MODENA: GIANNI SCHICCHI – 14 gennaio 2017
IN SCENA CON I CANTANTI DEL CORSO DI MIRELLA FRENI
Va in scena sabato 14 gennaio 2017 alle ore 21 e domenica 15 alle ore 15.30, al Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena, “Gianni Schicchi”, opera comica in un atto di Giacomo Puccini su libretto di Gioachino Forzano.
Lo spettacolo, fuori abbonamento per la Stagione Lirica, è presentato nel contesto di Modena Città del Belcanto, protocollo d’intesa che vede la partecipazione di Comune di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio, Istituto musicale Vecchi-Tonelli e Teatro Comunale, ed è prodotto in un nuovo allestimento a conclusione del corso di alto perfezionamento che ha visto quale docente principale Mirella Freni.
Il cast sarà dunque formato per la maggior parte dagli allievi del corso, di diverse nazionalità e già in parte avviati alla carriera lirica. Il ruolo del titolo sarà affidato invece al baritono Sergio Vitale, giovane ma affermato interprete che vanta una prestigiosa attività in istituzioni quali il Teatro di San Carlo di Napoli, dove ha debuttato come Figaro ne Il Barbiere di Siviglia, l’Accademia di Santa Cecilia, dove è già stato interprete di Gianni Schicchi, la Deutsche Oper Berlin, dove è stato Giorgio Germont ne La Traviata. Vitale ha interpretato inoltre l’eroe eponimo del Falstaff di Verdi sotto la bacchetta di Riccardo Muti.
La direzione musicale dello spettacolo è affidata a Stefano Seghedoni, alla guida dell’Orchestra dell’Opera Italiana, mentre la regia sarà di Stefano Monti per le scene di Rinaldo Rinaldi e le luci di Andrea Ricci.
Composta nel 1917-18, l’opera costituisce la parte finale del Trittico, i tre atti unici originariamente scritti da Puccini per essere rappresentati in un’unica serata sebbene la fortuna di Gianni Schicchi, della durata di un’ora circa, l’abbiano resa autonoma, spesso messa in scena da sola o a fianco di atti unici di altri compositori. Fra le arie celebri, “O mio babbino caro”, uno dei brani più popolari dell’intero repertorio.
L’opera debuttò al Metropolitan di New York e fu un successo immediato, raccogliendo l’entusiasmo del pubblico per il suo trascinante umorismo supportato da un ritmo comico incessante supportato dal rapido susseguirsi di quadri musicali.
La storia è tratta da un episodio della Divina Commedia. Gianni Schicchi, scaltro faccendiere famoso in tutta Firenze, viene chiamato in gran fretta dai parenti del defunto Buoso, ricco mercante, perché escogiti un mezzo ingegnoso per salvare l’eredità lasciata al vicino convento di frati.
“Forse è l’opera più spietata che io abbia mai messo in scena – racconta Stefano Monti -. Quando si immagina lo Schicchi si pensa solo alla componente comica, divertente; in realtà è uno spaccato di un’umanità di una spietatezza e di una avidità inaudite. L’uomo nei secoli, ahimè, non è cambiato, e quindi resta anche di un’attualità sconcertante. L’opera è stata scritta fra l’altro nei tempi bui della Grande Guerra, in pieno espressionismo, e in questa prospettiva abbiamo pensato l’allestimento. I costumi, la scena, il trucco evocano le tinte marcate di un certo cinema di quel periodo, da Metropolis a l’Angelo azzurro”.
“Musicalmente – aggiunge Stefano Seghedoni – è una partitura raffinatissima. Sotto l’incalzante ritmo comico della musica, che proviene chiaramente dall’esempio del Falstaff di Verdi, si nasconde il colore plumbeo delle prime avanguardie del Novecento, e le innovazioni di Bartók e di Stravinsky.”