VERONA: Nabucco – Giuseppe Verdi, 10 luglio e 18 agosto 2022 a cura di Silvia Campana
Nabucco
opera lirica di Giuseppe Verdi
composta su libretto di Temistocle Solera
Direttore Daniel Oren, Alvise Casellati
Regia e Costumi Arnaud Bernard
Personaggi e Interpreti:
- Nabucco Roman Burdenko, Luca Salsi
- Ismaele Riccardo Rados
- Zaccaria Rafał Siwek, Michele Pertusi
- Abigaille Maria José Siri, Ewa Plonka
- Fenena Francesca di Sauro
- Il gran sacerdote di Belo Adolfo Corrado
- Abdallo Carlo Bosi
- Anna Elena Borin
Scene Alessandro Camera
Luci Paolo Mazzon
Coro e Orchestra della Fondazione Arena
Direttore del Coro Ulisse Trabacchin
Arena di Verona, 10 luglio/18 agosto 2022
La stagione areniana continua con la sua carrellata di artisti internazionali più o meno noti, rendendo ogni cambio di interpreti occasione di ascolto sempre interessante e significativa. Molto stimolanti per molteplici aspetti in questo senso si confermano anche queste riprese di Nabucco nella spettacolare produzione di Arnaud Bernard che appare finalmente rinvigorita nei ritmi e nei movimenti scenici di coro e comparse.
Impegnato nel complicato personaggio del re, Roman Burdenko (già ascoltato con interesse quale Amonasro alla Première di Aida) ha qui più di un’occasione per mettere in evidenza le sue qualità di cantante ed interprete così come Luca Salsi (in una sfortunata recita interrotta ahimè dopo il “Va, pensiero” causa maltempo) di confermarle.
Dotato di una vocalità importante nel volume e ricca nei colori Burdenko ha mostrato di non abusarne, adattando con intelligenza le dinamiche alle diversificate esigenze drammatiche che, com’è noto, Verdi dissemina in partitura.
Così il timbro viene sfogato quando è necessario (entrata del I Atto o cabaletta del IV per esempio) ma abilmente trattenuto quando la motivazione teatrale sfuma e scopre il lato più intimo e tormentato del personaggio; il risultato dunque, attraverso un attento uso di accento e mezza voce, ha portato ad un’interpretazione cesellata e mai banale.
Per Luca Salsi il discorso si sviluppa ed approfondisce ulteriormente in quanto l’aderenza dell’artista al personaggio è totale e la sua interpretazione (anche scenica) scende a sondare le pieghe di un carattere sfaccettato in cui davvero risulta complesso individuare il limite in cui cessa la violenza dell’uomo di potere ed inizia il dissidio interiore dell’individuo tormentato. Salsi cesella attraverso la sua imponente timbrica ogni parola e cura particolarmente l’accento, attraverso il quale ogni frase in Verdi risulta sempre nuova e diversificata (duetto Atto III) con il risultato di offrirci un ritratto teatralmente completo.
Quale Abigaille tornava Maria Josè Siri (18 agosto) già ascoltata alla Première, confermando la sua intensa caratterizzazione, mentre il soprano polacco Ewa Plonka (il 29 Luglio) , dotata di vocalità interessante e sicura, ha complessivamente risolto il personaggio con grande professionalità. Musicale e tecnicamente precisa l’artista si è infatti assai ben destreggiata nella temibile partitura specie nel versante più espressivo del suo ruolo (“Anch’io dischiuso un giorno” così come il finale “Su me, morente esanime”).
Molto buono anche il robusto e convincente Zaccaria di Rafal Siwek (10 luglio) la cui bella vocalità ha ben delineato, ed in ogni suo aspetto drammatico, il personaggio che nella recita del 18 agosto godeva della solenne e sempre ottima interpretazione di Michele Pertusi.
Bene anche l’Ismaele di Riccardo Rados che ha mostrato di usare in modo espressivo la sua interessante vocalità.
Il resto del cast ritrovava Francesca di Sauro (Fenena) e Carlo Bosi (Abdallo) mentre Adolfo Corrado e Elena Borin prendevano le vesti del Gran Sacerdote di Belo e di Anna.
Daniel Oren (10 luglio) ha diretto con la consueta grinta e professionalità, donando forse una zampata ancor più convincente all’amata partitura che, miracolosamente, è stata premiata da un bis del “Va, pensiero” finalmente non troncato nel suo finale in pianissimo, mentre Alvise Casellati (18 agosto) ha portato in porto la partitura con una lettura che non andava oltre una sobria compostezza.
Molto bene il Coro della Fondazione Arena diretto da Ulisse Trabacchin.
In entrambe le recite un pubblico sensibile ed entusiasta (un po’ sfortunato quello presente alla recita di agosto) ha salutato interpreti e direttore con caldi applausi e chiamate.
Silvia Campana