PISA: Napoli milionaria – Nino Rota, 20 marzo 2022 a cura di Loredana Atzei
Progetto LTL Opera Studio
NAPOLI MILIONARIA
dramma lirico in tre atti di Eduardo De Filippo, tratto dalla sua omonima commedia
musica di NINO ROTA
Edizioni Schott Music GmbH & Co KG, Mainz – sub-editore per l’Italia Sugarmusic SpA – Edizioni Suvini Zerboni, Milano
La scelta degli interpreti che si alternano nelle varie recite (qui riportati in ordine alfabetico) è il risultato del Progetto LTL Opera Studio 2019
direttore Jonathan Brandani
regia Fabio Sparvoli
Personaggi e Interpreti:
- Gennaro Iovine Salvatore Grigoli
- Amalia, sua moglie Elena Memoli
- Maria Rosaria, figlia Gesua Gallifoco
- Amedeo, figlio Andrea Galli
- Errico “Settebellizze” Alessandro Fantoni
- Peppe ‘o cricco Yuri Miscante Guerra
- Riccardo Spasiano, ragioniere Lorenzo Liberali
- Federico Niccolò Casi
- ‘O miezzo Prevete Alessandro Ceccarini
- Pascalino ‘o pittore Mauro Secci
- Il Brigadiere Ciappa Gianluca Tumino
- Johnny, sergente americano Aran Matsuda
- Adelaide Schiano Antonia Fino
- Assunta, sua nipote Rebecca Pieri
- Donna Peppenella Adina Vilichi
- Donna Vincenza Maria Chiara Vigoriti
- Rituccia, l’ultima figlia di Gennaro (7 anni) Chiara Muzzioli Viviani
scene Alessandra Torella
costumi Alessandra Torella, ripresi da Rosanna Monti
luci Marco Minghetti
OGI – Orchestra Giovanile Italiana
Ensemble vocale del progetto LTL Opera Studio diretto da Riccardo Mascia
allestimento del Teatro del Giglio di Lucca (anno 2013)
coproduzione Progetto LTL Opera Studio (Teatro Goldoni di Livorno, Teatro del Giglio di Lucca, Teatro di Pisa)
Teatro di Pisa, 20 marzo 2022
Si dice “Napoli milionaria” e subito si pensa ad Edoardo De Filippo. Tutti conoscono il film che ha diretto ed interpretato, molti ricorderanno la commedia teatrale, pochi invece assoceranno questo titolo al dramma lirico in tre atti musicato da Nino Rota e che ha debuttato a Spoleto con protagonisti cantanti del calibro di Giovanna Casolla, Mariella Devia, Silvano Pagliuca, e che poi è stata per tanto tempo colpevolmente dimenticata.
Il titolo è poco noto, poco rappresentato, e, nonostante la bellezza delle musiche di Nino Rota, la prima dell’Opera nel ‘77 non è esente da difetti e non riscuote il successo sperato.
Ma nel 2013 il Teatro del Giglio scommette su quest’Opera e produce un allestimento di grande successo che viene ripreso nell’attuale coproduzione Progetto LTL Opera Studio (Teatro Goldoni di Livorno, Teatro del Giglio di Lucca, Teatro di Pisa) e che vede di nuovo come capofila il Teatro del Giglio.
E il successo si ripete.
Protagonista è la famiglia Iovine formata dal capofamiglia Gennaro, da sua moglie Donna Amalia e da tre figli.
Gennaro, di professione tranviere, è stato licenziato come tanti e, come tanti, non è in grado di mantenere la famiglia.
La guerra è alle porte. Di fronte alla fame bisogna industriarsi e Amalia ricorre alla borsa nera in combutta con Don Errico detto “Settebellizze”.
I due sono simili, ragionano allo stesso modo, sono lupi in un mondo di pecore di cui si approfittano senza troppi scrupoli.
Alla fine del conflitto si ritrovano ricchissimi e poverissimi allo stesso tempo.
