PIACENZA: Otello – Giuseppe Verdi, 17 dicembre 2023 a cura di Nicola Salmoiraghi
OTELLO
Giuseppe Verdi
su libretto di Arrigo Boito, tratto dall’omonima tragedia di Shakespeare
La prima ebbe luogo a Milano il 5 febbraio 1887 nell’ambito della stagione di Carnevale e Quaresima del Teatro alla Scala
Direttore Leonardo Sini
Regia Italo Nunziata
Personaggi e Interpreti:
- Otello Gregory Kunde
- Jago Luca Micheletti
- Cassio Antonio Mandrillo
- Roderigo Andrea Galli
- Lodovico Mattia Denti
- Montano Alberto Petricca
- Un araldo Eugenio Maria Degiacomi
- Desdemona Francesca Dotto
- Emilia Carlotta Vichi
scene Domenico Franchi
costumi Artemio Cabassi
luci Fiammetta Baldiserri
ORCHESTRA DELL’EMILIA-ROMAGNA ARTURO TOSCANINI
CORO DEL TEATRO MUNICIPALE DI PIACENZA
maestro del coro Corrado Casati
VOCI BIANCHE DEL CONSERVATORIO NICOLINI
maestro del coro voci bianche Giorgio Ubaldi
NUOVO ALLESTIMENTO
coproduzione
Teatro Municipale di Piacenza
Teatro Comunale Pavarotti-Freni di Modena
Teatro Municipale Romolo Valli di Reggio Emilia
Teatro Coccia di Novara
Teatro Sociale di Rovigo
Teatro Municipale, 17 dicembre 2023
Il Teatro Municipale di Piacenza festeggia i suoi primi 220 anni e lo fa alla grande, inaugurando la sua Stagione lirica 2023/24 con una nuova produzione di Otello. L’ardimentosa e bravissima Cristina Ferrari, Direttore e direttore artistico del Teatro, non si sgomenta davanti a nulla, e, collaborando brillantemente con gli altri Teatri del Circuito Emiliano, non teme le sfide. Dopo l’ultimo, riuscitissimo Don Carlo, ecco quindi questo estremo capolavoro verdian-shakespearian-boitiano, un titolo da far tremare le vene ai polsi.
La prima scommessa vinta è quella di aver affidato la parte musicale alla bacchetta emergente del giovane e talentuoso Leonardo Sini. Alla guida dell’Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini, in grande spolvero, il Maestro Sini è stato, almeno per me che lo ascoltavo per la prima volta, una piacevolissima scoperta. Di una partitura di tale straordinaria complessità ha offerto una lettura di smagliante teatralità, tanto nelle accensioni corrusche quanto nelle distese oasi liriche, tratteggiando un discorso musicale di lucidissima coerenza e sorprendente maturità espressiva. Colori, tempi, intensità e coinvolgente emozione nel dipanare le trame dell’arazzo musicale verdiano, tutto dosato alla perfezione e con peculiare personalità. Davvero una prova di eccellente livello, sempre attentissima, oltretutto, al palcoscenico, in mutuo scambio di intenzioni.
Palcoscenico su cui abbiamo ritrovato l’incredibile personalità artistica e vocale del veterano Gregory Kunde nel ruolo del Moro (qui un po’ “abbronzato” era, e meno male…); una carriera che ha ormai del miracoloso la sua, ma dal momento che io ai miracoli credo assai poco, qui si tratta di tecnica, serietà professionale, dominio di uno strumento solidissimo e gestito alla perfezione. Dopo decenni di carriera che lo hanno portato dall’essere tenore rossiniano e belcantista ai ruoli più onerosi del repertorio drammatico, e alla vigilia, l’anno prossimo, delle 70 primavere, è stupefacente la granitica luminosità degli acuti intemerati tanto quanto la saldezza del registro centro-grave. L’interprete è partecipe, convincente, emozionante e la dolentissima e piagata resa di “Dio mi potevi scagliar”, tanto per citare un momento tra i tanti, resterà a lungo nella memoria. Ancora un artista di riferimento per questo ruolo monstre.
Come artista di altissimo livello è anche Luca Micheletti, ad ogni prova in cui lo ascolto sempre di maggiore sbalorditiva bravura. Il suo Jago è il fascino discreto del male, che a volte si nasconde tra le pieghe di un volto bello e insolente e le più melliflue cortesie. Attore formidabile, Micheletti è cantante di altrettanta bravura; voce di colore prezioso, timbrata, ampia, risonante in acuto e pastosa nel centro. Non c’è una parola, una frase, un’intenzione, una tinta che siano buttate vie. Tanto nei momenti solistici e che nei confronti con gli altri personaggi, sfodera la stoffa del mattatore. E se il suo “Credo”, irridente vangelo nichilista ti inchioda alla sedia, il duetto con Otello alla fine del secondo atto, in gara di bravura con Kunde, incendia platea, palchi e gallerie del Municipale, con un applauso che si trasforma in clamorosa acclamazione per entrambi.
Bravissima anche Francesca Dotto, Desdemona intensa e risoluta, lontana dal cliché della vittima rassegnata e un po’ oca. La sua è una donna adulta, consapevole e sicura di sé, e questo passa attraverso, oltre che ad una credibilissima presenza scenica, ad un canto tecnicamente ferrato, di morbida eppur imperiosa eloquenza. Il fraseggio è sensibile a appassionato, gli acuti emessi con sicurezza. La sua grande scena in apertura di quarto atto è stata cesellata in un variegato caleidoscopio di colori e trasalimenti. Una prova nel complesso di incantevole, affascinante musicalità e palpitante verità interpretativa.
Convincente la rimanente locandina: Carlotta Vichi (Emilia), Antonio Mandrillo (Cassio), Alberto Petricca (voce interessante, Montano), Mattia Denti (Lodovico), Andrea Galli (Roderigo), Eugenio Maria Degiacomi (Un araldo).
Buona la prova del Coro del Teatro Municipale di Piacenza, preparato da Corrado Casati, e delle Voci bianche del Conservatorio Nicolini, diretto da Giorgio Ubaldi.
Il nuovo spettacolo con la regia di Italo Nunziata ha il pregio della fluidità (un solo intervallo e pareti scorrevoli a definire gli ambienti, scene efficaci all’uopo di Domenico Franchi) e di raccontare con chiarezza drammatica la vicenda. L’azione è trasportata più o meno all’epoca della composizione dell’opera, per cui gli anni Ottanta dell’Ottocento, e i costumi, belli e accurati, di Artemio Cabassi la incorniciano a dovere.
Teatro gremitissimo ed entusiasmo al calor bianco. Ancora una volta il Teatro Municipale di Piacenza ha fatto centro.
Nicola Salmoiraghi