Venezia: Anna Bolena – Gaetano Donizetti, 30 marzo 2025 a cura di Silvia Campana
Anna Bolena
Gaetano Donizetti
direttore Renato Balsadonna
regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi
Personaggi e Interpreti:
- Enrico VIII, re d’Inghilterra Alex Esposito
- Anna Bolena, sua moglie Lidia Fridman
- Giovanna di Seymour Carmela Remigio
- Lord Rochefort, fratello di Anna William Corrò
- Lord Riccardo Percy Enea Scala
- Smeton, paggio e musico della regina Manuela Custer
- Sir Hervey, ufficiale del re Luigi Morassi
light designer Oscar Frosio
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
maestro del coro Alfonso Caiani
Teatro La Fenice, 30 marzo 2025
La nuova produzione di Anna Bolena di G. Donizetti, presentata dal Teatro la Fenice di Venezia nel corso della corrente stagione lirica si presenta come un buon prodotto teatrale, non privo di interesse per chi voglia accostarsi alla partitura (qui sostanzialmente in versione integrale) per scoprirne l’originale veste drammatica, ma anche un po’ deludente forse per chi intendesse piuttosto ricercarvi una forza carismatica dominante quanto potentemente supportata da un taglio interpretativo di intenso spessore.

Photo©Michele Crosera
Pierluigi Pizzi, al confronto per la prima volta nel corso della sua lunga carriera con questo lavoro donizettiano, ne dà una lettura elegante e sobria che prende corpo all’interno di un unico spazio scenico che riproduce l’imponente interno di un’architettura tardogotica. L’ambientazione rimanda al periodo elisabettiano, che non è però ricostruito didascalicamente ma trasuda dall’atmosfera oscura della corte, perfettamente espressa da una luce grigia e glaciale che sembra risucchiarne tutti i colori; nei raffinati costumi sovrastano così, isolate, solo le tinte forti dei caratteri dominanti quali la candida veste di Bolena, il rosso aranciato di Seymour, il mantello scarlatto di Percy che perfettamente ne cristallizzano i ritratti, in perenne e conflittuale relazione.

Photo©Michele Crosera
Un uso intelligente di panneggi contribuisce poi a ritagliare i diversi spazi che si alternano con lo scorrere del dramma, potenziandone il taglio strutturale.
All’interno di questa griglia spaziale in cui la semplicità si sposava con la ricchezza dell’esperienza, trovavano dunque forma ed espressione le dinamiche dei personaggi.

Photo©Michele Crosera
Lidia Fridmann è artista dalla vocalità assai particolare che combina una timbrica omogenea e a tratti metallica con una tecnica non sempre perfetta ed un’espressività solo in parte coinvolgente. La sua Bolena, pur muovendosi con misurata professionalità, trova così i suoi momenti migliori nell’invettiva e nel contrasto più che nel lirico ricordo di un amore sognato o nella sofferenza per l’onta subita e tratteggia un carattere femminile in cui la sfumatura del rimpianto (pur presente) si scorge appena. Detto questo l’interprete, agevolata anche dalla raffinata eleganza della figura, costruisce una regina concentrata e glaciale che conosce una sua personale efficacia espressiva.

Photo©Michele Crosera
Al suo fianco Carmela Remigio cesella la figura di una donna più viscerale ed impulsiva, scossa senza tregua da ripensamento e rimorso, ma pur sempre dominata da potente ambizione. Così la peculiarità del timbro, al servizio costante di un’interpretazione accurata e mai banale, contribuisce alla creazione di un ritratto complesso e convincente del suo personaggio.
Alex Esposito, a confronto con l’anima inquieta e sanguinaria di Enrico VIII, ben riusciva ad esprimerne la rabbiosa arroganza mediante una miscela di vocalità e scena assai ben equilibrata e teatralmente vincente.

Photo©Michele Crosera
Enea Scala donava la sua brillante timbrica al personaggio di Percy e ne risolveva felicemente le numerose asperità tecniche pur restando un po’ ai margini di quella malinconia espressiva intrisa di lirismo così cara ai caratteri tenorili tratteggiati dal bergamasco.
Professionali e corretti Manuela Custer (Smeton) e William Corrò (Rochefort) così come Luigi Morassi (Hervey).
Bene il Coro della Fenice diretto da Alfonso Caiani.
Renato Balsadonna alla guida dell’orchestra del teatro donava una lettura professionale ma a tratti troppo disomogenea del lavoro donizettiano.
Pubblico numeroso e grande successo per tutti gli interpreti ed il Direttore.
Silvia Campana