TEATRO ALLA SCALA: Rusalka – Antonín Dvořák, 13 giugno 2023 a cura di Nicola Salmoiraghi
RUSALKA
Antonín Dvořák
Opera in tre atti
Libretto di Jaroslav Kvapil
Direttore Tomáš Hanus
Regia Emma Dante
Personaggi e Interpreti:
- Il Principe Dmitry Korchak
- La Principessa straniera Elena Guseva
- Rusalka, ninfa dell’acqua Olga Bezsmertna
- Vodník, lo spirito delle acque Jongmin Park
- Ježibaba, la strega Okka von der Damerau
- Il guardiacaccia Jiří Rajniš
- Lo sguattero Svetlina Stoyanova
- Prima ninfa del bosco Hila Fahima
- Seconda ninfa del bosco Juliana Grigoryan
- Terza ninfa del bosco Valentina Pluzhnikova
- Il cacciatore Ilya Silchukou
Scene Carmine Maringola
Costumi Vanessa Saninino
Luci Cristian Zucaro
Coreografia Sandro Maria Campagna
Nuova produzione Teatro alla Scala
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Teatro alla Scala, 13 giugno 2023
Sono occorsi 122 anni (prima esecuzione nel 1901) ma alfine Rusalka ce l’ha fatta (evidentemente un capolavoro come Roberto Devereux di Donizetti, per fare un titolo, deve fare anticamera per molto più tempo ancora…) ed è arrivata per la prima volta sul palcoscenico della Scala. La bellissima opera del compositore ceco Antonín Dvořák ha visto così la luce del Piermarini in un nuovo allestimento con la regia di Emma Dante, le scene di Carmine Maringola, i costumi di Vanessa Sannino, le luci di Cristian Zuccaro e la coreografia di Sandro Maria Campagna.
La regista siciliana ha probabilmente firmato, con questo, lo spettacolo più “tradizionale” e didascalico di quelli suoi da me visti. Per raccontare la favola nera dell’Ondina che vuole diventare umana per conquistare il cuore del Principe che ama, ma da lui tradita sarà costretta per un patto stabilito con la strega Jezibaba a tornare dannata nel suo mondo e a trascinare anche l’amato verso un tragico destino, Emma Dante ha scelto una cifra prettamente fiabesca, colorata, quasi disneyana verrebbe da dire; c’è un po’ di Sirenetta, un po’ di Bella addormentata, un po’ di Alice nel paese delle meraviglie.
Non mancano i tipici movimenti mimici della Dante, alcuni momenti sono molto suggestivi (il muro arboreo che prende tutta la scena da cui si staccano verdi figure antropomorfe che diventano elementi semoventi dello spettacolo, Rusalka che al termine del secondo atto si trasforma in gigantesca piovra/medusa trascinata verso l’alto nel suo fantasmagorico abito rosa per attirare il Principe verso il baratro della rovina) e sostanzialmente la vicenda è raccontata in modo scorrevole, chiaro, piacevole, se non proprio geniale. Si sarebbe desiderato magari un terzo atto – il bosco è immaginato tra le rovine di una chiesa gotica, con al centro una vasca d’acqua in cui sguazzano le ondine talvolta con sgambettamenti alla Esther Williams non esattamente memorabili – ancora più dark e crudele, ma la macchina teatrale funziona e piace ai più.
Sul podio dell’Orchestra scaligera, il bravo Maestro Tomáš Hanus ha colto della lussureggiante partitura di Dvořák l’infinita tavolozza di colori e atmosfere di questa opera originale e affascinante, in bilico tra melodie folkloriche e inebrianti volute orientaleggianti (quanto ricorrevano nella musica russa e slava a cavallo tra Otto e Novecento); si sente il respiro del mondo culturale, decadente (è un complimento, trattasi di corrente artistica nobilissima e tra le mie favorite) e morbidamente/morbosamente sfinito, da cui è scaturita. E quando nel primo atto Rusalka intona la celeberrima, incredibilmente magica “Canzone alla luna”, ci si ricorda perché si ama tanto questo irrinunciabile gioco di emozioni (a volte letali visto il grado di dipendenza che provocano) che è l’opera.
Buono il cast schierato per l’occasione. Olga Bezsmertna è una Rusalka se non di timbro peculiare o indimenticabile, certamente molto musicale e impegnata a fondo nel suo non facile ruolo. La voce diventa più bella, piena e risonante nella salita in acuto.
Molto bene Dmitry Korchak nel difficile ruolo del Principe, a metà tra lirismo disteso e frequentissime fiondate nel registro alto, risolte baldanzosamente dal tenore, con sonorità argentee e squillo intrepido.
Convincente Okka von der Damerau come Jezibaba; più puntuta e asprina Elena Guseva (La Principessa straniera, “rivale” di Rusalka).
Ottimo Jongmin Park (Vodníj/Ondin, lo spirito delle acque), importante voce di basso di bel colore, ben timbrata ed omogenea in tutta la gamma.
Completavano coscienziosamente il cast Jiří Ranis (Il guardiacaccia), Svetlina Stoyanova (Lo sguattero). Hila Fahima, Juliana Grigoryan, Valentina Pluzhnikova (Tre ninfe del bosco), Ilya Silchukou (Il cacciatore).
Il Coro scaligero diretto da Alberto Malazzi è sempre il fiore all’occhiello di ogni produzione, e il successo, tributato da un teatro gremito, è stato pieno e convinto.
Nicola Salmoiraghi