VERONA:  Carmen – Georges Bizet, 20 luglio 2024 a cura di Matteo Cucchi

VERONA: Carmen – Georges Bizet, 20 luglio 2024 a cura di Matteo Cucchi

  • 27/07/2024

CARMEN

di Georges Bizet

Opéra-comique in quattro atti (ed. Choudens)

Libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy


Direttore Leonardo Sini

Regia e scene di Franco Zeffirelli

 

Personaggi e Interpreti:

  • Carmen Clémentine Margaine
  • Micaela Daria Rybak
  • Frasquita Chiara Maria Fiorani
  • Mercédès Alessia Nadin
  • Don Josè Francesco Meli
  • Escamillo Luca Micheletti
  • Dancairo Jan Antem
  • Remendado Vincent Ordonneau
  • Zuniga Gabriele Sagona
  • Morales Fabio Previati

Costumi di Anna Anni

Luci di Paolo Mazzon

Coreografie di El Camborio

Coro di voci bianche A.LI.VE. diretto da Paolo Facincani

Con la partecipazione straordinaria della Compañia Antonio Gades, Direttore Artistico Stella Arauzo

Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici della Fondazione Arena di Verona

Maestro del Coro Roberto Gabbiani

Coordinatore del Ballo Gaetano Bouy Petrosino

Direttore Allestimenti scenici Michele Olcese

 

 

Arena di Verona – 20 Luglio 2024


L’Arena di Verona gremita da un variopinto pubblico vede il ritorno della Carmen su un palco che, con la complicità delle geometrie dell’anfiteatro romano, Franco Zeffirelli attraverso le sue scene riesce a trasformare in un complesso e particolareggiato spaccato di Siviglia. La presenza delle gradinate favorisce lo sviluppo su più livelli di una scenografia vivace e composita il cui unico difetto sta nei tempi di allestimento tra un atto e l’altro che costringono lo spettacolo a tre intervalli di venti minuti; l’ultimo dei tre riempito da un gradito diversivo della Compañia Antonio Gades. Gli ampi spazi del palco sono stati sapientemente impiegati per ricreare l’atmosfera dinamica degli spazi urbani di Siviglia con la sua folla e il passaggio dei carri trainati dai cavalli, il tutto arricchito dai colori dei costumi di Anna Anni risaltati dalle luci di Paolo Mazzon. L’abbondanza di elementi in scena non inficia i momenti di intimità tra i solisti che anzi hanno modo di rendere meno concertistica la propria esibizione facendo uso degli oggetti di scena entrando a tutti gli effetti in una scenografia che non rappresenta quindi un mero sfondo ma è a tutti gli effetti parte dello spettacolo.

Il linguaggio del cinema, che Zeffirelli ha avuto modo di far suo nella lunga carriera di regista, trova quindi una sua dimensione all’interno del teatro con un’opera che, nonostante il suo secolo e mezzo di vita e la sua ambientazione in una Spagna post-napoleonica, è ancora molto attuale nei suoi contenuti. Carmen (Clémentine Margaine) è un prototipo di eroina femminista che agisce unicamente in base al suo interesse e alle sue passioni uscendo così dal classico paradigma della donna-moglie e donna-madre. Carmen viene comunque dipinta come una donna volubile e incostante nei suoi sentimenti, “Gli amori di Carmen non duran sei mesi”. Si sviluppa così un personaggio complesso che fonde nella sua personalità tratti di femminismo liberale e tratti ancora legati alla figura della femme fatale. La sua volontà a restare libera e al contempo la carenza di empatia la pongono in una costante contraddizione che affascina al punto di adombrare Micaela (Daria Rybak), figura che invece rientra a pieno titolo nel paradigma sociale della sopracitata donna-moglie. Don José (Francesco Meli), totalmente incapace di resistere alle avance di Carmen, intraprende una relazione con lei rinunciando ad una promettente carriera, a Micaela e perfino alla madre. Nonostante le tante rinunce la sua relazione è destinata a deteriorarsi a causa della gelosia fino a che, vedendosi privato della “sua” Carmen da Escamillo (Luca Micheletti) arriverà a pugnalarla per poi costituirsi.

Se da una parte Carmen è indubbiamente la vittima della storia, non dobbiamo dimenticare che lo stile di vita dei gitani, e Carmen è per l’appunto una gitana, rappresenta nella letteratura francese dell’epoca un’evasione dalla società e dalle leggi dello Stato; una realtà parallela che all’individuo sociale incute timore e fascino allo stesso tempo ma che è comunque sempre visto come un pericolo. Se Carmen nel 2024 si riassume in una storia di femminicidio, dalla prospettiva ottocentesca Carmen è ancora il demone che travia l’uomo dirottandolo dal “felice vivere nella società”; non a caso Don José, seguendo Carmen, perderà Micaela, abbandonerà la carriera e i suoi rapporti con la madre.

Il calendario dell’Arena, prima di cedere la direzione a Daniel Oren già veterano su questo palco, ha fissato ben otto date al debuttante Direttore Leonardo Sini, il quale si è sicuramente meritato insieme all’Orchestra della Fondazione Arena di Verona, l’ovazione del pubblico. Ottimi gli interpreti che hanno saputo mantenere un alto livello di prestazione per tutta la durata dello spettacolo. Degni di una special menzione sono soprattutto Clémentine Margaine (Carmen), Francesco Meli (Don Josè) e Luca Micheletti (Escamillo).

La presenza della Compañia Antonio Gades ha arricchito lo spettacolo con le sue danze offrendo ulteriori tratti caratteristici all’atmosfera di Siviglia e rendendo più sopportabile e (perché no?) gradevole l’attesa del IV atto.

Unica pecca, purtroppo fisiologica e inevitabile, di questo complesso spettacolo sono i tre intervalli che hanno portato la durata della rappresentazione dalle normali tre ore a ben quattro senza contare il commiato che infatti ha visto un gran esodo del pubblico esausto già all’accensione delle luci rinunciando a dilungarsi più di tanto.

Matteo Cucchi

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