VERONA:  La traviata – Giuseppe Verdi, 8 luglio 2023 a cura di Silvia Campana

VERONA: La traviata – Giuseppe Verdi, 8 luglio 2023 a cura di Silvia Campana

  • 11/07/2023

La traviata

opera in tre atti di Giuseppe Verdi

su libretto di Francesco Maria Piave

incentrata su La signora delle camelie

opera teatrale di Alexandre Dumas figlio


Direttore Andrea Battistoni

Regia e Scene Franco Zeffirelli

Personaggi e Interpreti:

  • Violetta Valéry Gilda Fiume
  • Alfredo Germont Francesco Meli
  • Giorgio Germont Luca Salsi
  • Flora Bervoix Sofia Koberidze
  • Annina Francesca Maionchi
  • Gastone visconte di Letorières Carlo Bosi
  • Il Barone Douphol Nicolò Ceriani
  • Il Dottore Grenvil Giorgi Manoshvili
  • Il Marchese d’Obigny Roberto Accurso
  • Giuseppe Francesco Cuccia
  • Un domestico di Flora / Un commissionario Stefano Rinaldi Miliani

 

 

Arena di Verona, 08 luglio 2023


Molto felice la Première di questa Traviata che, impostata da Franco Zeffirelli per la stagione 2019 dell’anfiteatro, ancora viene vista da alcuni come suo testamento spirituale mentre della poetica del regista fiorentino mantiene poche caratteristiche e non certo le migliori.

Andiamo allora oltre i commenti sull’allestimento di cui molto è stato già scritto e detto in passato e veniamo ora alla parte musicale dello spettacolo.

Si sa bene quanto in Arena siano troppo spesso sacrificate sottigliezze interpretative, adducendo come pretesto l’enormità dello spazio in una superficiale percezione globale dell’evento e non nego tutto ciò, solo mi permetto di sottolineare che non sempre è così. Lo ha dimostrato Alessandro Bonato con la sua direzione del recente Barbiere di Siviglia e lo ha sottolineato la rara compattezza artistica che si è ascoltata in occasione di questa recita di Traviata.

L’intero cast infatti, guidato dal Direttore, sembrava avere come unico obiettivo non creare uno sterile gioco di effetti (per quello basta ed avanza la mise en scène) ma piuttosto fare teatro e veicolare al pubblico che gremiva l’Arena la vera natura del melodramma, radicata com’è, particolarmente in Verdi, nella drammatica fusione tra parola, gesto e musica.

photo©Ennevi

Dunque al centro di questa recita areniana si è finalmente posto in evidenza il peculiare dramma di ogni carattere teatrale e tutti gli interpreti sembravano avere proprio quello come unico scopo .. e ciò si è visto e sentito.

Gilda Fiume si conferma artista completa e di intensa teatralità. Il suo ritratto di Violetta è assai ben costruito e cresce atto dopo atto dove risulta ben evidente la personalità della protagonista che viene tratteggiata, attraverso un giusto gioco di equilibrio tra teatralità ed accento, con una forza espressiva priva di ogni ripiegamento di maniera. La voce, come la tecnica, diviene così mero strumento di comunicazione teatrale e come tale cangia continuamente (corposità, colore, intenzione) con l’evolvere della storia. Il suo “Amami Alfredo” si pone allora quale un grido dell’animo e il suo commiato alla vita nel IV atto diviene tanto rabbioso quanto amaramente consapevole.

Un ‘interpretazione davvero raffinata.

photo©Ennevi

Ben si conosce la professionalità di Francesco Meli e la sua estrema padronanza  nell’affrontare accento e fraseggio quali strumenti per cesellare al meglio il proprio personaggio ed il suo Alfredo areniano ben conferma queste caratteristiche. Sempre più scolpita teatralmente la bella vocalità dell’artista, assai ben proiettata e ricca di armonici, taglia lo spazio areniano giungendo a far percepire ogni singolo piano ed intenzione e, ad onta di qualche forzatura nella chiusa della cabaletta del II Atto, ci restituisce un carattere assai ben definito nella sua avventata e a tratti presuntuosa tracotanza.

Padre di tanto figlio Luca Salsi ci fa dimenticare in più di un’occasione che stiamo ascoltando uno dei personaggi operistici più popolari del repertorio, considerata l’estrema raffinatezza di un’interpretazione che vive e cresce grazie ad una perfetta simbiosi tra gesto e parola. Basterebbero come esempio il sincero imbarazzo che contraddistingue Germont quando si sottrae all’abbraccio di Violetta al termine del duetto dell’atto II o, per contrasto, l’accento che accompagna il suo ingresso alla festa di Flora. La vocalità poi si muove sempre morbida e fluente e, anche se non priva di qualche sbavatura, viene sempre cesellata con grande intelligenza dall’artista che, nonostante anni di carriera e di successi, sembra non cessare il suo percorso di scavo interpretativo dei personaggi che affronta.

photo©Ennevi

Corretto il resto del cast che trovava Sofia Koberidze quale Flora, Francesca Maionchi (Annina) , il sempre eccellente Carlo Bosi (Gastone), Nicolò Ceriani (Douphol), Giorgi Manoshvili (un compassato Grenvil), Roberto Accurso (d’Obigny), Francesco Cuccia (Giuseppe) e Stefano Rinaldi Miliani (Un domestico / Un commissionario).

Bene il Coro della Fondazione diretto da Roberto Gabbiani.

Ottima la direzione di Andrea Battistoni che, alla guida di una rinnovata orchestra areniana, ha affrontato la partitura con minuziosa cura, facendone emergere luci ed ombre con un raffinato gioco di fraseggio che anche nei pianissimi giungeva in gradinata sempre limpido e definito.

photo©Ennevi

Una nota a parte per la bella prova dei Primi Ballerini Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko.

Pubblico entusiasta ed applausi per tutti al termine di questa teatralissima Traviata che ha mostrato perfettamente quanto in Arena non ci sia bisogno solo di voci che corrano ma anche di artisti che recitino.

Silvia Campana

 

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