Senza cultura un popolo si abbruttisce
Intervista con Alberto Martini, Direttore del Teatro Ristori di Verona, primo violino e Direttore dell’orchestra I Virtuosi Italiani
6 novembre 2020
Il giorno 25 ottobre c’è stata l’ultima rappresentazione dello Stabat Mater di G.B.Pergolesi con il Teatro Coccia di Novara. Uno spettacolo che ha lasciato il segno, basti andare a leggere le molte recensioni positive, e che avrebbe dovuto replicarsi la settimana successiva a Verona al Teatro Ristori. Di fatto sono due le importanti realtà da Lei gestite: l’Orchestra de I Virtuosi Italiani, che tutti conosciamo bene, e appunto il Teatro Ristori. Avrebbe dovuto, ma di fatto con il DPCM si è decretata la chiusura di tutti i teatri a causa della pandemia da COVID-19.
– Qual è la sua personale opinione sulle decisioni prese dal Governo?
Una premessa doverosa: naturalmente comprendo molto bene la difficoltà per gestire una situazione così complessa. Detto ciò ritengo che le attività che svolgono i Teatri, i musicisti, gli artisti, donne e uomini di cultura in genere, non possano essere considerate superflue o secondarie, come, purtroppo, ho sentito affermare da rappresentanti politici e del governo italiano. Questa è una dimostrazione decisamente non tollerabile di ignoranza e mancanza di sensibilità. Nei mesi scorsi, parlo per il Teatro Ristori di Verona che mi onoro di dirigere e rappresentare, molti sono stati gli investimenti per adeguare il Teatro alle normative anti COVID-19, per far sentire il nostro pubblico tranquillo nell’assistere ai vari eventi in un luogo sicuro. I risultati si sono visti immediatamente e i concerti proposti hanno riscontrato sempre il tutto esaurito per i 200 posti disponibili. Del resto senza musica e cultura un popolo si abbruttisce. Come abbiamo visto durante il lungo lockdown iniziato lo scorso marzo, un grande ristoro è stato offerto proprio dalle iniziative di tanti musicisti e artisti. Musica, arte, cultura sono medicine per l’animo.
– Sono molti gli impegni cancellati e pensa che potranno in qualche modo essere ripresi in futuro?
Gli impegni cancellati sono stati moltissimi. Per una realtà come quella de I VIRTUOSI ITALIANI, che si fonda esclusivamente sulla propria attività è stato un vero tsunami. Già da marzo abbiamo dovuto subire la cancellazione di una tournée in Corea del Sud, molti concerti in Italia e in Europa, anche vari Festival estivi come per esempio quello straordinario de I SUONI DELLE DOLOMITI. Sembrava stessimo riprendendo un po’, poi le difficoltà per viaggiare anche in Europa l’aumento dei contagi ha fatto sì che si tornasse indietro. Veramente con grande dolore, ho dovuto prendere nei giorni scorsi, la decisione di rinunciare ad alcuni concerti in Europa con la grande Martha Argerich: le difficoltà di spostamento erano troppo complesse. Avremmo dovuto essere in Russia da fine novembre fino al 9 dicembre e ovviamente salterà anche questo tour. Malgrado tutto ciò, avevo deciso di riprendere la Stagione concertistica de I VIRTUOSI ITALIANI al Teatro Ristori, che avrebbe dovuto essere inaugurata proprio dalla bellissima edizione dello Stabat Mater di Pergolesi diretta da Matteo Beltrami a Novara. Quest’ultimo DPCM, purtroppo, ci ha tolto la gioia di riprendere l’attività nella nostra città, ma confidiamo nel futuro….
L’ultima delusione è proprio di questi giorni: la Provincia Autonoma di Bolzano aveva emanato una propria ordinanza con cui permetteva i concerti nelle sale fino a una capienza massima di 200 persone. Nemmeno a farlo apposta I VIRTUOSI ITALIANI avrebbero dovuto partecipare all’importante festival di musica contemporanea in 3 concerti. Alla vigilia del nostro primo concerto in trio invece, sono state bloccate tutte le attività anche lì. Questo implica un grande lavoro, tanto studio purtroppo non finalizzato da un’esecuzione pubblica. Voglio però mantenere la mia positività e sperare, anzi in questo sono fiducioso, di recuperare gli impegni sospesi a causa di questa pandemia. Il Teatro Ristori a breve si doterà della tecnologia per essere autonomo nelle riprese audio video e lo streaming: un upgrade che avevamo in programma, ma che avremmo dovuto realizzare in tempi tranquilli. Ora stiamo cercando di bruciare le tappe per essere pronti il prima possibile, spero fra una decina di giorni. Non ritengo lo streaming sostitutivo dello spettacolo dal vivo, del concerto in presenza di pubblico, ma in mancanza d’altro dobbiamo fare di necessità virtù. Il concerto dal vivo rimarrà sempre unico e insostituibile, per gli artisti, ma anche per il pubblico.
– Lo streaming è senz’altro un’ottima idea che porta innovazione e avvicina le persone al teatro, ma c’è il problema della monetizzazione del lavoro di tutte le parti in gioco, cosa non facile da mettere in pratica nel mondo del web dove tutto si vorrebbe fosse gratuito. Lei ha già pensato ad una strategia commerciale?
