LONDRA: Le Nozze di Figaro – Wolfgang Amadeus Mozart, 18 luglio 2023 a cura di Jorge Binaghi

LONDRA: Le Nozze di Figaro – Wolfgang Amadeus Mozart, 18 luglio 2023 a cura di Jorge Binaghi

  • 25/07/2023

Le Nozze di Figaro

Wolfgang Amadeus Mozart


Direttore Joana Mallwitz
Regia David McVicar

Personaggi e Interpreti:

  • Il Conte d’Almaviva Stéphane Degout
  • La Contessa d’Almaviva Hrachuhi Bassénz
  • Figaro Mattia Olivieri
  • Cherubino Anna Stéphany
  • Marcellina Dorothea Röschmann
  • Il Dottor Bartolo Maurizio Muraro
  • Susanna Siobhán Stagg
  • Don Basilio Krystian Adam

Royal Opera House, 18 Luglio 2023


LONDRA: LE NOZZE DI FIGARO PIÙ AMATE

Le nozze di Figaro –
Royal Opera House Covent Garden; Photo© 2023 ROH Photographed by CLIVE BARDA

In un’ormai rara visita alla capitale dell’Inghilterra (evviva la Brexit) ho avuto modo di assistere a un particolare musical di  Lloyd Webber, “Aspects of Love”, come al solito fatto da Dio, e al Covent Garden tra una Traviata non molto allettante (vista al suo tempo con un ottimo cast e soprattutto protagonista) e le ormai “classiche” Nozze di Figaro che avevo visto nascere più o meno un quarto di secolo fa ho scelto l’ultima. L’allestimento è quello, celebre ormai, firmato da David McVicar e che ormai è diventato un “must” e quasi intoccabile, ma anche perché inossidabile.

Le nozze di Figaro –
Royal Opera House Covent Garden; Photo© 2023 ROH Photographed by CLIVE BARDA

Sir David è stato presente alle prove (gli torna a onore quando dovrebb’essere la norma, ma pochi, se qualcuno, la seguono e invece si vede subito la differenza, a parte il non piccolo fatto che gli artisti si sentono chiaramente più motivati). Forse si può trovare qualche dettaglio che sa di troppo (se l’”illustrazione” della Finfonía è talmente riuscita che distoglie un po’ dalla musica, la fine dell’aria del Conte al terz’atto, nonostante l’impeccabile interpretazione che ne faceva Stéphane Degout, rimane un po’ nell’ombra quando compaiono in coppie tutti gli altri interpreti della scena seguente: sarà un ritmo teatrale incalzante ma è un grande momento in cui l’interprete andrebbe lasciato da solo sul palcoscenico), ma per il resto tutto funziona con la perfezione di un orologio svizzero. Il pubblico si diverte tantissimo, le luci sono perfette, scene e costumi bellissimi, e appunto le interpretazioni – senza considerare l’aspetto musicale – fanno sì che la gente rida molto ed esca esultante dal Teatro. Non è da poco anche se qui si nasconde un non piccolo pericolo trattandosi non del meraviglioso testo di Beaumarchais ma del fantastico libretto di Da Ponte e l’incredibile musica di quel diavolo di un Mozart e quindi dovrebbero contare lo stesso (secondo me di più) le capacità canore e quelle del direttore e concertatore (come veniva scritto una volta sulle locandine). O forse ci si accontenta con il sentire un’aria nota e amata (quasi un “tube”) senza prendere in considerazione il livello dell’esecuzione.

Le nozze di Figaro –
Royal Opera House Covent Garden; Photo© 2023 ROH Photographed by CLIVE BARDA

E per l’appunto il cantante meno interessante era Cherubino (Anna Stéphany) che rendeva bene il personaggio sul palcoscenico ma cantava la prima delle sue arie senz’applauso ma otteneva una prolungata ovazione dopo “Voi che sapete” con una voce poco bella, metallica, quasi bianca di colore e di un registro che non saprei definire. E sì, l’aria è geniale, ma geniale dovrebb’essere anche la realizzazione oltre ai gesti.

Le nozze di Figaro –
Royal Opera House Covent Garden; Photo© 2023 ROH Photographed by CLIVE BARDA

Hrachuhí Bassénz era la Contessa e per fortuna il suo miglior momento è stato “Dove sono”e in generale l’atto terzo. Ma nel quarto e in particolare nel secondo (proprio da “Porgi amor”, la cavatina di sortita) presentava un timbro velato, opaco, senz’ombra di squillo e con parecchie tensioni in zona acuta; l’attrice era generica. Corretto e basta il Basilio di Krystian Adam, penoso vocalmente il Don Curzio di Peter Bronder.

Invece simpatico e intonato l’Antonio di Jeremy White, brava la Barbarina di Sarah Dufresne, ottimo il Bartolo di Maurizio Muraro, che dovremmo vedere più spesso in ruoli importanti.

Le nozze di Figaro –
Royal Opera House Covent Garden; Photo© 2023 ROH Photographed by CLIVE BARDA

Eccellente da ogni punto di vista la Marcellina di Dorothea Röschmann, la migliore ch’io abbia mai vista, e che fa di ogni suo momento una vera delizia (peccato che qui le si tagli l’aria “Il capro e la capretta”).

Il debutto di Siobhan Stagg nei panni di Susanna era molto interessante: la voce non è particolarmente bella, ma canta e si muove parecchio bene, ha un buon italiano e può arrivare (o piuttosto toccare) i gravi che Mozart le chiede nella grande aria del quarto atto (“Deh vieni non tardar”).

Ma poi, che coppia di padrone e servitore. Una sola volta, a Vienna, ho visto qualcosa di simile (Simon Keenlyside ed Erwin Schrott). Anni fa ho avuto il piacere di assistere al debutto nel ruolo del Conte di Stéphane Degout. L’aveva fatto bene, o perfino molto bene, ma siccome si tratta di un vero artista e musicista, quanto fa adesso è straordinario (basti a dire che le agilità alla fine dell’aria erano piuttosto una risata nevrotica, e questo sì che non è un dettaglio semplice) e si muove con totale padronanza dello spazio scenico.

Le nozze di Figaro –
Royal Opera House Covent Garden; Photo© 2023 ROH Photographed by CLIVE BARDA

Mattatore quanto lui (le scene tra entrambi sono scintillanti in tutti i sensi della parola), infine, nel suo debutto nel ruolo del titolo, era il superbo Mattia Olivieri, già bravissimo Conte a Firenze prima della pandemia in un orrido allestimento diretto malissimo. Figura, dizione, intenzione in tutti i recitativi, velluto vocale e linea e stile di canto lo confermano (se ancora ce ne fosse stato bisogno) come un cantante di assoluto rilievo.

Le nozze di Figaro –
Royal Opera House Covent Garden; Photo© 2023 ROH Photographed by CLIVE BARDA

Dirigeva Joanna Mallwitz che non avevo visto mai ma ne avevo sentito parlare bene. E buona è stata la direzione ma ho trovato che mancasse di tensione teatrale malgrado già dalla Sinfonia estremizzasse i contrasti e perfino il volume – anche negli archi – sembrasse troppo sottolineato senza una vera scioltezza nel discorso.

Jorge Binaghi

 

 

 

 

 

 

 

 

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