VERONA: La Cenerentola – Gioachino Rossini, 22 novembre 2024 a cura di Silvia Campana
LA CENERENTOLA
Giochino rossini
Direttore Francesco Lanzillotta
Regia Manu Lalli
Personaggi e Interpreti:
- Dandini Alessandro Luongo
- Don Magnifico Carlo Lepore
- Clorinda Daniela Cappiello
- Tisbe Valeria Girardello
- Angelina Maria Kataeva
- Alidoro Matteo d’Apolito
Scene Roberta Lazzeri
Costumi Gianna Poli
Orchestra, Coro e Tecnici Fondazione Arena di Verona
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Direttore allestimenti scenici Michele Olcese
Teatro Filarmonico, 22 novembre 2024
Torna a Verona dopo una lunga assenza a chiudere la Stagione 2024 del Teatro Filarmonico la rossiniana Cenerentola in un nuovo allestimento del Maggio Musicale Fiorentino.
In sinergia con l’impianto scenografico realizzato da Roberta Lazzeri ed i costumi di Gianna Poli la regista Manu Lalli indirizza la sua visione dello spettacolo in un fiabesco mondo di fantasia che in realtà ha ben poco da spartire con la partitura rossiniana a parte l’origine della trama ed alcuni caratteri.
L’azione si muove infatti in un contesto favolistico animato da una piccola folla di fatine e folletti in perenne movimento che poco si combina con la struttura originaria (e certo ben poco consolatoria) delle favole, alla quale solo alcuni personaggi rossiniani fanno certo riferimento (su tutti Don Magnifico tratteggiato sempre con crudele sagacia).
Non mancano certo le idee graziose in questo spazio scenico (di chiara ispirazione ponnelliana) dove eleganti quinte girevoli ed enormi libri impilati fungono da agili praticabili per gli esseri fatati anche protagonisti di alcune idee divertenti (gustosa la piccola fatina con l’enorme orologio a cipolla in mano che tira delicatamente il vestito alla fanciulla per ricordarle la fatidica mezzanotte, così come il cocchio trainato dalle stesse, mutate in cavallini) ma la loro presenza rischia a tratti di risultare invasiva e poco efficace.
Riferimenti a mondi e contesti fatati possono diventare infatti, ed in particolare ad oggi dove spesso se ne abusa in ogni contesto, una lama a doppio taglio se non sapientemente calibrati e giocare qualche brutto scherzo anche ad allestimenti professionalmente impostati come questo, rischiando di appiattirne il contenuto.
Assai ben assortito il cast impegnato in palcoscenico. Maria Kataeva è artista dalla vocalità rilevante, di bella corposità ed estesa in tutta la tessitura. Robusta nel registro acuto essa esibisce inoltre morbida ampiezza e profondità espressiva in quello grave, mostrando poi estrema facilità nelle esecuzioni delle impervie agilità del celebre Rondò finale.
Il Don Ramiro di Pietro Adaini risultava tecnicamente ben tratteggiato anche se l’attenta vocalità dell’artista risentiva un po’ della sua impostazione che tende a portare il suono indietro sacrificandone la proiezione.
Divertente e brioso Alessandro Luongo che ha donato al personaggio di Dandini tutta la verve che gli appartiene risolvendolo anche musicalmente in modo completo e diversificato.
Carlo Lepore ha cesellato un Don Magnifico nel suo complesso molto interessante e ben approfondito anche se le numerose gags, che durante le repliche spesso si moltiplicano in teatro, ne hanno un po’ appiattito la caratterizzazione. Matteo D’Apolito ha ben risolto il personaggio di Alidoro.
Un po’ troppo caricate scenicamente ma nel complesso corrette ed attente la Clorinda di Daniela Cappiello e la Tisbe di Valeria Girardello.
Bene il Coro della Fondazione diretto da Roberto Gabbiani.
Attenta e misurata la lettura di Francesco Lanzillotta alla guida dell’orchestra della Fondazione che ha ben saputo far emergere anche i momenti più chiaroscurali della celeberrima partitura.
Successo pieno ed applausi per tutti gli interpreti ed il Direttore.
Silvia Campana