Ricchi di soldi, miserabili nell’anima.
Dalla guerra hanno tratto solo benefici, compreso il loro amore consumato a Villanova. Una passione di cui tutti sono al corrente.
Tutti, tranne il marito deportato e disperso: il povero Gennaro che al suo ritorno si sente spaesato ed estraneo nella sua stessa casa mentre dentro di sé porta vividi gli orrori della guerra.
Intorno alla famiglia Iovine si muovono i tanti personaggi del quartiere: gli amici, il Brigadiere che li sospetta di loschi traffici e, con lo sbarco degli alleati, la casa si anima anche di giovani soldati e di musiche e balli americani. La gioventù reclama i suoi spazi e le sue rivalse.
Il regista Fabio Sparvoli prende un’Opera che nella messa in scena di Spoleto ricordiamo statica e confusa, quasi soffocante, e le infonde vitalità, passione, crudezza. Alterna in modo perfetto i momenti comici con quelli drammatici, cura il gesto scenico e lavora con gli artisti in modo certosino anche sui personaggi di contorno che perdono il loro status di macchiette e assurgono così alla dignità di uomini e donne vere.
Ognuno è un piccolo ma fondamentale tassello di un mosaico la cui bellezza, e il significato profondo, è determinata da tutto il suo insieme.
A sipario chiuso risuona l’ouverture. Un incipit lirico di forte impatto drammatico a cui fa seguito una musicalità partenopea che ci trasporta nei vicoli di Napoli.
Il Direttore Jonathan Brandani, che ha compiuto una grande ricerca sull’opera arrivando a scoprire anche delle modifiche successive alla “prima” Spoletina, dirige con sensibilità un’ Orchestra Giovanile Italiana (OGI) incredibilmente amalgamata e sempre precisa. Dolce e delicata nei momenti sentimentali, brillante in quelli comici, impattante in quelli tragici. Esemplare l’esecuzione del bombardamento sulla città. Persino il pezzo dell’intonaco che si stacca dal tetto cade al tempo giusto, facendo sussultare il pubblico in un momento di forte realismo.
Le scene semplici e funzionali di Alessandra Torella sono esaltate dalle luci di Marco Minghetti capaci di creare sempre il giusto climax e sottolineare la centralità dei momenti culminanti.
Il tutto valorizzato dai costumi della stessa Torella ripresi da Rosanna Monti.
L’ambientazione del primo atto è quella di una casa povera, dalle mura piene di crepe, gli abiti sono semplici, la gente che la abita è povera. Ci si arrangia per sopravvivere. Sullo sfondo una porta a vetri che dà sul vicolo e attraverso la quale si intravede la gente passare, ma anche lo scoppio dei mortai, le fiammate delle esplosioni, il fumo che si innalza dalle case bombardate.
Al centro un tavolo, poche sedie, e a sinistra un letto a suo modo protagonista anch’esso.
È sotto il letto che viene nascosta la merce. È vicino al letto che Don Errico si dichiara a Donna Amalia. È sopra il letto che Don Gennaro si finge morto per ingannare il brigadiere e impedire la perquisizione in casa, e infine è su quello stesso letto che Maria Rosaria si concederà, per ripicca nei confronti della madre, al soldato Johnny.
Nella parte di Gennaro Salvatore Grigoli. Bella voce di baritono, calda ed espressiva. L’artista abbraccia totalmente il personaggio, con dei tempi comici straordinari, sempre sorretto da tutti i comprimari che nel teatro comico, si sa, sono fondamentali.
Tanto è divertente nel primo atto quanto è drammatico nel terzo. La sua correttezza e perfino il suo dolore sono motivo di divertimento per amici e parenti. È sbeffeggiato, isolato, spaesato in una festa che non lo riguarda, con una moglie che non lo accoglie, in un mondo che lui non riconosce più. Le risate che lo accompagnano accentuano la sua solitudine. Quella di un uomo che non è mai tornato dal fronte.
