VENEZIA: Maria Egiziaca – Ottorino Respighi, 10 marzo 2024 a cura di Silvia Campana
Maria Egiziaca
Ottorino Respighi
direttore Manlio Benzi
regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi
Personaggi e Interpreti:
- Maria Francesca Dotto
- Il pellegrino, L’abate Zosimo Simone Alberghini
- Il marinaio, Il lebbroso Vincenzo Costanzo
- Un compagno Michele Galbiati
- Un altro compagno, Il povero Luigi Morassi
- La cieca, La voce dell’Angelo Ilaria Vanacore
- Una voce dal mare William Corrò
Danzatrice Maria Novella Della Martira
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
maestro del coro Alfonso Caiani
light designer Fabio Barettin
Teatro Malibran,10 marzo 2024
Intensa e molto particolare la nuova produzione dell’opera Maria Egiziaca di Ottorino Respighi presentata al Teatro Malibran nell’ambito della Stagione Lirica e Balletto 2023-2024 del Teatro La Fenice.
Il prezioso spazio veneziano si sposa infatti perfettamente con questa rara partitura (l’ultima rappresentazione a Venezia risale al 1956) che, come spesso nelle opere di questo autore, vive di atmosfere rarefatte e sonorità evocative e spesso stranianti. La prima, in forma di concerto, fu eseguita alla Carnegie Hall di New York il 16 marzo 1932 e quella in versione scenica al Teatro Goldoni di Venezia nell’agosto dello stesso anno.
Il dramma, su libretto di Claudio Guastalla, si basa sulla leggenda medioevale di Maria Egiziaca (narrata nell’anonimo poema agiografico Vida de Santa Maria Egipciaca), prostituta che, attraverso un personale percorso spirituale, riuscirà a giungere (grazie ad un’intensa e potente chiamata) ad una sorta di beatificazione che le permetterà di spegnersi quasi in odore di santità.
Una trama semplice e quasi inconsistente che trova il suo interesse principale nel discorso musicale assai ricco e diversificato di Respighi che, dividendo l’azione in tre quadri ben distinti della vita della protagonista, ne accompagna l’ascesi grazie ad una scrittura quasi oratoriale, intensa e dall’ampio respiro spirituale.
Pier Luigi Pizzi, qui responsabile di regia, scene e costumi, delinea, com’è sua abitudine, un sofisticato quadro di immagini che perfettamente sposa il sentire particolare della partitura.
Con la collaborazione dell’abile light designer Fabio Barettin, il celebre regista, da sempre abilissimo creatore di atmosfere, imposta qui uno spazio dove le immagini proiettate sullo sfondo, andando oltre la loro mera funzione estetica, fanno da volano teatrale per veicolare ben altro. Così nel primo quadro il mare, su cui viaggiano nuvole diafane, sembra rimandare ad una più ampia metafora della Fede, che prende poi forma con le immagini delle porte di Gerusalemme nel secondo quadro e della Croce nel terzo. Simboli che, oggi più che mai, richiamano temi universali per la loro stessa presenza e immergono lo spettatore in uno spazio empatico ed a tratti quasi metafisico. Le proiezioni, qui usate con scopo marcatamente teatrale, divengono quindi materia stessa del dramma rappresentato e si fanno tinta drammatica e musicale.
Volontà di Pizzi era quella infatti di fondersi con la multiforme e ricchissima cromia della partitura nella ricerca di una fusione totale ed in questo senso il suo intento è stato felicemente raggiunto.
Impegnati in questa partitura (non di così semplice esecuzione) gli artisti in palcoscenico ne hanno dato una lettura complessivamente corretta.
Francesca Dotto nel ruolo eponimo lo ha tratteggiato con bella intenzione musicale, restando misurata e concisa nel fraseggio e ben esprimendo nel dettaglio un percorso spirituale cesellato ed anche sostanzialmente ben approfondito sotto un profilo teatrale.
Simone Alberghini dava all’abate Zosimo ed al pellegrino giusto accento e buona espressività così come Vincenzo Costanzo (Il marinaio, Il lebbroso) esibiva la sua esuberante timbrica come carta vincente per i personaggi affrontati.
Completavano il cast: Michele Galbiati (Un compagno), Luigi Morassi (Un altro compagno, Il povero), Ilaria Vanacore (La cieca , La voce dell’Angelo) e William Corrò (Una voce dal mare).
Impegnata quale controfigura danzante di Maria si è distinta la prova di Maria Novella Della Martira.
Bene il Coro della Fenice diretto da Alfonso Caiani.
Alla guida dell’Orchestra della Fenice (come il Coro in formato ridotto) Manlio Benzi ha ben codificato l’affascinante partitura rivelandone sia l’aspetto sinfonico sia quello marcatamente drammaturgico ed il loro sinergico dialogo.
Teatro Malibran gremito e affettuosi applausi per tutti da parte del pubblico attento e partecipe.
Silvia Campana