PARIGI: Roberto Alagna in concerto – 10 dicembre 2021 a cura di Loredana Atzei

PARIGI: Roberto Alagna in concerto – 10 dicembre 2021 a cura di Loredana Atzei

  • 12/12/2021

Salle Gaveau, 10 dicembre 2021


“Dal Teatro all’Opera” è il tema portante di questo spettacolo, prodotto da Be Classical nell’ambito del progetto “Le Classique comme vous ne l’avez jamais vu”, e che segna il ritorno del tenore Roberto Alagna alla Salle Gaveau, dopo venti anni dal suo Recital del 2001 immortalato nel DVD “Live in Paris”. La sala appare immediatamente come un luogo intimo dall’acustica straordinaria. Non ci sono microfoni sul palco ma ogni nota riempie il Teatro. L’atmosfera è resa ancora più preziosa dalla scenografia curata dallo “Studio épatant et Collectif Scale”. Un’installazione artistica capace di creare un sofisticato gioco di luci che scende a cascata verso la platea.

Il pubblico viene così avvolto da un’esperienza multisensoriale mentre il palco si veste di colori per esaltare in modo appropriato ogni esecuzione. La serata viene introdotta da Jesse Mimeran, tenore, direttore artistico e produttore, che la descrive come la realizzazione di un sogno per tutti quelli che hanno seguito la carriera di Alagna sin dagli esordi. Un invito a cui il pubblico non ha saputo resistere riempiendo quasi interamente la sala. E, in momenti travagliati come quelli che stiamo vivendo, questo è un importante riconoscimento per il cantante ma anche un importante segnale di vitalità per l’opera.

La bacchetta è quella di Mathieu Herzog (direttore e compositore con all’attivo più di mille concerti nei più grandi teatri mondiali) che dirige con precisione l’ “Ensemble Appassionato”, un gruppo di musicisti giovani ed eclettici che spaziano dalla musica classica al jazz. Un’orchestra capace di seguire accuratamente l’interpretazione del cantante incollandosi letteralmente alla voce in alcuni passaggi salienti, con attacchi sempre perfetti e con una grande complicità sul palco, come nel momento in cui il Direttore dà la battuta nei recitativi all’inizio della ballata del duello. La scelta delle parti esclusivamente orchestrali è originale. A cominciare dall’esecuzione del tema di Cyrano De Bergerac, il film capolavoro di Jean-Paul Rappeneau con il grande Gérard Depardieu in quello che secondo me è il suo ruolo più bello e più riuscito.

Roberto Alagna – Foto RAOff

Si procede poi con l’Ouverture del Don Giovanni e l’intermezzo della Fedora ma è con il brano di apertura della Luisa Miller che l’Orchestra dà il meglio di sé ottenendo un riscontro nel pubblico straordinario e applausi lunghi ed entusiastici. Il programma è vario, in gran parte inedito e tutto teso a rimarcare la stretta connessione tra teatro di prosa e opera lirica dove quest’ultima si mostra capace di sublimare tutte le emozioni.  La musica e il canto, quindi, come forme d’arte complete capaci di arrivare al cuore e spiegare l’animo umano ancor più che le parole.

E questo è quello che Alagna porta in scena immediatamente.  A partire dalla scelta di cominciare il recital con quello che è un vero e proprio manifesto dell’opera verista: il Prologo da “Pagliacci” di Leoncavallo, in cui si riafferma con prepotenza la verità dell’uomo sulla finzione dell’attore…  Perché in fondo calcare il palcoscenico significa mettere a nudo i propri sentimenti ed è sotto questo aspetto che si crea quel sottile velo di divisione che separa la persona dal personaggio.  Un velo che a volte può essere stracciato rendendo difficile per il pubblico capire dove inizia l’uno e finisce l’altro.

Benché sia un brano per baritono Alagna lo risolve bene mostrando una grande solidità nei registri centrale e grave, una parola scandita alla perfezione accompagnata con morbidezza e una sensibilità accentuata. In “Al par di voi respiriamo l’aere…” ci dà modo di apprezzare il registro acuto e la grande tenuta dei fiati. Il resto del recital è quindi un omaggio ai grandi personaggi della letteratura come, appunto, il Cyrano di Rostand  nella splendida, difficile e raramente rappresentata opera di Alfano.

Roberto Alagna – Foto JF Desjacques

Alagna si esibisce quindi in “Je jette avec grâce mon fetre”. Un ruolo, quello di Cyrano, che ha portato in scena con successo all’Opéra National de Montpellier e al Metropolitan e che gli si addice particolarmente, dandogli modo di mostrare sia l’aspetto gioviale e guascone che quello sentimentale e tragico, dell’abile poeta spadaccino che nasconde, dietro la plateale aggressività e l’ironia tagliente, una profonda insicurezza e i più nobili ideali d’amore. Si passa quindi all’Iphigénie en Tauride di Gluck ispirato per la sua opera dall’omonimo dramma in prosa di Claude Guimond de la Touche con “Unis dés la plus tendre enfance”.  Pylade dichiara il suo orgoglio nel morire insieme ad Orest memore di un’amicizia che dura dall’infanzia. La dolcezza del legato e le sfumature interpretative mantengono alta la tensione drammatica senza forzature.

