TEATRO ALLA SCALA: Le nozze di Figaro – W.A.Mozart, 7 ottobre 2023 a cura di Nicola Salmoiraghi
LE NOZZE DI FIGARO
Wolfgang Amadeus Mozart
Opera buffa in quattro atti
Libretto di Lorenzo Da Ponte
Direttore Andréas Orozco-Estrada
Regia Giorgio Strehler ripresa da Marina Bianchi
Personaggi e Interpreti:
- Conte d’Almaviva Ildebrando D’Arcangelo
- Contessa d’Almaviva Olga Bezsmertna
- Susanna Benedetta Torre
- Figaro Luca Micheletti
- Cherubino Svetlina Stoyanova
- Marcellina Rachel Frenkel
- Don Bartolo Andrea Concetti
- Don Basilio Matteo Falcier
- Don Curzio Paolo Antonio Nevi
- Barbarina Mariya Taniguchi
- Antonio Lodovico Filippo Ravizza
- Due contadine Silvia Spruzzola, Romina Tomasoni
Scene Ezio Frigerio
Costumi Franca Squarciapino
Luci Marco Filibeck
Coreografia Frédéric Olivieri
Produzione Teatro alla Scala
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala
Teatro alla Scala, 7 ottobre 2023
Ancora una volta le mozartiane Nozze di Figaro sono tornate alla Scala nell’ormai storico allestimento con la regia di Giorgio Strehler (ripresa da Marina Bianchi) che ormai porta sulle spalle oltre quarant’anni di vita e di storia del Teatro.
Le scene di Ezio Frigerio e i costumi di Franca Squarciapino sono sempre, e ovviamente, una meraviglia? Certamente. La regia, per quanto abbia perso lo smalto dell’originale, è una straordinaria testimonianza storica di come si faceva teatro lirico di grandissimo livello in un’altra epoca? Senza dubbio. Forse sarebbe però il caso di andare oltre, anche se il tentativo di proporre, sette anni fa, un nuovo allestimento di questo capolavoro al Piermarini, fu un buco nell’acqua. Quindi forse tanto vale tenersi questo, se le nuove proposte devono risultare francamente brutte. Ma potrebbe anche andare diversamente, intendiamoci, basta saper scegliere i progetti.
Sul podio dell’Orchestra scaligera, il Maestro Andrés Orozco-Estrada. Di questa immensa partitura (ad ogni nuovo ascolto non si smette di gustarne i tesori) il direttore colombiano ha fornito una lettura, tra qualche pesantezza e taluni torpori agogici, in fin dei conti professionale, e certo questa musica si difende da sé, ma se si cercava il guizzo di un’interpretazione, il manifestarsi di un’idea, il brivido di un’insolita ricerca di colori e dinamiche che aggiungessero preziosità ad un arazzo già splendido, li si sarebbero attesi invano. Soprattutto, alle sue Nozze, mancava l’ineffabile afflato della sensualità, e in quest’opera non è precisamente peccato veniale. Sottolineiamo che il Maestro ha consentito ai suoi interpreti piccole ma gradevoli variazioni all’interno dei rispettivi momenti solistici, mai fuori stile, e ha eseguito l’opera integralmente, arie di Marcellina e Basilio comprese. Al basso continuo, fortepiano e violoncello, han fatto il dover loro, rispettivamente, Paolo Spadaro Munitto e Simone Groppo.
Nel cast, Luca Micheletti si è confermato artista di caratura superiore. Non solo il cantante ha voce bella, ampia, perfettamente emessa, di colore caldo, seducente e comunicativo, forgiata su tecnica salda, ma l’artista è altrettanto carismatico, brillante, coinvolgente, e tutte le sue arie, eseguite da manuale, sono stati momenti topici della recita. Un vero cantante-attore. Che è poi quello che ci vorrebbe sempre per portare in scena l’opera.
Ildebrando D’Arcangelo (Conte d’Almaviva) non gli è certamente secondo. La classe di questo grande interprete, sempre forte di un mezzo vocale saldissimo, brunito, risonante, autorevole ha avuto modo di rifulgere. Il canto mozartiano non ha segreti per D’Arcangelo, e ogni recitativo, fraseggio, colore o intenzione sfavilla e si riflette in una vocalità all’apice di una sfolgorante maturità espressiva.
Molto brava Benedetta Torre come Susanna. Schietto soprano lirico di timbro luminoso a accattivante, la cantante ha reso al suo personaggio freschezza, vivacità e spessore umano. E anche la “notturna face” dell’ultimo atto ha trovato le screziate ombre della notte, senza ricercarne forzosamente gli inafferrabili abissi.
Olga Bezsmertna (Contessa) è una professionista stimabile e affidabile. La sua Rosina non fa sognare e non conquista, sempre alla superficie di un ritratto un po’ pallido di questo straordinario personaggio, ma almeno nella sua grande aria “Dove sono i bei momenti” e nella “Canzonetta sull’aria” trova degli azzeccati momenti di intensa partecipazione emotiva.
L’elemento più debole del cast (peraltro applauditissima, bisogna dirlo) a me è parsa Svetlina Stoyanova (Cherubino); già il timbro non è tra i più indimenticabili, e su questo si innesta poi un vibrato accentuatissimo (non la ricordavo così nel Barbiere di Siviglia, sempre alla Scala, dove non mi era dispiaciuta) che la conduce a volte sulla via di un’intonazione non irreprensibile. Tant’è, il successo è stato massimo.
Nella folta schiera dei personaggi di contorno (ma Marcellina, Bartolo, Basilio e Barbarina sono di fatto coprotagonisti) si sono fatti valere Rachel Frenkel (qualche asprezza nel suo “Il capro e la capretta”), Andrea Concetti, Matteo Falcier, la brava Mariya Taniguchi (“L’ho perduta, me meschina” è uno dei momenti che, sinceramente, sempre mi strugge nelle “Nozze”). Completavano la locandina Paolo Antonio Nevi (Don Curzio), Lodovico Filippo Ravizza (Antonio), Silvia Spruzzola e Romina Tomasoni (Due contadine).
Valido l’apporto del Coro, questa volta preparato da Giorgio Martano, così come quello degli Allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia del Teatro, diretta da Frédéric Olivieri.
Teatro stracolmo e successo vibrante e prolungato.
Nicola Salmoiraghi