VERONA: Domingo in Verdi Opera Night, 25 agosto 2022 a cura di Silvia Campana
DOMINGO IN VERDI OPERA NIGHT
Direttore Jordi Bernàcer
Regia Stefano Trespidi
Personaggi e Interpreti:
- Amonasro Plácido Domingo
- Aida Maria José Siri
- Amneris Yulia Matochkina
- Radamès Fabio Sartori
- Ramfis Ildar Abdrazakov
- Il Re Simon Lim
- Rodrigo Plácido Domingo
- Elisabetta Maria José Siri
- Don Carlo Fabio Sartori
- Filippo II Ildar Abdrazakov
- Macbeth Plácido Domingo
- Lady Macbeth Maria José Siri
- Dama Sofia Koberidze
- Macduff Fabio Sartori
- Sicario Gabriele Sagona
- Banco Ildar Abdrazakov
Scene Ezio Antonelli
Luci Paolo Mazzon
Coreografia Luc Bouy
Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici della Fondazione Arena di Verona
Maestro del Coro Ulisse Trabacchin
Coordinatore del Ballo Gaetano Petrosino
Arena di Verona, 25 agosto 2022
Un Gala dovrebbe sempre avere l’obiettivo di celebrare, attraverso una serata di qualità, un avvenimento o una figura particolarmente amata e certamente il “Domingo in Verdi Opera Night” perseguiva quell’ambizioso scopo, il suo esito ha però deluso, e dispiace molto sottolinearlo, da non pochi punti di vista.
Il pubblico che gremiva l’anfiteatro, quasi partecipando ad un rito, a tratti anche commovente, di riconoscimento collettivo nei riguardi di una lunga e prestigiosa carriera, ha reso evidente il grande affetto di cui ancora oggi gode il famoso tenore madrileno. Di certo però, dopo l’esito della serata, credo andrebbe ripensato il concetto stesso dell’evento in questione, e questo a prescindere dalla condizione fisica ed artistica dell’artista festeggiato, per una sorta di obbligo morale nei suoi confronti in primis e in quelli del suo pubblico.
La serata, montata con la regia di Stefano Trespidi, prevedeva la rappresentazione di alcuni quadri di opere del grande repertorio verdiano quali Aida, Don Carlo e Macbeth ma latitava di un’idea registica uniforme unita ad un movimento di masse drammaticamente convincente.
Per Aida (Atto II – scena II Gran finale secondo) si è scelto di utilizzare quinte fisse e stilizzate entro le quali il Coro era posizionato in modo statico con pochi e semplici spostamenti ed i ballabili risultavano elementari nella coreografia anche eticamente quasi imbarazzante.
Detto questo gli artisti impegnati in scena hanno fatto del loro meglio (nonostante qualche imprecisione per il corretto e sempre professionale Fabio Sartori) per portare in porto lo sfocato quadro generale, al quale la direzione di Jordi Bernàcer non ha contribuito a donare giusta omogeneità e compattezza.
Maria Josè Siri (Aida), Yulia Matochkina (Amneris) e Simon Lim (il Re) hanno tratteggiato i loro personaggi in modo sostanzialmente corretto. Su due pianeti diversi ma opposti, come vedremo anche in seguito, Ildar Abdrazakov impegnato quale Ramfis e Placido Domingo, un Amonasro praticamente assente.
I problemi invece di risolversi tendevano ad avvilupparsi nel corso della serata in cui cominciava ad essere percepibile una malcelata tensione in palcoscenico.
Nella seconda parte, che prevedeva alcune pagine da Don Carlo, la regia era basata su un semplice e stilizzato gioco di arcate.
Fabio Sartori ha ritrovato sicurezza e consueta musicalità nell’aria “ Io la vidi” assai ben risolta e Maria Josè Siri si è portata compostamente quale Elisabetta (“Tu che le vanità “) mentre
Ildar Abdrazakov, attraverso una magistrale interpretazione di “Ella giammai m’amò” in cui l’uso della mezza voce diventava volano di grande espressività drammatica, ha mostrato chiaramente quanto, ancora oggi, esistano le voci che ‘corrono ‘ in Arena. Ha concluso la seconda parte il Duetto Posa / Filippo II (“Restate ! … O Signor di Fiandra arrivo”) dove la buona volontà ed il grande senso del teatro non bastavano a supportare la prova dell’amatissimo tenore (perché Domingo quello è sempre e solo stato) e ci duole doverlo sottolineare.
Ha chiuso lo spettacolo Macbeth in una lettura sostanzialmente ben composta che richiamava, attraverso i costumi, il fascino degli anni ‘30; dell’opera è stato eseguito l’intero Atto II ma dopo l’aria “La luce langue”, in evidente difficoltà anche fisica, Domingo è stato costretto ad abbandonare lo spettacolo.
Prontamente sostituito da Roman Burdenko, che ha fatto ben emergere il complesso carattere del personaggio verdiano, la terza parte si è conclusa poi felicemente grazie alle prove di Maria Josè Siri e del sempre eccellente Ildar Abdrazakov.
Completavano il cast Fabio Sartori (Macduff), Sofia Koberidze (Dama) e Gabriele Sagona (Un sicario).
Come già accennato, la bacchetta di Jordi Bernàcer non è riuscita a creare una giusta omogeneità tra buca e palcoscenico dando l’impressione di troppa approssimazione e poca compattezza.
Naturalmente coinvolto ma sostanzialmente corretto si è posto il coro della Fondazione diretto da Ulisse Trabacchin.
In conclusione di questo lungo e mesto articolo una, mi auguro pacata, riflessione è d’obbligo: perché ostinarsi a presentare al pubblico (il Gala è confermato già nella prossima prestigiosa stagione del centenario) uno spettacolo in cui ciò che si evince nettamente non è più il fascino ed il carisma di una grande carriera artistica ma un declino tanto naturale quanto impietoso nella sua ostinata ostentazione? Spero si possa davvero riflettere su una soluzione alternativa che possa convogliare il giusto affetto e la grande partecipazione del pubblico in uno spettacolo più equilibrato e completo artisticamente.
Un’Arena gremita ed un pubblico festoso (anche se un po’ deluso dalla prevedibile débâcle) ha salutato gli artisti con numerosi applausi e chiamate ma, ripeto, non ci si dovrebbe accontentare di questo.
Silvia Campana