VERONA: Don Giovanni – W.A.Mozart, 27 gennaio 2024 a cura di Silvia Campana
Don Giovanni
(Il dissoluto punito ossia il Don Giovanni, K 527)
opera lirica in due atti di W.A.Mozart
Direttore Massimo Raccanelli
Gianmaria Aliverta regista
Personaggi e Interpreti:
- Don Giovanni Lodovico Filippo Ravizza
- Leporello Marco Filippo Romano
- Don Ottavio Julian Prégardien
- Donna Elvira Valentina Mastrangelo
- Donna Anna Caterina Marchesini
- Masetto Giovanni Luca Failla
- Zerlina Georgia Tryfona
- Commendatore Renzo Ran
- Compase Francesca Donati, Alessandro Pasini, Gianluca Zanetta
Costumi Sara Marcucci
Frau Musika orchestra
Coro Andrea Palladio direttore Enrico Zanovello
Teatro Ristori, 27 gennaio 2024
La produzione di Don Giovanni presentata al Teatro Ristori di Verona nell’ambito della quinta edizione del Festival “Mozart a Verona”, al fianco degli enti fondatori del progetto (Comune di Verona, Fondazione Cariverona, Fondazione Arena di Verona e Accademia Filarmonica), si presentava come una di quelle rare operazioni in cui l’intelligenza e la cura dell’operazione teatrale contribuiscono a creare uno spettacolo di rara coerenza e compattezza.
Il regista Gianmaria Aliverta parte dalla partitura mozartiana ed al suo servizio sembra lavorare, attraverso un’operazione che ha tra i suoi motori principali una forte sinergia con gli artisti. Dichiarato in forma semiscenica (perché privo di strutture architettoniche) nulla è mancato in realtà in questo allestimento, realizzato dal regista con acuto spirito teatrale non privo di una graffiante ironia che in alcuni tratti sfociava in un assai poco rassicurante quanto cupo sarcasmo (nella scena finale viene coinvolta anche l’azienda di pompe funebri Taffo nota proprio per le sue singolari pubblicità).
Aliverta posiziona l’orchestra (naturalmente ridotta) in palcoscenico, in fondo sistema il Coro ed usa tutto il resto dello spazio (palcoscenico, palchi, platea) per costruire la sua visione.
In realtà poca luce sembra attraversare il mondo di Don Giovanni che si muove in un universo da lui stesso creato ed animato da personaggi che ne evidenziano ulteriormente i contorni: Leporello dai tratti affatto rassicuranti e contraddistinto da una mal celata ammirazione nei confronti del suo padrone (che infatti non tarderà a sostituire dopo la sua scomparsa), Elvira (la mamma/moglie vittima che sempre perdona), Anna (l’amante sexy, audace e manipolatrice), Zerlina (l’allieva, con il suo trascinante profumo di giovinezza).
Tutto il taglio interpretativo di Aliverta appare impostato sulla costruzione di una drammaturgia che mira a evidenziare quanto questi personaggi non siano frutto esclusivo di una fantasia teatrale ma risultino presenti ogni giorno nelle nostre vite nei più disparati ambienti e contesti, mostrando l’efficacia di alcuni capolavori che sembrano sfidare lo scorrere del tempo.
Così non stupisce la contemporaneità degli abiti creati da Sara Marcucci che spesso svolgono un’azione iconologica assai efficace (il mantello da Giudice che ricopre le spalle di Don Giovanni, la gonna di pelle di Anna così come il look fané di Elvira) e che si innestano in un continuo gioco attoriale dalle dinamiche mai banali.
Anche il finale (con Don Giovanni che finisce composto in una bara accanto a quella del Commendatore) al di là della facile ironia, ci interroga sul come il tema della morte ed il suo significato stia mutando, passando da una persistente e minacciosa presenza (memento mori) ad una sua esorcizzata negazione tramite una pervicace ricerca della giovinezza.
Completamente partecipe del linguaggio registico l’intero cast (per la maggior parte composto da giovani artisti) si è portato al meglio.
Lodovico Filippo Ravizza dà al suo Don Giovanni il fascino di un timbro sicuro ed assai ben impostato che abilmente gioca con le innumerevoli sfumature da cui il suo personaggio è caratterizzato e, in coppia col magnetico e sempre puntuale Leporello di Marco Filippo Romano, ha realizzato un gioco scenico teatrale sempre mobile e acutamente contrappuntato.
La Donna Elvira di Valentina Mastrangelo coniugava una sensibile espressività nel tratteggiare il suo carattere, che Aliverta imposta in bilico su quella sfumatura che insinua la tragedia all’interno della caricatura, con una vocalità attenta ed una tecnica sempre sapientemente dominata.
Attraverso un timbro morbido e dal suadente colore, Caterina Marchesini si è imposta per giusto accento ed una misurata teatralità che la portava a punteggiare acutamente il suo contraddittorio personaggio.
Brillante e davvero divertente ed efficace nella sua definizione teatrale si è posta la Zerlina musicalmente ben definita da Georgia Tryfona.
Interessante per la bella vocalità, che soprattutto un uso intelligente di piani e mezze voci metteva in particolare risalto, l’interpretazione di Don Ottavio presentata da Julian Prégardien.
Bene Giovanni Luca Failla quale Masetto e Renzo Zan quale tonante Commendatore.
Volenteroso il Coro Palladio.
Molto intensa e dinamica la direzione di Massimo Raccanelli, peraltro sempre di spalle a causa della peculiare disposizione orchestrale che, alla guida dell’ottima Orchestra Frau Musika, riusciva a trovare giusta omogeneità e misura dimostrando estremo rigore e classe professionale.
Sala gremita e numerosi applausi e chiamate da parte di un pubblico molto eterogeneo che ha mostrato di seguire perfettamente l’interessante fil rouge della produzione.
Silvia Campana
Foto Ufficio stampa festival “Mozart a Verona”