda.

re cervo 2016Il divertimento e la leggerezza ispirano la regia molto attenta – come è nello stile di Bosisio – all’aspetto interpretativo, per cui i cantanti si trasformano in attori, sensibili e consapevoli dei propri ruoli. Rifuggendo da ogni tentazione realistica, la regia sembra preferire il disegno di caratteri quasi trasparenti nell’esilità della loro concezione che nulla vuole rivendicare delle umane psicologie. I personaggi sono figurine di carta, chiamate a dare vita a una favola, come quelle che le nonne una volta raccontavano ai loro nipotini accanto al focolare.

Eccellenti le voci di alcuni interpreti, in particolare quella del soprano Young Ju Kim, e notevole l’interpretazione anche attoriale del difficile ruolo di un Tartaglia balbuziente da parte del baritono Carmine Monaco. Una citazione merita la coppia comica costituita dal Brighella di Adrian Marginean e dalla Smeraldina di Adrian Ionescu.

Le eleganti coreografie trasformano due agili fanciulle in altrettanti cerbiatti di disneyana memoria.

Teatro esaurito e molti applausi. Lo spettacolo girerà in Romania e l’anno prossimo approderà a Avignone e a Milano.

  Silvia Nita – Galati

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