La protagonista femminile è il soprano Elena Memoli che conferisce ad Amalia una voce dalle mille sfumature, capace di grandi virtuosismi unita ad evidenti doti recitative. Brava nei siparietti comici, lirica nei duetti d’amore, straziante mentre si avvicina lentamente al figlio morto al centro del palco, accarezzando con gesto compulsivo la pelliccia che indossa, quasi a cercare sicurezza in un mondo, il suo, che è crollato all’improvviso.
La luce li illumina, madre e figlio, in una scena tragica in cui Amalia diventa il simbolo del dolore di tutte le madri del mondo.
Amedeo è il primogenito che sceglie la strada del crimine, ed è ben interpretato dal tenore Andrea Galli.
Maria Rosaria è la figlia femmina, abbastanza grande per fare tutte le faccende di casa, ma sempre troppo piccola per prendere decisioni. Il soprano Gesua Gallifoco esprime questo ruolo con voce ampia e sicura nei rapporti di forza con la madre, contrapposto al profondo lirismo nel duetto d’addio con Johnny, interpretato con sentimento dal baritono Aran Matsuda. La sua interpretazione di “Piccola Butterfly” ha il fascino di un canto confidenziale dall’anima blues. Infine Chiara Muzioli Viviani interpreta la piccola Rituccia.
Il tenore Alessandro Fantoni interpreta Don Errico con l’aspetto convincente e i giusti modi di fare dell’uomo che si è fatto ricco in modo spregiudicato, uniti ad una calda voce insinuante e carica di sensualità che esprime nella bellissima aria “C’è sta tanta tristezza dint’a casa mia” e nel duetto con Amalia, “Villanova”.
Bravissime il contralto Antonia Fino nel ruolo di Adelaide Schiano e Rebecca Pieri nel ruolo della nipote Assunta capace di strappare sorrisi con la sua risata incontrollabile ma anche momenti di dolorosa riflessione. Quelli di una donna che sposata per procura non sa se considerarsi maritata, vedova o zitella.
C’è poi un nutrito numero di personaggi secondari a cui va riconosciuta buona parte del successo dell’opera soprattutto nei momenti d’insieme, come la divertentissima scena della veglia al morto quando ‘O miezzo Prevete, interpretato dal basso Alessandro Ceccarini, e Pascalino ‘O pittore, interpretato dal tenore Mauro Secci, si travestono da suore all’arrivo del brigadiere Ciappa interpretato magistralmente da Gianluca Tomino. E poi la scena del ballo con i soldati a ritmo del Boogie-Woogie colorata e spensierata come lo è inizialmente quella della festa di compleanno di Settebellizze dove sono presenti tutti, familiari, amici, conoscenti.
Troviamo dunque Peppe ‘O Cricco interpretato da Yuri Miscante Guerra, il ragioniere Riccardo Spasiano interpretato da Lorenzo Liberali, Federico interpretato da Nicolò Casi, mentre Donna Peppenella e Donna Vincenza sono interpretate rispettivamente da Adina Vilichi e Maria Chiara Vigoriti.
Il pubblico accoglie la fine dell’Opera tributando una decina di minuti di applausi calorosi e urla di “bravi” rivolti a tutti gli interpreti.
La “Napoli milionaria” messa in scena a Pisa fa rivivere sul palcoscenico una commedia tragica. Una di quelle vicende che, solo poco tempo fa, sembravano relegate ai libri di storia, o ai racconti dei nonni, e che invece oggi appaiono sempre più attuali.
Ma in fondo questa è la natura umana. Quella che Edoardo conosceva bene e che all’inizio del film omonimo lo porta a dire con atroce disincanto: “Ormai di storie nuove non ce ne sono più, capitano sempre storie vecchie agli uomini.” E la guerra con tutte le sue miserie, purtroppo, è una di queste.
Loredana Atzei