VERONA: Nabucco – Giuseppe Verdi, 25 giugno 2022 a cura di Silvia Campana
NABUCCO
Giuseppe Verdi
Direttore Daniel Oren
Regia e Costumi Arnaud Bernard
Personaggi e Interpreti:
- Nabucco Amartuvshin Enkhbat
- Ismaele Samuele Simoncini
- Zaccaria Abramo Rosalen
- Abigaille Maria José Siri
- Fenena Francesca Di Sauro
- Il Gran Sacerdote di Belo Nicolò Ceriani
- Abdallo Carlo Bosi
- Anna Elisabetta Zizzo
Scene Alessandro Camera
Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Arena di Verona
Maestro del Coro Ulisse Trabacchin
Arena, 25 giugno 2022
Sempre affascinante e completamente imperniata intorno al concetto di teatro si conferma la riproposta della regia di Nabucco che Arnaud Bernard concepì nel 2017: un’Arena di Verona vista come grande palcoscenico di un mondo a cui raccontare il Risorgimento italiano e i suoi complessi rapporti con l’ambiente letterario e musicale. Un percorso coinvolgente e immersivo, una storia italiana fortemente connessa con le nostre fibre e che in qualche maniera ancora ci rappresenta.
La forza di quell’allestimento consisteva quasi completamente nell’imponenza dell’idea centrale: un Teatro alla Scala perfettamente ricostruito da Alessandro Camera che, rotando, svelava il suo interno in un gioco teatrale multiplo e coinvolgente attraverso un efficace coup de théâtre.
E proprio di questo tessuto connettivo forte ed empaticamente aggregante, che si basava su un uso di comparse e figuranti rapido ed immediato e un utilizzo di costumi e complessi movimenti scenici (cavalli e carrozze) sempre a scopo drammatico e mai fine a sé stesso, si è sentita fortemente la mancanza (soprattutto nel I atto) in questa, peraltro corretta, ripresa.
È soprattutto mancato ciò che, proprio durante la Sinfonia ed in sinergia con essa, entrava direttamente in connessione con il pubblico coinvolgendolo in una lettura diversa, così molto si è perso purtroppo di questa che resta indubbiamente una delle produzioni migliori recentemente prodotte per il maestoso palcoscenico veronese; le repliche spero contribuiranno a calibrare più felicemente queste componenti per una maggior efficacia dello spettacolo che, mi rendo perfettamente conto, richiede per la sua complessità di organizzazione tempi molto più ampi.
Quale Nabucco Amartusvhin Ehkbath si conferma come uno degli artisti più interessanti di questo momento e non tanto per la bellezza della vocalità o la morbidezza dell’emissione, che sembra quasi scontato sottolineare, quanto per l’attenzione, sempre crescente ad ogni nuova recita, per il carattere interpretato che sembra vivere di ombre e chiaroscuri che tradiscono uno studio continuo e attento ad ogni dettaglio espressivo.
Molto bene anche l’Abigaille di Maria José Siri che, in particolare nell’aspetto più lirico del suo personaggio, ha mostrato di ben dominarne il carattere sfaccettato e ricco di contraddizioni, non lesinando peraltro giusto accento e puntature sicure quando richiesti.
Dotato di un timbro nobile ma discontinuo lo Zaccaria di Abramo Rosalen ha trovato i suoi migliori momenti a contatto con l’aspetto più solenne e meno guerriero del carattere di Zaccaria (“Tu sul labbro”) che ha risolto comunque con sostanziale correttezza.
Un po’ troppo concentrato su accenti di forza ma sostanzialmente corretto l’Ismaele tratteggiato da Samuele Simoncini e dalla vocalità interessante, anche se ancora un po’ fissa nell’emissione, si poneva la Fenena interpretata da Francesca Di Sauro.
Completavano il cast Carlo Bosi (un ottimo Abdallo), Elisabetta Zizzo (Anna) e Nicolò Ceriani (Gran sacerdote di Belo).
Ottimo il Coro della Fondazione diretto da Ulisse Trabacchin.
Molto buona la direzione morbida e coinvolgente di Daniel Oren che ha concesso il bis del “Va, pensiero” a patto di una collaborazione da parte del pubblico, invitato ad applaudire solo al termine dell’esecuzione del celeberrimo brano corale che proprio nel pianissimo finale racchiude parte della sua magia: promessa puntualmente non mantenuta!
Silvia Campana