TBILISI (Georgia): Keto da Kote – Victor Dolidze, 19 novembre 2024
Keto da Kote
Victor Dolidze
opera comica in 3 atti
su libretto di Viktor Dolidze
Direttore d’orchestra Papuna Gvaberidze
Regia Lela Gvarishvili
Personaggi e Interpreti:
- Keto Ekaterine Abuladze
- Kote Tato Bakhbakhashvili
- Levan Tornike Abramishvili
- Barbale Elisabeth Chkheidze
- Babusi Ketevan Kardenakhishvili
- Makari Nika Ekaladze
- Sakho Niko Chelidze
- Siko Jemal Janiashvili
- Maro Nini Shonia
- Timothe Otar Kirakozashvili
Alle scene coreografiche partecipano:
Casa Rustaveli Studenti coreografi dell’Università Statale di Teatro e Cinema
Tbilisi V. Casa Sarajishvili Studenti del 1° anno del Corso di Laurea in Canto solistico accademico del Conservatorio di Stato
Coreografi: Nugzar Jikuri, Tamar Gegeshidze, Shalva Digmelashvili
Orchestra e Coro dell’Opera Studio
Scene Neiko Neidze
Maestro del coro Lasha Mirotadze
Maestri concertisti: Tinatin Alavidze, Nino Zakaidze, Nino Leshkasheli
Responsabile dello studio d’opera – Irina Ramishvili
Sala Grande del Conservatorio Sarajishvili, 19 novembre 2024
Keto e Kote (in georgiano: ქეთო და კოტე, Keto da kote) è un’opera comica in tre atti, del compositore georgiano Victor Dolidze che ne scrisse anche il libretto basandosi sulla commedia romantica del XIX secolo Khanuma di Avksenty Tsagareli. Considerata la prima opera comica georgiana, ha debuttato a Tiflis, nella Repubblica Democratica della Georgia, l’11 dicembre 1919. Il successo fu immediato e il titolo entrò di fatto nel repertorio georgiano quale classico popolare della tradizione con diversissime repliche in tutta l’Unione Sovietica.
Descritto dalla rivista Opera come “molto simile a una zarzuela nello stile con elementi della commedia dell’arte “, vi si possono ritrovare anche tracce di Rossini e ammiccamenti a esotismi asiatici e arabeggianti, in un vorticoso e avvincente susseguirsi di arie, recitativi, duetti, terzetti… e cori strepitosi che ancora una volta esaltano l’armonia tipica georgiana.
La trama gira attorno ai giovani amanti Keto, la figlia del ricco mercante Makari, e Kote, nipote del principe impoverito Levan. Prima di poter convolare a nozze, la coppia deve affrontare diversi ostacoli, tra cui le macchinazioni di due rivali sensali di matrimoni, uno dei quali è determinato a organizzare un matrimonio tra Levan, lo zio di Kote, e Keto. Un classico della commedia comica dal finale esilarante, molto comune al repertorio italiano, ma anche molto scorrevole e brillante che opportunamente sottotitolato potrebbe entrare con successo anche nelle migliori sale italiane.
Un plauso va alla regia di Lela Gvarishvili che, come immaginabile, con i pochi mezzi messi a disposizione dal Conservatorio per l’allestimento, riesce a rendere al meglio l’azione scenica. Non di meno hanno contribuito all’ottima riuscita dello spettacolo tutte le parti coinvolte, a partire dagli interpreti tutti, con particolare encomio al mezzosoprano Ketevan Kardenakhishvili nel ruolo di Babuse, per le sue particolari doti attoriali e vocali, un successo peraltro confermato dal tributo del pubblico che va detto, gremiva la capiente sala oltremisura, con autentiche ovazioni.
Straordinari anche Sakho e Siko, rispettivamente i baritoni Niko Chelidze e Jemal Janiashvili, che hanno saputo interpretare splendidamente il duo di personaggi senza incorrere nei soliti scivoloni (o per meglio dire caccole) tipici dei ruoli di carattere; molto bene anche per la prestazione vocale. Notevole il Levan del baritono Tornike Abramishvili, voce importante, brunita, di buona pasta e ben proiettata, e cosa che non guasta mai, di bell’aspetto. Buona la prestazione del mezzosoprano Elisabeth Chkheidze nel ruolo di Barbale.
Bene il Makari del basso Nika Ekaladze, il Maro del soprano Nini Shonia e il Timothe di Otar Kirakozashvili. Arrivando ai protagonisti, di Keto del bellissimo soprano Ekaterine Abuladze, vanno osservate le ottime doti in acuto e nelle agilità, il bel colore e la buona pasta vocale, anche se ancora migliorabile nel centro laddove bucare l’orchestra può risultare un problema, specie quando i volumi o la tessitura non sono di aiuto. Infine ma non per ultimo il tenore Tato Bakhbakhashvili nel ruolo di Kote, un po’ intimidito nel primo atto, ha poi risolto degnamente in tutti gi interventi successivi. Anche per lui (ed è quasi inutile dirlo, come per tutte le voci georgiane) l’attenzione va all’ottima timbrica, al bel colore e alla potenza vocale.
Davvero molto belle le coreografie e il balletto curate da Nugzar Jikuri, Tamar Gegeshidze e Shalva Digmelashvili cui hanno partecipato gli studenti coreografi dell’Università Statale di Teatro e Cinema Rustaveli e gli studenti del 1° anno del Corso di Laurea in Canto solistico accademico del Conservatorio di Stato Sarajishvili. Le scene su tela dipinta appartengono al passato ma rendono ancora bene, i costumi -belli- sono quelli tradizionali e contribuiscono alla perfetta riuscita, merito di Neiko Neidze.
Grande prestazione quella del coro ottimamente preparato dal Maestro Lasha Mirotadze. Bene, con punte ottime, l’ Orchestra dell’Opera Studio, ensemble di elementi professionisti e di giovani in erba obbedienti alla bacchetta ben salda del Maestro Lela Gvarishvili.
Ora, un’osservazione del tutto personale: è davvero possibile assistere ad uno spettacolo in lingua straniera (in vero per me poco comprensibile), prodotto in Opera Studio dal Conservatorio, con artisti in erba, mezzi minimi… e potersi dire estasiati? Dopo aver assistito questa recita posso dire di si!
B.Dietrich