VERONA: Tosca – cast a confronto, 29 luglio, 5 agosto e 1 settembre 2023 a cura di Silvia Campana
Arena di Verona, 29 luglio, 5 agosto e 1 settembre 2023
È sempre molto efficace e mantiene una sua intatta teatralità la produzione di Tosca che Hugo De Ana ideò per lo spazio areniano nell’ormai lontano 2006 e questo soprattutto per la regola, spesso vincente a teatro, che fa si che quando una produzione venga impostata su di un’attenta combinazione tra giusta spettacolarizzazione ed attento lavoro drammaturgico, questa riesca a mantenere nel tempo inalterate le sue caratteristiche restando dunque assai convincente nel suo linguaggio.
E questa regia, assai ben ripresa, è infatti riuscita a riprodurre il forte e dirompente effetto dell’allestimento originario.
Per questo titolo la Fondazione Arena ha proposto quattro recite che mantenevano lo stesso direttore (Francesco Ivan Ciampa) ma mutavano quasi ogni sera il cast nei tre caratteri principali.
Ad alternarsi nel ruolo della protagonista erano infatti Aleksandra Kurzak (29 luglio), Sonya Yoncheva (5/10 agosto) e Anna Pirozzi (1 settembre), quali Mario Cavaradossi si alternavano invece Roberto Alagna (29 luglio), Vittorio Grigolo (5/10 agosto) e Freddie De Tomaso (1 settembre) e come Scarpia Luca Salsi e Roman Burdenko (5 agosto).
Una nutrita ed interessante compagine artistica dunque che non ha mancato di marcare ogni recita con la propria personale interpretazione.
Tosca è uno dei personaggi femminili più popolari del repertorio di tradizione ma la sua definizione conosce in realtà molte variabili e per questo risulta sempre particolarmente insidioso. Il suo temperamento artistico può essere infatti declinato in molti modi che spaziano da un profilo sofisticato ad uno più semplice e popolare ed ogni cantante che si accinge ad interpretarlo cerca di evidenziare questo o quell’aspetto a seconda del proprio gusto personale e della propria vocalità.
Il taglio scelto da Aleksandra Kurzak è sembrato particolarmente felice in quanto cercava di riunire in un insieme omogeneo queste differenze. Raffinata ma al tempo stesso capricciosa ed un po’ civettuola, la sua Tosca (il cui rapporto con Scarpia non è chiaro fino in fondo) essendo profondamente umana e viscerale, scivolava a tratti in una pericolosa deriva verista che rischiava di appiattirne il carattere. Molto sensibile ed espressiva la sua interpretazione rendeva tuttavia complessivamente assai bene il personaggio che, in particolare sinergia con Salsi, trovava nel II Atto il suo momento più intenso. Una visione sfaccettata che perfettamente si adattava alla marcata teatralità del personaggio e che contribuiva a cesellare un convincente ritratto di questa donna, perennemente in bilico tra fragilità e determinazione.
Maggiormente convenzionale e prevedibile (anche sotto l’aspetto vocale) il profilo offerto da Sonya Yoncheva che, più concentrata su di un taglio da ‘prima donna’ non ne mantiene però la coerenza espressiva (teatralmente e vocalmente) offrendo un ‘interpretazione che appare più concentrata sull’immagine che certo aiuta ma non può risolvere compiutamente caratteri di questo calibro.
La sua Tosca dunque, pur dipanata con navigata professionalità, resta a metà e appare quasi passivamente in balia degli eventi e, forse, meriterebbe un po’ di più.
Anna Pirozzi costruisce invece il suo personaggio attraverso un tratteggio vocale potente e drammatico dove gli aspetti più eccessivi del carattere dominano, ma senza soffocarlo, un profilo sempre caratterizzato da giusta intensità e curata definizione espressiva. Ne emerge il profilo quasi di una donna del popolo, tanto forte quanto appassionata, avventata e forse ingenua ma sempre ed immancabilmente autentica.
Il liberale, il pittore ribelle ed il giovane idealista sembrano invece definire i ritratti di Mario offerti dai tre artisti impegnati in questo ruolo.
Roberto Alagna tratteggia un Cavaradossi vibrante e scolpito nell’accento che domina completamente la parola e definisce un temperamento tanto focoso ed impulsivo negli ideali quanto sensibile ed appassionato. Una gran bella interpretazione complessiva che, pur non immacolata vocalmente, viene portata avanti con grande coerenza e vigore.
Pittore irrequieto e personalità indomabile, il Cavaradossi di Vittorio Grigolo sembrava aderire perfettamente all’indole dell’artista per quella miscela di estro ed impulsività che sempre ne caratterizza le interpretazioni. Impegnato anche in questo caso a far impazzire la partitura, il temperamentoso tenore ha altresì tratteggiato assai bene il suo personaggio, infiammando il pubblico in sala e donandogli un bis di “E lucean le stelle” richiesto a furor di popolo. Un notevole artista, ripeto, il cui forse unico grande limite risiede proprio in se stesso.
Il giovane tenore Freddie De Tomaso si è comportato diligentemente esibendo una vocalità estremamente interessante ma sembra non aver trovato ancora un suo proprio taglio espressivo, che siamo certi non potrà che giungere con l’esperienza.
Impegnati quale Scarpia Luca Salsi e Roman Burdenko rivaleggiavano in talento nel tratteggiare un profilo tanto sfaccettato quanto drammaticamente vincente del personaggio.
Più sbilanciato su di un profilo che occhieggia, seppur nobilmente, al vilain, il personaggio delineato da Luca Salsi sembra vivere di sottili ambiguità che sfiorano costantemente, turbandolo, il mondo di Tosca e che l’artista cesella sia vocalmente che scenicamente con la consueta profondità espressiva che in determinati momenti, fine Atto II, domina totalmente la scena .
Di uguale spessore interpretativo Roman Burdenko è apparso meno viscerale e più mentale nella sua definizione. La sua aggressività risulta sempre controllata e proprio per questo appare ancor più glaciale e senza perdono. Perfettamente cesellato vocalmente il suo Scarpia sembra vivere costantemente in tensione e sulle tracce della sua ultima preda o capriccio che sia politico o passionale.
Il resto del cast restava immutato: Giorgi Manoshvili (artista di indubbio interesse) era impegnato quale Angelotti, Giulio Mastrototaro caratterizzava un gustoso sagrestano, Carlo Bosi un davvero perfido Spoletta e Nicola Ceriani e Dario Giorgelè indossavano le vesti di Sciarrone e di un carceriere.
Segnaliamo in particolare la prova della piccola Erika Zaha che si alternava a Jacopo Lunardi quale Pastorello.
Bene il Coro di voci bianche A.d’A.Mus. diretto da Elisabetta Zucca così come il Coro della Fondazione diretto da Roberto Gabbiani.
Francesco Ivan Ciampa, oltre a rincorrere i vari interpreti (compiendo autentici miracoli con alcuni), riusciva ad impostare una sua lettura equilibrata ottenendo un buon risultato complessivo.
Un’Arena quasi sempre gremita ed il grande successo ottenuto conferma questa produzione, che sarà riproposta anche nella prossima stagione, come certamente una tra le più amate dal pubblico.
Silvia Campana