Teatro Carlo Felice di Genova: Abai, opera kazaka – 8 novembre 2018
Abai
Latyf Khamidi/Akhmet Zhubanov
Opera Kazaka
Direttore d’Orchestra Alan Buribayev
Regia Giancarlo Del Monaco
ripresa da Yesmukhan Obayev
Personaggi e interpreti
- Abai Sundet Baigozhin
- Azhar Maira Mukhamedkyzy
- Aidar Nurlan Bekmukhambetov
- Azim Beimbet Tanarykov
- Zhirenshe Yevgeniy Chainikov
- Karlygash Tatyana Vitsinskaya
- Kokbai Talgat Galeyev
- Syrttan Barseg Tumanyan
- Narymbet Ramzat Balakishiyev / Yerulan Kamel
- Mes Shyngys Rassylkhan
Scene Ezio Frigerio
Costumi Franca Squarciapino
Progettazione Sergio Metalli
Luci Vinicio Cheli
Coreografie Тursynbek Nurkaliyev/Galiya Buribayeva
Orchestra, Coro e Corpo di Ballo del Teatro Astana Opera
Allestimento Teatro Astana Opera
Dopo il grande successo ottenuto a New York e Parigi, il Teatro dell’Opera di Astana (capitale del Kazakistan) Giovedì 8 novembre, alle ore 20.00, al Teatro Carlo Felice, porterà in scena, per la prima volta in Italia, l’opera Abai, ritenuta il capolavoro del teatro lirico in lingua kazaka.
Si tratta del terzo anno di collaborazione tra il Teatro Carlo Felice e il Teatro dell’Opera di Astana, un rapporto che cresce e si arricchisce con questo nuovo spettacolo e che, grazie al linguaggio universale della musica, rinsalda il legame tra le due nazioni.
Una serata che ci permette di ritrovare sul podio, a dirigere l’Orchestra e il Coro del Teatro Astana Opera, Alan Buribayev, giovane direttore kazako, Direttore Principale dell’Astana Opera, diplomato presso il Conservatorio di Almaty in Kazakistan, pluripremiato ai più importanti concorsi di direzione d’orchestra internazionali, applaudito nella precedente Stagione Sinfonica dal pubblico genovese nel concerto del 24 febbraio.
L’opera ha come protagonista Abai Kunanbaev (1845-1904), il poeta nazionale del Kazakistan. Una figura leggendaria per il suo paese: fondò la letteratura kazaka, che prima di lui si limitava a una poesia non scritta, al canto anonimo di un popolo nomade delle steppe tramandato oralmente di generazione in generazione.
L’opera in due atti, del 1944, di cui è protagonista, non lo celebra solo come intellettuale, ma anche come punto di riferimento etico e morale: la storia racconta di Abai che si impegna pubblicamente per superare i conflitti tra clan che ostacolano le nozze tra il suo allievo prediletto, Aidar, con l’amata Ajar. Il libretto è di Mukhtar Auezov (1897-1961), scrittore kazako per il quale Abai non era solo il poeta preferito, ma anche una guida spirituale. La musica di Latyf Khamidi e Akhmet Zhubanov è ispirata a canzoni folkloriche del Kazakistan, alla musica del popolo, com’è nella tradizione delle opere slave, con cori vigorosi degni di Musorgskij e canti dalla vena melodica genuina.
La regia di Giancarlo Del Monaco viene ripresa da Yesmukhan Obayev, le coloratissime scene sono firmate da Ezio Frigerio, i bellissimi costumi sono stati ideati da Franca Squarciapino, progettazione di Sergio Metalli, luci Vinicio Cheli e coreografie di Тursynbek Nurkaliyev/Galiya Buribayeva.