Diciamo che lo streaming è un’opportunità in questo momento. L’alternativa è quella di non fare nulla. Il problema, parlando da musicista, è la mancanza del pubblico, che è una parte fondamentale per la buona riuscita di un concerto o di uno spettacolo artistico in genere. In seconda battuta c’è il problema del ticketing: nella maggior parte dei casi le trasmissioni via web sono gratuite. Personalmente prendo ad esempio la Digital Cocert Hall dei Berliner Philharmoniker, in cui si possono vedere tutti i concerti della più conosciuta orchestra al mondo, pagando un biglietto. In questo caso la qualità è al top, sia per quanto riguarda la regia, che per l’audio e le immagini. Credo ci sia uno spiegamento di forze economiche piuttosto imponente, ma bisogna puntare in alto….
Ora ci stiamo informando su alcuni siti di vendita online per capire la possibilità di customizzare secondo le nostre esigenze l’interfaccia di vendita con l’obiettivo di comprendere la flessibilità e gli elementi di valore aggiunto della piattaforma. Inizialmente però, ci si dovrà porre sul mercato a titolo gratuito, stando molto attenti alla qualità di quello che si mette in rete, differenziando totalmente il prodotto da un concerto live.
– Molti teatri, tra i quali l’Arena di Verona, hanno optato per una stagione impostata su concerti lirici piuttosto che su produzioni operistiche. Una scelta che inevitabilmente ha tagliato fuori la quasi totalità degli artisti a beneficio dei “soliti noti”. Crede sia possibile lavorare in sicurezza pur mantenendo l’organico orchestrale al completo, le masse in scena e i solisti? Lei quali misure ha adottato in merito? Avete casi di contagio tra i colleghi?
Penso che per affrontare difficoltà della portata di quella che stiamo vivendo oggi dobbiamo cambiare completamente il nostro modo di pensare. Quello che prima era la normalità, ora non è più possibile. Cosa dobbiamo fare? Secondo me si devono trovare nuove soluzioni, nuove idee. Ritengo sia assolutamente possibile adeguarsi alle esigenze del momento, anche nell’affrontare le problematiche dell’opera lirica. Le regie ne dovranno tenere conto, ma anche Sovrintendenti e Direttori Artistici dovranno sforzarsi nel cercare alternative. Naturalmente ogni spazio ha le proprie prerogative e esigenza, ma se pensiamo all’Arena di Verona credo si abbia solo l’imbarazzo della scelta di come operare. Non sono del parere che gli eventi con “i soliti noti” come dice Lei, siano la strada giusta: la tecnica dell’evento con le superstar, che siano cantanti, solisti, direttori o orchestre, è bellissima, ma si esaurisce molto velocemente, è autocelebrativa. Credo che mai come in questo momento, abbiamo bisogno della classica goccia continua, per far crescere l’esigenza di musica e di cultura. Dobbiamo guardare al futuro, coinvolgere e valorizzare i giovani, ne abbiamo moltissimi che sono delle vere eccellenze. Pensiamo per esempio alle due giovani soliste dello Stabat Mater Mariam Battistelli e Aurora Faggioli. Ad aprile scorso abbiamo deciso di cambiare l’assetto tradizionale del Teatro Ristori di Verona, mettendo il palco al centro. Facendo questo ho ripensato completamente tutta la stagione e abbiamo ideato spettacoli di danza e concerti per questa configurazione. Per me è una sfida appassionante, anche se molto impegnativa, ma credo sia imprescindibile. Nelle difficoltà dobbiamo cercare e impegnarci molto nel trovare nuove opportunità: non possiamo permetterci di pensare che tutto tornerà come prima, facendo finta non che non sia successo nulla. Grazie a Dio sia in Teatro che nei VIRTUOSI ITALIANI, non abbiamo avuto nessuno che si sia ammalato di COVID-19, ma devo dire che l’attenzione e il rispetto delle misure anti-contagio sono state maniacali.
– Per molti è difficile avere una visione ottimistica sul futuro che ci aspetta e sui tempi che intercorreranno prima di un ritorno alla piena normalità. È possibile già da ora cominciare a pianificare una stagione, prendere impegni per l’orchestra anche se in un futuro non vicino?
Come dicevo poc’anzi, non credo torneremo come eravamo prima della pandemia. Malgrado lo sconforto, la delusione, le grandi preoccupazioni, sento dentro di me l’obbligo morale e il desiderio di andare avanti con forza e energia che si deve rinnovare ogni giorno. L’alternativa è piangersi addosso, ma questo non fa parte del mio carattere. Sto pianificando la stagione 2021-2022 e allo stesso tempo, con prudenza, sto cercando date alternative per recuperare gli eventi che non potranno essere realizzati in questi mesi. L’incertezza che abbiamo non aiuta, ma verranno momenti migliori, ne sono certo. Di sicuro non possiamo stare senza musica, cultura e arte, quindi dobbiamo ingegnarci. Anche per quanto riguarda I VIRTUOSI ITALIANI, stiamo riprogrammando il futuro. Nulla è più scontato, o semplice, ma è possibile. Dobbiamo volerlo fortemente. Tra le più importanti esperienze artistiche e umane che abbiamo vissuto in questi anni, sono stati i concerti fatti nei reparti oncologici in vari ospedali italiani: un’emozione incredibile ricevuta dagli sguardi e dalle parole di persone sofferenti, in alcuni casi situazioni estremamente gravi. Abbiamo avuto la consapevolezza che quello che facciamo con tanto impegno ha un suo effetto benefico tangibile. Il mio auspicio è che una volta superato questo grande ostacolo, si possa vivere in una società più sensibile, guidata da persone illuminate, consapevoli che una civiltà sana si basa sulla cultura, sull’educazione, sulla formazione. Forse è un desiderio irrealizzabile, ma sognare non costa nulla.