VERONA: Madama Butterfly – cast a confronto 12/25 agosto e 2 settembre 2023 a cura di Silvia Campana
Arena di Verona , 12/25 agosto e 2 settembre 2023
Questa produzione di Madama Butterfly di Franco Zeffirelli vedeva la luce in Arena nel 2004 e già allora tradiva un impianto ed una impostazione registica che tendeva ad appiattire il linguaggio pucciniano ingigantendone in maniera inusitata alcuni aspetti più esteriori influenzati dal gusto orientale dell’epoca, assoluto appannaggio dei bellissimi costumi di Emi Wada.
Detto questo, è apparsa interessante la presenza in alcuni momenti dell’opera degli Yūrei (spiriti giapponesi dei defunti) che, con la loro rassicurante/inquietante presenza, sembravano preannunciare la sciagura e a tratti prendersi cura della casa e dei suoi abitanti, tema questo spiccatamente orientale e che, se opportunamente sviluppato, avrebbe potuto donare alla pièce, per il resto dominata dal più scontato dei bric-a- brac, maggior intensità, aprendola a diverse e più approfondite prospettive interpretative.
Quattro recite per tre differenti cast ed un unico direttore: Daniel Oren.
Si alternavano quale Butterfly tre interpreti molto differenti per vocalità ed espressività quali Aleksandra Kurzak (12 agosto), Maria Josè Siri (25 agosto) e Asmik Grigorian (2 e 7 settembre) al suo debutto in Arena.
La Kurzak, sbilanciata su di un profilo poco omogeneo che alternava un’attenta e felice ricerca di una dimensione orientale (gesti e postura) ad un’interpretazione vocale superficiale e decisamente troppo tendente al declamato verista, stentava a trovare un taglio omogeneo convincente alla sua chiave interpretativa. Il personaggio ne usciva così frammentato rischiando di perdere tutta la verità drammatica che lo contraddistingue, infatti in Butterfly è sempre un grande rischio forzare i toni in quanto il suo animo vive di sussurri e la sua disperazione di ‘piccole cose’.
Decisamente più continentale, materna e passionale risultava invece la Cio-Cio-San più ruvidamente sbozzata da Maria Josè Siri attraverso una caratterizzazione che viveva di impulsività ed eccessi. La vocalità trovava bei momenti nel II e III atto dove l’interprete riusciva a ben sottolineare l’angoscia dell’abbandono e soprattutto la disperazione di una vita ormai priva di senso giungendo ad un’interpretazione, se non proprio convincente, comunque emozionale e dall’indubbio fascino.
Con l’interpretazione di Asmik Grigorian tutto sembra un po’ cambiare.
Voce interessantissima, sfumata e ricca di armonici, precisa nel registro acuto e molto intensa nel colore, la sua Butterfly ha trovato il suo centro nella compattezza e sobrietà dei comportamenti che anche e soprattutto nel lutto diventavano una cifra distintiva. Decisamente giapponese il suo passato da geisha è tradito dal portamento e dal modo di leggere ed esprimere il dolore (fine atto III) quando sembra ‘volare’ con il suo Obi. Il personaggio è costruito assai bene fin dal principio per poi crescere di intensità e spessore ed il suo “Un bel dì vedremo”, privo di ogni manierismo, non concede quasi nulla al pubblico ma conosce la levità di un sogno,come infatti è, quasi un delirio. Un taglio forte, asettico e si direbbe impopolare ma che invece colpisce completamente il cuore del dramma deflagrandone la potenza.
Professionali ma privi di mordente Roberto Alagna (12 agosto), Angelo Villari (25 agosto), e Piero Pretti (2 e 7 settembre) si sono disimpegnati senza convinzione nell’infido personaggio di Pinkerton esibendo chi una provata teatralità (Alagna), chi un timbro brunito e interessante (Villari) e chi una solida professionalità (Pretti) ma restando comunque ai margini di un personaggio dalla difficoltosa definizione.
Molto bene Gevorg Hakobyan impegnato in tutte le recite quale Sharpless che, attraverso la sua corretta vocalità, è riuscito a trovare una giusta chiave interpretativa per un personaggio di estrema importanza che, quando è interpretato con giusta misura espressiva, può farsi quasi cassa di risonanza alla potenza del dramma stesso. Sempre attento alla parola ed alla sua espressività il bravo artista è dunque riuscito a trovare una giusta armonia con le differenti interpreti definendo con ognuna una diversa e giusta intensità espressiva. Davvero un bel lavoro.
Teatrale ed intensa Elena Zilio quale Suzuki (12/25 agosto) che si alternava con la solida Sofia Koberidze (2/7 settembre).
Sostanzialmente corretto il resto del cast: Matteo Mezzaro (Goro), Marta Pluda e Clarissa Leonardi (14 agosto) che si alternavano nel personaggio di Kate, Gabriele Sagona (Lo zio Bonzo), Italo Proferisce (Yamadori), Gianfranco Montresor (Il Commissario imperiale), Stefano Rinaldi Miliani (Ufficiale del registro), Federica Spatola (madre di Cio-Cio-San) e Valeria Saladino (La cugina).
Molto attenta e calibrata, la direzione di Daniel Oren andava perfettamente a sottolineare una lettura musicale dove il tempo, con tutte le sue variabili, sembrava dominato dal respiro della protagonista, ottenendo un effetto davvero omogeneo e di grande raffinatezza esecutiva.
Arena gremita ed entusiasmo per tutti gli interpreti con particolare ovazione per Daniel Oren e Asmik Grigorian.
Silvia Camapna