PISA, TEATRO VERDI – IL CONVITATO DI PIETRA DI GIACOMO TRITTO CONQUISTA IL PUBBLICO SCOSSO DAI FATTI DI PARIGI

PISA, TEATRO VERDI – IL CONVITATO DI PIETRA DI GIACOMO TRITTO CONQUISTA IL PUBBLICO SCOSSO DAI FATTI DI PARIGI

  • 19/11/2015

IL CONVITATO DI PIETRA

GIACOMO TRITTO

farsa in due atti, libretto di Giovanni Battista Lorenzi
revisione sull’autografo a cura di Roberto De Simone
editore Casa Musicale Ricordi, Milano

Direttore: Carlo Ipata
Regia: Renato Bonajuto

  • Don Giovanni: Vladimir Reutov 
  • Donna Anna: Ulloa Natalizia Carone
  • Il Commendatore: Ulloa Piotr Wolosz
  • Il Marchese Dorasquez: Javier Landete
  • La Marchesa Isabella: Elisabetta Farris
  • Lesbina: Gelsomina Troiano
  • Pulcinella: Daniele Piscopo
  • Bastiano: Marco Innamorati
  • Chiarella: Valentina Iannone

Coordinamento scenografico: Giacomo Callari e Enrico Spizzichino
Disegno luci: 
Michele Della Mea

Orchestra Arché

Produzione Teatro di Pisa

servizio di Stefano Mecenate

C’era un’aria diversa in teatro: tanta gente accorsa anche per l’invito del teatro a partecipare allo spettacolo serale “nonostante”, ma tanto silenzio; solo poche ore prima, a Parigi, un commando dell’ISIS aveva fatto una strage proprio in un teatro e adesso nello storico teatro Verdi quella gente veniva ad affermare il diritto alla normalità, rivendicando il ruolo fondamentale della cultura per la civiltà di un popolo.

Poi, dure e lapidarie, le parole del Presidente della Fondazione Teatro Verdi, Giuseppe Toscano, hanno tagliato quel silenzio “Come ha detto Giovanni Paolo II, non abbiate paura!”. Il resto del brevissimo ma incisivo discorso è scivolato via lasciando quelle parole come monito per i presenti ma anche come sfida per coloro che di questo terrore fanno un loro punto di forza; l’applauso liberatorio ha restituito al teatro il suo ruolo di luogo dedicato all’arte, al bello, ad una cultura da condividere.

03In programma, il secondo dei tre Don Giovanni che concludono la straordinaria avventura di “Una gigantesca follia – Don Giovanni festival” che ha rivisitato per tredici mesi la figura di questo emblematico personaggio attraverso la lirica, la prosa, il cinema, la letteratura e una serie di dialoghi interdisciplinari curati dall’Università di Pisa. Un progetto che è stato promossi e coordinato dal direttore artistico del teatro Verdi di Pisa, Marcello Lippi che ha fortemente voluto provare questa formula “corale” per coinvolgere davvero tutto il territorio intorno ad una idea che parte dalla musica per tornare alla musica dopo aver visitato ogni forma dell’arte.

Dopo il “Don Giovanni Tenorio o sia IL CONVITATO DI PIETRA” di Giuseppe Gazzanica, è stata la volta de “IL CONVITATO DI PIETRA” di Giacomo Tritto su libretto di Giovanni Battisti Lorenzi rappresentata per la prima volta durante il carnevale del 1783 al Teatro dei Fiorentini di Napoli. Del mito di Don Giovanni emerge prepotentemente il sostrato arcaico, in cui è centrale il tema della profanazione del regno degli estinti. La collaborazione fra Tritto e Lorenzi fece sì che l’ambientazione sivigliana diventasse un puro pro-forma, essendo tutta l’azione trasferita idealmente a Napoli, città dove all’epoca era ancora viva l’influenza del teatro spagnolo. Abbiamo quindi una forte connotazione dialettale e il ricorso a temi e schemi della Commedia dell’Arte. „Di fatto la maschera di Pulcinella prende qui il posto del mozartiano servitore Leporello, diventando il vero protagonista che, in un forte dialetto napoletano funge anche da “narratore” dei retroscena che riguardano il protagonista e da voce della coscienza popolare che analizza senza rispetto ma con molta sincerità, ironia ed un pizzico di disprezzo quel mondo di nobili e pseudonobili che abita qualunque città e si nutre di retoriche e di apparenze.

