VENEZIA: Il barbiere di Siviglia – Gioacihno Rossini, 28 gennaio 2024 a cura di Silvia Campana

VENEZIA: Il barbiere di Siviglia – Gioacihno Rossini, 28 gennaio 2024 a cura di Silvia Campana

  • 03/02/2024

Il barbiere di Siviglia

opera buffa di Gioachino Rossini in due atti

su libretto di Cesare Sterbini

tratto dalla commedia omonima francese di Pierre Beaumarchais del 1775


direttore Renato Palumbo

regia Bepi Morassi

 

Personaggi e Interpreti:

  • Conte di Almaviva Nico Darmanin
  • Bartolo Omar Montanari
  • Rosina Marina Comparato
  • Figaro Alessandro Luongo
  • Don Basilio Francesco Milanese
  • Fiorello William Corrò
  • Berta Giovanna Donadini

maestro del Coro Alfonso Caiani

scene e costumi Lauro Crisman

luci Andrea Benetello

Orchestra e Coro del Teatro La Fenice

Teatro La Fenice, 28 gennaio 2024


Lo storico allestimento de Il Barbiere di Siviglia creato da Bepi Morassi nel 2002 a Padova e più volte ripreso sul palco della Fenice è una di quelle produzioni che, partite ed impostate con grazia e misura dal regista, col passare degli anni, il mutare dei gusti, delle mode e delle manie si ritrovano sostanzialmente trasformati rispetto alla loro origine, complice un insieme di fattori che contribuisce spesso a banalizzarne il senso e l’originaria freschezza.

Credo ciò sia in parte avvenuto in occasione di questa ripresa dell’allestimento al teatro la Fenice in occasione dei festeggiamenti per il Carnevale che ha indubbiamente dettato le proprie regole.

Ciò che è più dispiaciuto riscontrare, a parte una forzatura caricaturale che andava inutilmente ad enfatizzare i tratti di tutti i personaggi (a parte Don Bartolo e Don Basilio), è stata soprattutto la costante superficialità della lettura musicale ed interpretativa dello spettacolo che ne andava a pregiudicare omogeneità ed accento troppo spesso caricati o ignorati.

Con questa necessaria premessa, lo spettacolo si conferma ben impostato nelle sue basi, il teatrino ideato da Morassi trova nelle scene ed i costumi di Lauro Crisman un partner ideale per ricreare un ambiente e (si desume) un gusto per la garbata ed ironica leggerezza creata da Rossini.

Non so dire se coinvolto, complice o semplice vittima di questa ripresa registica, il pur brillante e professionale cast impegnato in palcoscenico contribuiva a piene mani a declinare la commedia in farsa non lesinando mossette e lazzi degni della nostra peggior commedia all’italiana.

Certo l’inserimento nelle manifestazioni carnevalesche può certamente aver imposto una logica più rilassata allo spettacolo (non si parla certo delle gioiose stelle filanti che piovono dalla graticcia a fine recita) ma la drammaturgia musicale non dovrebbe mai uscirne sacrificata.

Ecco allora il Figaro di Alessandro Luongo che immola la sua più che interessante prestazione vocale ad un personaggio perennemente sopra le righe, in perfetta sinergia in questo con la debole interpretazione di Almaviva da parte di Nico Darmanin, anche la Rosina che Marina Comparato delinea con una vocalità assai interessante non è stata accompagnata però da uguale felicità interpretativa.

La situazione migliorava di molto per quanto riguardava il registro dei buffi della commedia dove al contrario solitamente si assiste ad ogni sorta di gags. A questo proposito infatti misura e grande eleganza esecutiva distinguevano la prova di Omar Montanari che, sempre attento all’accento ed al significato (questo sì comico) di ogni situazione teatrale costruiva la sua interpretazione con peculiare e felice brillantezza.

Misurato anche l’interessante Don Basilio assai ben delineato da Francesco Milanese.

Dall’irresistibile simpatia la Berta caratterizzata da Giovanna Corradini pur soffocata da una pioggia di lazzi decisamente eccessivi che contribuivano solo a sbiadirne la naturale verve.

Completavano il cast William Corró nei panni di Fiorello e Nicola Nalesso in quelli di un ufficiale.

Renato Palumbo alla guida dell’Orchestra del Teatro La Fenice contribuiva a sigillare la cifra di questa ripresa, perdendo molto spesso l’omogeneità buca palcoscenico.

Sala gremita, grandi applausi e risate, va bene forse così?

Silvia Campana

 

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