NOVARA: La cambiale di matrimonio – Gioachino Rossini, 17 ottobre 2018
Farsa comica in un atto
Musica di Gioachino Rossini, su libretto di Gaetano Rossi
Regia Laura Cosso
Direzione d’orchestra Margherita Colombo
Personaggi e Interpreti
- Sir Tobia Mill, negoziante DAVIDE ROCCA
- Fanny, di lui figlia LUCREZIA DREI
- Edoardo Milfort SHINICHIRO KAWASAKI
- Slook, negoziante americano RAFFAELE FOCCIOLA’
- Norton, cassiere di Mill, FILIPPO QUARTI
- Clarina CRISTIANA FARICELLI
agenti di negozio e vari domestici di Mill
Movimenti coreografici Emanuela Tagliavia
Orchestra Conservatorio “Verdi” di Milano
Scene e Costumi a cura dell’Accademia di belle arti di Brera
Video FEDERICO PONI
Produzione Conservatorio “Verdi” di Milano
attore melologhi Ludovico D’Agostino
fotografie di Mario Finotti
Piccolo capolavoro, ma solo per brevità, da parte di un giovanissimo Rossini appena diciottenne ma già molto apprezzato, tanto da garantirgli una prima recita della Cambiale di Matrimonio al Teatro San Mosè di Venezia il 3 novembre 1810. Ed è proprio su questo aspetto, quello di un giovane fresco e geniale Rossini, che si apre la serata dando luogo alla lettura di due brevi melologhi per lo più tratti dall’epistolario sulle musiche composte dai vincitori del Concorso promosso dal Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, rispettivamente METODO PER ADDORMENTARSI di Elia Praderio e PETIT DINER DE PLAISIR di Federico Perotti. Il primo, causa di non pochi mugugni da parte di un pubblico impreparato (ma non soltanto), che avrebbe voluto poter meglio cogliere i contenuti delle lettere alla famiglia e che ha prontamente protestato contro i tecnici dell’audio, senza così rendere giustizia all’idea compositiva dell’artista volta più ad un tema musicale misto di musica, di pensieri e un parlare “tra sé”, con qualche guizzo di lucida follia, che non piuttosto alla mera lettura delle lettere. Metodo per addormentarsi appunto, dove un possibile Rossini passa al vaglio i propri pensieri e le note alla ricerca del sonno. Non meno interessante la seconda composizione dove si racconta dell’incontro tra Wagner e Rossini tra i fornelli di cui come sappiamo il pesarese fu appassionato cultore, e il divertente voler evitare la discussione artistica col collega tedesco.
Arriviamo a La cambiale di matrimonio partendo da quella che è la gradevole idea registica di Laura Cosso la cui firma è riconoscibile sin dalle prime battute. L’ambientazione è quella di un magazzino di spedizioni (si leggerà poi sul libretto di sala di come si sia ispirata ad un surreale Amazon) le cui scene e costumi sono realizzati dall’Accademia di belle arti di Brera (Giulia Capra, Sole Fantini e Marilena Montini), e i movimenti coreografici al confine tra l’opera, l’operetta e l’avanspettacolo a firma di Emanuela Tagliavia. Le proiezioni curate da Federico Poni avrebbero certo bisogno di maggiore attenzione e cure laddove non sono riuscite nell’ambientazione fiabesca, né tantomento in quella realistica… ma, va detto, forse è mancata l’attrezzatura per porre in essere l’idea. Ne risulta nel complesso uno spettacolo ben riuscito e di buon gusto dove la caratterizzazione dei personaggi emerge chiaramente in quella che è una farsa comica e divertente, se pur ridotta in libretto da Gaeteno Rossi dall’omonimo dramma di Camillo Federici.
Sul versante degli interpreti, così come anticipato, buona la caratterizzazione dei personaggi. Un po’ meno per l’Edoardo Milfort di Schinichiro Kawasaki sempre lamentoso (come spesso accade per gli interpreti del sol levante), ma vocalmente e musicalmente ben preparato. Sir Tobia Mill di Davide Rocca, forte della propria esperienza esprime appieno l’idea del buffo padre avezzo all’affare economico più che al benessere della figlia Fanny bene interpretata da Lucrezia Drei. Raffaele Facciolà è Slook, il commerciante americano giunto a riscuotere la cambiale coi suoi modi d’oltreoceano, decisamente inadeguati ma di buon cuore, tanto da rinunciare al credito e permettere così a Fanny e a Edoardo di coronare il loro sogno d’amore. Molto bene il Norton di Filippo Quarti, baritono di buona sonorità e timbrica. Completa il cast Cristiana Faricelli in Clarina.
Molto bene l’Orchestra Conservatorio “Verdi” di Milano altrettanto ottimamente diretta da Margherita Colombo.
Peccato per la scarsa affluenza di pubblico, che vuoi per la giornata infrasettimanale o per il titolo poco noto ha disertato un appuntamento che ha molto divertito.
Roberto Cucchi