PIACENZA: REQUIEM in DO minore per coro misto e orchestra – 31 marzo 2023 a cura di Nicola Salmoiraghi
Luigi Cherubini
REQUIEM in DO minore
per coro misto e orchestra
Cattedrale di Piacenza, 31 marzo 2023
La Fondazione Teatri di Piacenza, in collaborazione con la Diocesi Piacenza-Bobbio, ha presentato, nella splendida cornice dell’antica Cattedrale di Piacenza, un’esecuzione del Requiem in do minore per coro misto e orchestra di Luigi Cherubini, preceduto dalla breve composizione contemporanea di Federico Perotti, organista titolare della Cattedrale piacentina, intitolata Room ninety-seven.
Il Requiem di Cherubini fu composto dall’autore nel 1816 ed eseguito per la prima volta il 21 gennaio 1817, commissionato, in piena restaurazione monarchica, da Re Luigi XVIII per commemorare l’uccisione durante la Rivoluzione di Luigi XVI.
Non prevede voci solistiche ma solo corposa partecipazione corale, su una musica di misurata, marmorea bellezza, che alterna momenti di vibrante accensione sonora (come il Dies irae o il fervido Offertorium) ad altri di sospesa, impalpabile delicatezza (Pie Jesu, la conclusione del finale Agnus Dei).
Il gradevole pezzo di Perotti è basato su una Passacaglia di Bernardo Storace, il cui basso viene ripetuto novantasei volte variandolo, sino ad arrivare appunto alla Stanza novantasette di questa architettura sonora, che si conclude con una coda non più sopra il basso.
Alla guida dell’Orchestra Filarmonica Italiana – il concentrato Coro del Teatro Municipale era come sempre preparato da Corrado Casati – il Maestro Matteo Beltrami, reduce dal recente grande successo del Trovatore proprio a Piacenza, dopo aver donato il giusto ritmo danzante al brano di apertura del concerto si è dedicato con passione al Requiem – da lui già diretto al Teatro Lirico di Cagliari – musica che ama particolarmente e di cui si assume il compito di esaltare il valore.
Fatta la tara all’inevitabile riverbero tipico delle esecuzioni musicali in chiesa, soprattutto se di queste dimensioni e altezza, Beltrami ha offerto una lettura di questo tutto sommato misconosciuto gioiello cesellata e attenta agli equilibri sonori, mettendone in risalto il levigato fascino neoclassico ma anche l’inesprimibile fuoco sotterraneo che tende all’Assoluto, all’ineffabilità dell’Altrove. Meditata e ricercata bellezza di suono e sensibile profondità di scavo interpretativo. Eccellente resa di una pagina musicale che ha infatti sollecitato l’attenzione dei grandi, da Toscanini a Giulini a Muti.
Il Maestro, l’Orchestra e il Coro hanno offerto al pubblico plaudente che gremiva la Cattedrale un bis del “Lacrymosa” che chiude il Dies irae.
La suggestiva regia luci che valorizzava le preziosità dell’architettura della Cattedrale, accompagnando con intelligenza i momenti dell’esecuzione, era di Michele Cremona.
Nicola Salmoiraghi