TEATRO ALLA SCALA: Macbeth – Giuseppe Verdi, 4 luglio 2023 a cura di Nicola Salmoiraghi
MACBETH
Giuseppe Verdi
Melodramma in quattro atti
Libretto di Francesco Maria Piave e Andrea Maffei
Direttore Giampaolo Bisanti
Regia Davide Livermore
Personaggi e Interpreti:
- Macbeth Amartuvshin Enkhbat
- Banco Jongmin Park
- Lady Macbeth Anna Netrebko
- Dama di Lady Macbeth Marily Santoro
- Macduff Giorgio Berrugi
- Malcolm Jinxu Xiahou
- Medico Andrea Pellegrini
- Domestico Leonardo Galeazzi
- Araldo / Prima apparizione Costantino Finucci
Scene Giò Forma
Costumi Gianluca Falaschi
Luci Antonio Castro
Coreografia Daniel Ezralow
Video D-WOK
Effetti magici Edoardo Pecar
Teatro alla Scala, 4 luglio 2023
Torno sul recente Macbeth scaligero per importanti turn-over nel cast. Anna Netrebko, che già fu protagonista di questa produzione per l’inaugurazione 2021/22, è tornata a essere Lady, Amartuvshin Enkhbat è Macbeth e Giorgio Berrugi Macduff.
Una volta ribadite le eccellenze di questa riproposta, che sono lo spettacolo di Davide Livermore, il magnifico Coro diretto da Alberto Malazzi, la direzione di Giampaolo Bisanti e Jongmin Park nei panni di Banco, concentriamoci sui nuovi interpreti.
Non amo le iperboli, ma a questo punto è inutile tirarsi indietro: Anna Netrebko è la più grande cantante lirica vivente, e tanto basterebbe. Ma non basta, invece. In forma vocale (e fisica) strepitosa, Anna Netrebko è stata ipnotica, travolgente, immensa in ogni momento dell’opera. Presente lei in scena, carismatica e attrice superba, non si possono avere occhi per chiunque altro. Nessun momento musicale dell’opera è stato disatteso: volume di tonnellaggio impressionante, emissione fiammeggiante, omogenea in alto, in basso (quegli affondi di tenebra), al centro, sciorina la coloratura drammatica della Lady come se nulla fosse, non svicolando nemmeno dai trilli nel Brindisi. E poi, che fraseggio, che accenti, che intensità d’interprete! Passano “Vieni t’affretta” e “Or tutti sorgete” e pensi, meglio di così… poi vengono “La luce langue” ed è elettricità allo stato puro, il suddetto Brindisi, di incandescente, notturna potenza e inquietudine, e infine “Una macchia è qui tutt’ora”, che è tra i Sonnambulismi da me ascoltati in Teatro (e alla Scala la tensione emotiva si tagliava con il coltello, non si udiva nemmeno un respiro da parte del pubblico) quello che per sempre resterà nella memoria, coronato da un re bemolle in pianissimo filato come se non ci fosse un domani. Non c’è una parola, una frase che siano buttate via; basterebbero, tra i cento esempi, i tre “Segui” sibilati tra ansia e incalzante bramosia durante il duetto con Macbeth nel terzo atto (dove, durante le danze, si permette anche di ballare con scioltezza e sensualità) da incorniciarsi come paradigma di quello che trasforma una cantante suprema in un’artista incommensurabile. Qui Anna Netrebko è Lady. Nel panorama odierno del canto lirico è Regina. E nemmeno costituzionale, assoluta!
Che dire di Amartuvshin Enkhbat se non che è la più bella, potente, timbrata e autorevole voce baritonale del momento? E per favore, basta con il luogo comune che il suo è solo canto senza interpretazione. A parte una dizione perfetta, adamantina, ad ogni nuova prova in cui lo ascolto il fraseggio è sempre più affinato, il gioco di colori e sfumature più scaltrito, l’interprete alla ricerca di nuove profondità. Ed ha solo 37 anni, che per la sua corda vocale sono pochi assai. Se la maturità raggiunta è già questa, cosa sarà tra 10 anni? Sentirlo cantare è puro piacere fonico, voci così sane, bronzee, libere e pur basate su saldissima tecnica, è raro ascoltarne. Va da sé che “Pietà, rispetto, onore” e “Mal per me che m’affidai” (che meraviglia questa pagina, andrebbe sempre eseguita) hanno acceso il meritatissimo tripudio del pubblico. Semplicemente grande.
Giorgio Berrugi (pur non possedendo la lucentezza timbrica di chi l’ha preceduto) è stato comunque un Macduff incisivo e convincente.
Teatro esaurito ed acclamazioni al termine.
Nicola Salmoiraghi