TEATRO ALLA SCALA: Peter Grimes – Benjamin Britten, 22 ottobre 2023 a cura di Nicola Salmoiraghi
PETER GRIMES
Benjamin Britten
Opera in un prologo e tre atti
Libretto di Montagu Slater
Direttrice Simone Young
Regia Robert Carsen
Personaggi e Interpreti:
- Peter Grimes Brandon Jovanovich
- Boy Tommaso Axel Versari
- Ellen Orford Nicole Car
- Captain Balstrode Ólafur Sigurdarson
- Auntie Margaret Plummer
- First niece Katrina Galka
- Second niece Tineke Van Ingelgem
- Bob Boles Michael Colvin
- Swallow Peter Rose
- Mrs. Sedley Natascha Petrinsky
- Rev. Horace Adams Benjamin Hulett
- Ned Keene Leigh Melrose
- Hobson William Thomas
- A lawyer Ramtin Ghazavi
- A fisherwoman Eleonora de Prez
Scene e costumi Gideon Davey
Luci Robert Carsen e Peter Van Praet
Drammaturgia Ian Burton
Video Will Duke
Coreografia Rebecca Howell
Nuova produzione Teatro alla Scala
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Teatro alla Scala, 22 ottobre 2023
Peter Grimes è tornato alla Scala. A distanza di ogni decennio più o meno il capolavoro di Benjamin Britten si ripresenta sulle scene del Piermarini (le ultime volte nel 2000 e nel 2012, entrambe viste da chi vi scrive). Si lamenta semmai l’assenza di un altro titolo irrinunciabile del musicista inglese, Billy Budd, mai portato in scena, salvo errore, dal Teatro milanese.
Opera di straordinaria bellezza musicale – i sei Interludi marini sono dei gioielli assoluti a sé stanti, una creazione nella creazione – e potenza drammatica, Grimes è uno dei pilastri del Teatro musicale del Novecento. Sonda che scruta nella solitudine e nell’isolamento dell’essere umano, quando diviene capro espiatorio di una società piccola, gretta, meschina che ha paura del diverso o dell’alieno dalle proprie regole, spesso condite di ipocrisie e peccati occulti, dietro le pubbliche virtù. Cosa agita Grimes? Perché i suoi giovanissimi apprendisti subiscono violenze e muoiono? Quali fantasmi deve esorcizzare, forse un simile trattamento subito in infanzia o un’inconfessabile attrazione da soffocare eliminandone l’oggetto? Britten e il librettista Montagu Slater non danno risposte. Tutto è lasciato all’interpretazione e alle diverse sensibilità di chi ascolta. Nel 1945, probabilmente, anno della prima rappresentazione, non poteva essere diverso da così.
Di questa proposta scaligera i due elementi giganteschi, da citare in apertura, sono l’Orchestra del Teatro e il Coro.
Simone Young, la direttrice australiana finalmente sul podio della Scala per un’opera, è stata non meno che strepitosa alla guida di una compagine orchestrale infiammata e agguerritissima, che l’ha seguita con entusiasmo in una lettura magistrale, accesa di una miriade di colori, innervata di una tensione narrativa che non lascia respiro, ora lirica, ora distesa, ora pastellata, ora cupa e incalzante, ora bruciante di incandescenza drammatica. La musica di Britten, sotto la bacchetta di Simone Young, conquista e rifulge con l’intensità che sanno infondere soltanto i grandissimi interpreti. Magnifica.
Il Coro della Scala, preparato da Alberto Malazzi è un monumento di bravura. Importantissima la sua funzione nell’opera, è come uno strumento che canta con una sola voce eppure con mille sfumature e intenzioni diverse. Una simile onda sonora, spaventosa e straziante, secondo i casi della vicenda, ti travolge come qualcosa di ineluttabile e sconvolgente. Un fiore all’occhiello non solo per il Teatro o la città, ma per tutto il Paese. Forse un Ambrogino d’oro andrebbe assegnato al Coro scaligero proprio come Istituzione.
Il nuovo allestimento di Robert Carsen (scene e costumi di Gideon Davey, luci dello stesso Carsen e Peter van Praet, coreografia di Rebecca Howell, video dei Will Duke) è molto bello. Un unico ambiente, severo e claustrofobico, che diventa di volta in volta aula di tribunale, taverna, casa di Grimes, chiesa. Un ambiente soffocante dal quale non si può fuggire e si è prigionieri di un reticolo di schemi e regole. Il mare è solo suggerito: la nebbia che entra da una porta, una luce azzurra dal basso, una proiezione sui muri. La stessa tempesta (bellissimo effetto) è impersonata da tanti replicanti di Peter, che, agitandosi, danno l’idea dei turbini marini. La recitazione di tutti è curata e calibrata al millimetro. Il momento corale del terzo atto, con le grida “Peter Grimes! Peter Grimes!”, con il rogo degli effetti di Grimes prima e le torce puntate su noi tutti poi – possibili vittime, sempre, del giudizio degli altri e per questo condannabili dal tribunale cieco della pubblica opinione – è emozionante.
In una locandina così fitta di interpreti, vorrei cominciare, per una volta, dai molti ruoli di fianco, tutti risolti alla grande, a cominciare dall’impagabile Mrs. Sedley di Natascha Petrinsky. Tutti gli altri erano Margaret Plummer (Zietta), Katrina Galka e Tineke van Ingelgem (Nipotine), Michael Colvin (Bob Boles), Peter Rose (Swallow), Benjamin Hulett (Horace Adams), Leigh Melrose (Ned Keene), William Thomas (Hobson), Michele Mauro (Un avvocato) e Victoria Shapranova (Una pescatrice). Il Ragazzo era Edoardo Galeano.
Nel terzetto protagonista emergeva la luminosa e vivida Ellen Orford di Nicole Car, cantata con trasporto, verità d’accenti e notevole portata vocale. L’unico personaggio positivo della vicenda insieme al Capitano Balstrode, ha trovato in questa artista il giusto rilievo.
Basltrode che qui era il baritono islandese Ólafur Sigurdarson, dal colore invero assai chiaro, quasi tenorile, e che ha interpretato il personaggio, scenicamente, con convincente umanità,
Resta da dire del protagonista, Brandon Jovanovich, energico, vigoroso e credibilissimo dal punto di vista attoriale, anche nei tormenti e nei ripiegamenti dell’anima. La scrittura è vocalmente assai impegnativa e Jovanovich ci mette tutto sé stesso, anche se, nel Prologo e nei primi due atti, il registro acuto è parso, qua e là, faticoso e un poco sfibrato. Nel terzo atto il tenore è stato invece assolutamente perfetto e a fuoco, raggiungendo così, nel tragico e cinico finale, il momento più alto della sua prova.
Teatro stracolmo (con Grimes, lo direste?) e successo vibrantissimo, con i toni dell’entusiasmo.
Nicola Salmoiraghi