L’ELISIR D’AMORE al Verdi di Trieste per la regia di FABIO SPARVOLI 18 Dicembre 2015
L’ELISIR D’AMORE
Musica di Gaetano Donizetti
Melodramma giocoso in due atti su libretto di Felice Romani,
da Le philtre di Eugène Scribe
Direttore: Ryuichiro Sonoda
Regia: Fabio Sparvoli
Personaggi ed Interpreti:
- Adina: Dušica Bijelić (18, 20, 22, 29/XII) Michelle Buscemi (19, 30/XII)
- Nemorino: Leonardo Ferrando (18, 20, 22, 29/XII) Adina Luis Gomes (19, 30/XII)
- Belcore: Filippo Polinelli (18, 20, 22, 29/XII) Oleg Loza (19, 30/XII)
- sergente di guarnigione nel villaggio: Oleg Loza (19, 30/XII)
- Il dottore Dulcamara: Domenico Balzani (18, 20, 22, 29/XII)
- medico ambulante: Vincenzo Nizzardo (19, 30/XII)
- Giannetta: Vittoria Lai
servo di Dulcamara: Mario Brancaccio
Cori e comparse di villani e villanelle, soldati e suonatori del reggimento,
un notaio, due servitori, un moro.
- Scene: Saverio Santoliquido
- Costumi: Alessandra Torella
- Luci: Jacopo Pantani
- Assistente alla regia: Giovanna Spinelli
Orchestra e coro della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi di Trieste”
ALLESTIMENTO DELLA FONDAZIONE LIRICA TEATRO REGIO DI TORINO
ATTO PRIMO
L’azione si svolge in un villaggio nel paese dei Baschi.
Uno spiazzo davanti ad una fattoria, dove riposano mietitori e contadine, fra le quali Giannetta; in disparte è Adina, una giovane e ricca possidente terriera, che sta leggendo la storia di Tristano e Isotta e la commenta ridendo con Giannetta e le amiche. Di Adina è innamorato un coltivatore del villaggio, Nemorino, giovane timido e semplice, che cerca invano – con attenzioni e profferte amorose – di far breccia nel cuore volubile e capriccioso della ragazza. Adina sembra invece preferire la corte sfacciata che le fa Belcore, un tronfio e presuntuoso sergente di guarnigione nel paese. Giunge appunto Belcore guidando un drappello di soldati e porge un mazzetto di fiori ad Adina, rinnovandole il suo amore con grande stizza di Nemorino, che si dispera. Rimasto solo con la fanciulla, il giovane tenta una volta ancora di commuovere Adina, ma inutilmente: la ragazza gli consiglia di seguire il suo esempio, di godersi la vita allegramente, senza innamorarsi seriamente di nessuno. In una parola: la dimentichi, fugga da lei, che non potrà mai essere sua.
Una piazza del villaggio.
Preceduto da grandi squilli di tromba e dai commenti eccitati dei popolani, giunge su un carro dorato il dottor Dulcamara, un pittoresco e loquacissimo ciarlatano, che – proclamando a gran voce la bontà e le enormi doti del prodotto – smercia un elisir miracoloso, rimedio di qualsiasi male. Uno fra i primi ad abboccare è naturalmente Nemorino, che per uno zecchino acquista una bottiglietta di comune liquore e lo beve, convinto che si tratti della bevanda della regina Isotta che riuscì a far innamorare Tristano e che quindi Adina, nel termine di ventiquattr’ore, non potrà fare a meno di cadergli ai piedi follemente innamorata di lui. L’effetto del liquore non tarda a manifestarsi: reso euforico dalla bevanda, Nemorino comincia a ridere e a cantare. Tutta quella allegria improvvisa provoca la stizza di Adina che, per punire il giovane di quell’offensiva indifferenza verso di lei, accetta di sposare il sergente Belcore: le nozze dovranno celebrarsi quel giorno stesso, perché l’indomani la guarnigione lascerà il villaggio. Mentre Adina invita amiche e contadini al banchetto di nozze, Nemorino – che non si aspettava questo colpo di scena – dà in ismanie, supplicando Adina di rimandare il matrimonio almeno di un giorno: il tempo, cioè, che il miracoloso elisir possa compiere il suo effetto. Ma Adina è irremovibile e si allontana dando il braccio a Belcore e lasciando Nemorino in preda alla disperazione.
ATTO SECONDO
Interno della fattoria di Adina.
Attorno a una gran tavola apparecchiata si festeggiano con un banchetto le nozze di Adina con Belcore. Il dottor Dulcamara canta un’allegra canzonetta assieme ad Adina, quando giunge il notaio per il contratto nuziale. Ma Adina esita: Nemorino è assente, ella non può godere completamente della sua vendetta su di lui. A Dulcamara che, rimasto solo, si è rimesso a tavola, si presenta Nemorino: è disperato, ma non ha denaro per comprare un’altra bottiglia di elisir come astutamente gli consiglia il dottore (che ad ogni buon conto pensa già di ripartire fra mezz’ora). Dietro compenso di venti scudi, Belcore convince Nemorino ad arruolarsi: il sergente pensa così di liberarsi di un pericoloso rivale. Nemorino – che adesso ha il denaro per comprare l’elisir – è convinto di poter conquistare il cuore di Adina prima di dover partire.
Un cortile rustico aperto sul fondo.
La villanella Giannetta diffonde la voce che un ricco zio di Nemorino è morto in città, lasciando il nipote erede di una vastissima sostanza. L’ignaro giovanotto si vede così circondato dalle attenzioni di tutte le ragazze del villaggio e, in cuor suo, crede tutto questo effetto del miracoloso elisir. Adina è anch’ella stupita di quanto sta accadendo: il dottor Dulcamara le spiega la faccenda dell’elisir d’amore, giacché lo stesso ciarlatano non sa spiegarsi come la sua bevanda abbia potuto ottenere un simile effetto. Ma Belcore ha anche detto ad Adina dell’arruolamento di Nemorino: colpita dal pensiero che il giovane sia stato privato per lei della sua libertà, la fanciulla sente finalmente di essere attratta verso Nemorino da un sentimento nuovo: o, piuttosto, da quell’amore che non aveva mai voluto confessare neanche a se stessa. Anche Nemorino si è accorto del turbamento di Adina, della lacrima che le è spuntata furtivamente mentre egli era circondato dalle ragazze del paese. In un commosso colloquio, Adina consegna al giovane l’atto di arruolamento che ella ha ricomprato da Belcore: ora egli è libero, ricco e felice. Ma libero e felice di amare la sua Adina, perché i due giovani non tardano ormai a dichiararsi il reciproco amore. Il dottor Dulcamara vede salire gli affari alle stelle, dato che tutti attribuiscono la capitolazione di Adina al magico effetto del suo elisir e si affrettano ad acquistarne in gran copia. Così il ciarlatano si allontana dal villaggio fra l’entusiasmo generale, accompagnato dalle invettive di Belcore che è rimasto scornato, ma anche dalle benedizioni di Adina e Nemorino, oramai uniti e felici.