04«Si ride con questo “convitato” più di quanto si pensi – annota il M° Marcello Lippi nel programma di sala – ed è un riso liberatorio, che smitizza il protagonista e lo riporta a una popolarità irriverente della quale il popolo napoletano è sempre stato maestro»

Ma questa “farsa in due atti”, come enuncia il programma, si mostra con la saggezza antica del proverbio “Pulcinella si confessò burlando” anche se in questo caso la maschera partenopea funge da “confessore” di una serie di personaggi che si muovono scenicamente in uno spazio non definito perché quasi assente dalla vicenda.

05Un plauso al regista, Renato Bonajuto, che ha saputo dosare i colori e i sapori di quest’opera senza mai scivolare nel grottesco o nel cialtronesco; una misura tenuta sempre con attenzione che ha fatto, a mio avviso, il successo di quest’opera per nulla facile da raccontare. Ottima la direzione d’orchestra del M° Carlo Ipata che ha seguito con grande attenzione la partitura del Tritta guidando l’Orchestra Arché all’interno dei questa avvincente opera presentata a Pisa per la prima volta.

Indiscusso protagonista della serata, applauditissimo, il baritono Daniele Piscopo che ha interpretato magistralmente Pulcinella dando voce e corpo a questo personaggio che è l’anima saggia della storia e che l’attraversa per intero fungendo ora da spalla ora da protagonista rispetto agli altri personaggi, sempre con quel “qualcosa in più” che emerge anche quando sembra assumere posizioni più defilate. Una bella interpretazione quella di Piscopo che ha saputo cogliere lo spirito del personaggio così ben descritto dal libretto di Lorenzi dandogli quella modernità che lo allontana dalle movenze tipiche della Commedia dell’arte.

06Pregevole, nel suo ironico modo di leggere e cantare il personaggio, la prova della sannita Gelsomina Troiano che ha interpretato Lesbina, “fidanzata” di Pulcinella che viene sedotta da Don Giovanni che la illude di diventare “contessina”. Vocalmente interessante, timbro cristallino unito ad un’innata verve scenica, ha dato vita ad un personaggio gustoso e intrigante che ha strappato più di un applauso durante la rappresentazione.

Non da meno il basso Marco Innamorati, Bastiano il padre di Lesbina; ironia bonaria che veste questo sprovveduto personaggio facendone qualcosa in più di una macchietta proprio perché vittima di quel mondo ricco e superficiale che lo allontana dalla sua vera identità molto più positiva e piacevole.

Potente, austero e convincente il baritono Javier Landete nel ruolo del Marchese Dorasquez al quale si rivolgono per chiedere giustizia contro Don Giovanni sia Donna Anna che la Marchesa Isabella e Lesbina.

Interessante, pur con qualche riserva, il basso Piotr Wolosz, Il Commendatore.

07Bella la performance di Natalizia Carone, una raffinata Donn’Anna di pregio e di carattere, come pure quella di Elisabetta Fabbris, voce dotata di uno charme timbrico e di filati davvero pregevoli, la Marchesa Isabella sedotta e abbandonata da Don Giovanni a Napoli e da lei rincorso fino in Spagna. Voci di calibro che sanno imprimere ai personaggi una personalità spiccata così come il compositore aveva previsto per loro.

Altrettanto dicasi per la soprano Valentina Iannone, Chiarina la domestica di Donna Anna; non ha certo bisogno di essere presentata e sulla scena ha saputo dare al personaggio, apparentemente marginale, uno spessore di rilievo.

E veniamo al tenore moscovita Vladimir Reutov, Don Giovanni che mostra qualche difficoltà nel pur complesso ruolo di Don Giovanni: dopo un avvio alquanto incerto si riscatta con una prestazione in crescendo, penalizzata purtroppo da una dizione alquanto approssimativa e da una scarsa capacità di coinvolgimento.

Ultimo appuntamento sabato 21 novembre con IL CONVITATO DI PIETRA di Giovanni Pacini.

Stefano Mecenate

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