Conclude la prima parte della serata “Source Délicièuse”. La splendida aria del Polyeucte di Gounod, che prende spunto dal dramma di Pierre Cornèille, viene interpretata in modo divino con la morbidezza del fraseggio e l’immancabile sfolgorio di acuti. Ma il meglio deve ancora arrivare. La seconda parte si apre con un altro dei suoi cavalli di battaglia. La celebre aria tratta dalla Luisa Miller “O fede negar potessi…Quando le sere al placido” che il tenore esegue arricchendola di colori e con un controllo vocale eccezionale capace di sostenere a lungo “Ah mi tradia…” della prima parte, esibendosi quindi in pianissimi eterei, per poi rinforzarli ancora nell’impeto rabbioso dell’amante che si crede tradito. Evoluzioni degne di una vera e propria “montagna russa” vocale che solo un controllo perfetto del fiato e dell’appoggio possono assicurare.

Tutto questo unito alla straordinaria capacità di rendere vivo il personaggio. Con i suoi dubbi, le sue passioni, i suoi affetti. Si capisce che lo studio parte da lontano e che ciò che porta sul palco è frutto di un’elaborazione complessa, non solo della parte musicale, ma anche di approfondimento di quell’aspetto umano senza comprendere il quale non si possono trasmettere le emozioni al pubblico. E che questo studio porti ai migliori risultati lo ha dimostrato nel tempo con tutte le opere in cui ha impresso in modo indelebile la sua personalità. Ruoli come quello di Alfredo, Roméo, Cavaradossi, Werther…e ancora Cyrano, tanto per citarne alcuni, su cui ha apposto il sigillo.

Qui lo dimostra un’ennesima volta dando corpo e sentimenti a Loris Ipanoff nel lungo brano tratto da Fedora, “Mia madre…vedi io piango” in cui si viene completamente travolti dalla tragedia del Conte che tradito diventa un omicida, e si comprende la sua sofferenza e la sua nobiltà.  Uno di quei momenti in teatro che accadono raramente in cui il tempo sembra fermarsi, i colori diventano più intensi, il cuore batte più forte e il pubblico rimane con il fiato sospeso completamente ammaliato. Con queste premesse il debutto nella “Fedora” tratto dal dramma di Victorien Sardou, e previsto per il prossimo anno alla Scala di Milano, si preannuncia come un evento eccezionale.

Roberto Alagna – Foto Etienne Villotte

Con “Giulietta son io” da Giulietta e Romeo di Zandonai ritorna e ci offre un’interpretazione bella e straziante,  per poi riprendere con un altro di quei ruoli in cui non finisce di stupire. L’Otello di Verdi con “Ora e per sempre” che conclude di fatto il programma ufficiale con la celebrazione di uno dei più grandi scrittori teatrali di sempre: William Shakespeare. Ma il pubblico, non pago, richiede insistentemente i bis che la generosità del cantante non esita a concedere. Chi si aspettava una serie di brani tra i più inflazionati o appartenenti al repertorio tradizionale sarà restato deluso perché la scelta del tenore è stata di grande spessore come del resto l’intero concerto.

A cominciare dall’aria di Rodrigo tratta da Le Cid di Massenet: “Ou souverain, ou juge, ou père”, continuando con “E lucevan le stelle” da Tosca con l’esecuzione di un commovente legato su “le belle forme disciogliea dai veli…” concluso con un pianissimo che ha elettrizzato la platea, per poi terminare con il finale di Otello: “Niun mi tema”. Un’aria perfetta per un tenore lirico capace di mostrare tutta la fragilità del guerriero sconfitto che ha perso tutto e si prepara, per ultimo, a perdere anche la vita. E lo fa con una voce dotata di eccezionale musicalità, di una gamma infinita di colori e con dei diminuendo ricchi di enfasi; gli occhi chiusi, l’espressione sofferente. Un dolore mai gridato ma che trafigge il cuore, fino all’ultimo dolorosissimo gemito e quella parola “ba-cio”, interrotta da una pausa, in cui la mano dal petto cade lentamente fino ad essere completamente rilasciata sull’ultima sillaba. Si spegne il respiro e sopraggiunge la morte. Anche in questi piccoli dettagli c’è il tocco e il lavoro incessante dell’artista.

Potrebbe sembrare la fine di tutto ma una vera standing ovation lo richiama per ben due volte sul palco. Ripeterà il Prologo e concluderà con “O la ricchezza di la so mammuccia”, una ninna nanna corsa eseguita a cappella. Un momento unico di grande suggestione a suggello di un evento indimenticabile. Sono quindi passati vent’anni dal primo Recital di Roberto Alagna alla Salle Gaveau e resta invariata la bellezza del timbro, la facilità di emissione, la potenza e la grande comunicatività. Con l’esperienza gli si può riconoscere di aver superato una certa e giustificata esuberanza giovanile a favore di una ancora maggiore attenzione all’introspezione e all’interpretazione, evidentemente ottenuta grazie ad una ricerca continua. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Un tenore che ha ben oltre 30 anni di carriera e che è ancora saldamente sulla cresta dell’onda. Speriamo per tanti anni ancora.

Loredana Atzei

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