TEATRO ALLA SCALA: Il matrimonio segreto – Domenico Cimarosa, 10 settembre 2022 a cura di Nicola Salmoiraghi
IL MATRIMONIO SEGRETO
Domenico Cimarosa
Solisti dell’Accademia di perfezionamento per Cantanti lirici del Teatro alla Scala
Direttore Ottavio Dantone
Regia Irina Brook
Personaggi e Interpreti:
- Geronimo Pietro Spagnoli
- Elisetta Francesca Pia Vitale
- Carolina Greta Doveri
- Fidalma Mara Gaudenzi
- Il Conte Robinson Sung-Hwan Damien Park
- Paolino Paolo Antonio Nevi
Scene e costumi Patrick Kinmonth
Luci Marco Filibeck
Nuova produzione Teatro alla Scala
Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala
Teatro alla Scala, 10 settembre 2022
Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa è tornato alla Scala per il “Progetto Accademia”. Per la verità le ultime volte è sempre andato in scena alla Piccola Scala, purtroppo scomparsa, anzi ne fu l’inaugurazione ufficiale il 26 dicembre 1955, per cui l’ultima volta alla “Scala grande” era stata nel 1949.
Gioiello assoluto dell’opera italiana e non solo di fine Settecento, un ponte sul Rossini che verrà, Il matrimonio segreto è uno scrigno musicale contenente gioielli preziosissimi, istoriato dall’eterno dipanarsi di amori segreti, non corrisposti, dispettosi e inseguiti, prima dell’inevitabile ricomposizione finale. E questo congegno perfetto e delicatissimo meriterebbe mano più leggera e al contempo indagatrice di quella della pur talentuosa Irina Brook, che ne ha curato la regia (scene e costumi, invero non memorabili, di Patrick Kinmoth e luci di Marco Filibeck). Va bene trasferire la vicenda in epoca moderna (i sentimenti sono eterni), divertono le iniziali tempeste ormonali di Paolino e Carolina, dai sensi sempre all’erta, ma alla lunga il susseguirsi di gags, ballettini a ritmo sulla musica (non se ne può francamente più…), caricate cadute di gusto (la “milf” Fidalma al limite della ninfomania) e forzate strizzatine d’occhio al fluid gender (il Conte Robinson che, per scoraggiare le smanie matrimoniali di Elisetta, si finge dedito al travestitismo o i due servitori maschietti che al termine, tenendosi per mano, fanno capire che, sì, anche per loro è arrivato il momento delle nozze) non porta da nessuna parte, se non ad una manifesta mancanza di vere idee.
Quelle che fortunatamente non mancavano all’eccellente direzione e concertazione di Ottavio Dantone alla guida dell’Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala (accompagnava al cembalo Marco Schirru), che sotto la sua bacchetta, benissimo ha suonato. Tempi, colori, atmosfera musicale, senso dello stile e del racconto in musica, tutto perfetto. Da questo punto di vista Domenico Cimarosa ha avuto piena giustizia.
Dei giovani interpreti vocali, quello che a mio avviso ha dimostrato le maggiori qualità e potenzialità (a parte ovviamente la classe vocale e teatrale della “guest star” della situazione, Pietro Spagnoli, bravissimo nei panni di Geronimo, qui quasi ritratto come un boss malavitoso di quartiere) è stato Paolo Antonio Nevi (Paolino). Voce fresca, argentina, luminosa, ben impostata (qualche sporadica ed emotiva incertezza è comprensibilissima), ha fornito un’ottima resa della sua celebre (e splendida) aria “Pria che spunti in ciel l’aurora”.
Sul Conte di Robinson di Sung-Hwan Damien Park, simpatico in scena, c’è ancora da lavorare su dizione, fraseggio e irrobustimento del registro centro-grave.
Greta Doveri (Carolina) ha una voce di timbro peculiare e invero personale, ma le asprezze sparse e l’insistito vibrato paiono talvolta in eccesso.
Francesca Pia Vitale (Elisetta) sfoggia sufficiente disinvoltura nella scrittura del suo ruolo e sulla scena, ma non tutte le colorature o gli acuti sono sembrati fulmini di guerra.
Corretta, forse di timbro mezzosopranile “chiaro” più del dovuto e di colore piuttosto generico, la Fidalma di Mara Gaudenzi, in ogni caso di discreta musicalità e bastante credibilità interpretativa, al di là degli eccessi registici.
Il folto pubblico presente, ha mostrato di gradire molto.
Nicola Salmoiraghi