PIACENZA: La favorita – Gaetano Donizetti, 18 febbraio 2022 a cura di Roberto Cucchi
LA FAVORITA
dramma in quattro atti di Alfonso Royer e Gustavo Vaëz
versione ritmica italiana di Francesco Jannetti
Direttore Matteo Beltrami
Regia Andrea Cigni
Personaggi e Interpreti:
- Alfonso XI Simone Piazzola
- Leonora di Gusman Anna Maria Chiuri
- Fernando Celso Albelo
- Baldassarre Simon Lim
- Don Gasparo Andrea Galli
- Ines Renata Campanella
Scene Dario Gessati
Costumi Tommaso Lagattolla
Luci Fiammetta Baldiserri
ORCHESTRA FILARMONICA ITALIANA
CORO DEL TEATRO MUNICIPALE DI PIACENZA
maestro del coro Corrado Casati
NUOVO ALLESTIMENTO
coproduzione
Teatro Municipale di Piacenza
Teatro Regio di Parma
Teatro Municipale di Piacenza, 18 febbraio 2022
Ancora una volta il teatro di regia riesce nell’intento di far parlare di sé, perché al di là del bene e del male (per citare F.Nietzsche), se c’è qualcosa di cui il teatro ha davvero bisogno più d’ogni altra è proprio che se ne parli. La conditio sine qua non è che vi siano due o più punti di osservazione discordanti. Molti applaudono, altri contestano con sonori buuuh, la maggior parte subisce. I buuuh: personalmente li preferisco agli applausi di rito, quelli in cui le chiamate non partono dal pubblico ma dal palco con ripetute aperture di sipario non richieste che costringono la platea a restare inchiodata alla poltrona per tributare un successo che in realtà non c’è stato. Il teatro non può e non deve essere questo.
A quelli passivi, quelli che invece subiscono, quelli più abituati al vecchio 4:3, piuttosto che alla partecipazione attiva, dico che esiste ancora il 16:9 delle programmazioni televisive, utili perlopiù a prendere sonno e a credere in tal modo di poter mantenere una qualche forma di connessione col mondo, pur restando nella solitudine delle mura domestiche. Per coloro che invece amano la convivialità, lo spettacolo dal vivo, con i vivi… esiste il teatro. Il teatro dove andare per assistere a tutte quelle rappresentazioni che arricchiscono il proprio bagaglio culturale, il teatro che offre spunti di riflessione, il teatro che emoziona, il teatro dove mostrarsi in un look di personalissima scelta o d’ultimo grido. Alta moda o casual che sia, abbiamo tutti in comune una cosa sola: indossiamo delle maschere dietro le quali si cela la vera essenza della persona.
Di qui le verità nascoste fonte di ispirazione della regia di Andrea Cigni. Il sipario si apre sulla sinfonia: sei teche espongono i costumi dei protagonisti. Ci troviamo nello spazio di un teatro anatomico (per meglio capirci, di quelli dove si eseguono autopsie in presenza dei laureandi), gli inservienti (i macchinisti) portano in scena i primi due protagonisti coricati su di un tavolo autoptico, gli studenti (il coro) assistono e si troveranno presto ad analizzare e a giudicare dagli spalti. È il caso di dire che l’abito fa il monaco. I protagonisti si rianimano per raccontarsi, esponendo le verità (appunto, nascoste) o, indossando gli abiti esposti nelle teche, per interpretare il ruolo che la vita ha loro assegnato, sia esso quello del re, dell’amante, del monaco, ecc. È una regia che pretende, e che pretende molto da una provincia che da quarant’anni non vedeva rappresentata La favorita e che forse avrebbe preferito una versione tradizionale (per poi magari tacciarla di vecchio, di muffo e di stantio). Il linguaggio del teatro fortunatamente è qualcosa di vivo e si evolve così come ad evolversi è tutto il resto delle cose del mondo. Il mio pensiero è che, se anche non proprio tutto sia stato risolto nel migliore dei modi, sia uno spettacolo che merita attenzione.
Effettuati gli opportuni tagli alla versione italiana di Francesco Jannetti, la proposta del maestro Matteo Beltrami ci giunge dal podio densa di tutte quelle virtù che lo caratterizzano. Parliamo come sempre dell’immancabile chiarezza del gesto, del suo consueto supporto al palco, ma ancora meglio, possiamo parlare dell’ottima tenuta in uno stato di concentrazione tale da restituire un suono sempre pulito, tempi ben misurati e coerenti con lo svolgimento del dramma in scena.
L’Orchestra Filarmonica Italiana, ha ormai raggiunto uno standard qualitativo di tutto rispetto e obbedisce egregiamente all’esigente bacchetta. Molto bene il Coro del Teatro municipale di Piacenza istruito dall’esperienza del maestro Corrado Casati.
L’interessante scena di Dario Gessati è costituita dall’unica ambientazione (il teatro anatomico) in cui gli spalti a semicerchio si spezzano in quattro parti, per scomporsi e ricomporsi muovendosi su binari circolari (azionati dalla spinta manuale degli attrezzisti nascosti all’interno), andando così a creare diverse prospettive dello stesso spazio. Ottime le luci di Fiammetta Baldiserri. I costumi di Tommaso Lagattolla collaborano nel dislocare la vicenda fuori dal tempo e dal luogo in cui coesistono i defunti, cui viene praticata la particolare forma di autopsia, i quali vestono pressoché allo stesso modo di chi assiste: ci troviamo in una realtà parallela? E’ forse il giorno del giudizio universale? È uno spazio fittizio, interiore? Persino i costumi tradizionali, (maschere o patologie che hanno portato in scena il dramma delle vite dei protagonisti) non nascono con l’intento di voler indicare origini, luoghi o date.
Grande padronanza di mestiere nel saper stare in scena da parte del mezzosoprano Anna Maria Chiuri che compensa sapientemente talune lacune vocali con notevoli doti attoriali. La sua Leonora di Gusman è un personaggio a tal punto credibile da risultare veritiero e fortemente appassionato. È il baritono Simone Piazzola a prestare la voce ad Alfonso XI con un bel fraseggio, con la musicalità e il timbro vellutato e corposo. Il tenore tinerfeños Celso Albelo ha tutti i suoni in maschera, e come si dice in gergo nasaleggia, ma valgono anche per lui la buona musicalità ed un ottimo fraseggio, oltre ai notevoli sovracuti che gli sono valsi un lungo applauso a scena aperta. Il basso coreano Simon Lim si esibisce in Baldassarre con l’imponenza di una voce sonora, ben impostata e udibile in tutto il registro. Corrette le prestazioni del tenore Andrea Galli in Don Gasparo e del soprano Renata Campanella nel ruolo di Ines.
Teatro all’80-90% della capienza massima, i soliti controlli green-pass e un buon coinvolgimento del pubblico che certo avrà di che discutere nei giorni a venire.
Roberto Cucchi