VERONA: Turandot e Carmen, 10/11 agosto 2022 a cura di Nicola Salmoiraghi
TURANDOT
GIACOMO PUCCINI
- TURANDOT Anna Netrebko
- IMPERATORE ALTOUM Carlo Bosi
- TIMUR Riccardo Fassi
- LIÙ Ruth Iniesta
- PING Gëzim Myshketa
- PONG Matteo Mezzaro
- PANG Riccardo Rados
- MANDARINO Youngjun Park
- PRINCIPE DI PERSIA Carlo Bosi
- CALAF Yusif Eyvazov
CARMEN
GEORGES BIZET
Personaggi e Interpreti:
- CARMEN Elina Garanča
- MICAELA Maria Teresa Leva
- FRASQUITA Daniela Cappiello
- MERCEDES Sofia Koberidze
- DON JOSÉ Brian Jagde
- ESCAMILLO Claudio Sgura
- DANCAIRO Nicolò Ceriani
- REMENDADO Carlo Bosi
- ZUNIGA Gabriele Sagona
- MORALES Biagio Pizzuti
COSTUMI Anna Anni
LUCI Paolo Mazzon
Arena di Verona, 10/11 agosto 2022
Sul rutilante palcoscenico estivo dell’Arena di Verona è tornata Anna Netrebko, come protagonista di Turandot, per le prime tre recite dell’estremo capolavoro pucciniano, riproposto nel noto allestimento con regia e scene di Franco Zeffirelli (come per la precedente Aida, così come per Carmen, non ci è dato sapere chi abbia ripreso, peraltro accuratamente, questi spettacoli) i bellissimi costumi di Emi Wada e le luci di Paolo Mazzon. Come sempre non un angolo del palcoscenico è lasciato sguarnito e il fasto visivo del compianto regista toscano raggiunge il massimo al disvelarsi della sfolgorante reggia dorata che costituisce una vera ubriacante orgia visiva, a metà tra Kismet e le Ziegfeld Follies. Il pubblico che gremisce l’anfiteatro esplode in un applauso e visibilmente gradisce, conquistato. E noi con lui. Ogni ristorante, stellato o meno, ha il suo menù e diversi palati, e, in cotale contesto, questo funziona ancora a meraviglia. Prendere o lasciare. Stiamo felicemente al gioco, la magia del teatro è “anche” questa.
Anna Netrebko, si diceva, impersonava la Principessa di gelo ed è stata titolare di una prestazione a dir poco straordinaria. Possiede il soprano russo organo vocale potente e duttilissimo, di ampio volume e rigogliosi armonici? Certo. Gioca il suo canto spingendo unicamente il pedale su questo versante come molte altre interpreti di questo ruolo fanno o hanno fatto? Assolutamente no, anzi ci offre un’interpretazione affatto nuova, piegando il suo timbro brunito, sensuale e privilegiato a mille sfumature, colori, sfaccettature, costretta non a fare di necessità vocali virtù (anche in questo caso esempi ci sono stati) ma cesellando un personaggio che ci fa scoprire, attraverso un canto che è sempre perfettamente innestato su una colonna di fiato e suono senza fratture, ogni angolo della sua fragilità e della sue paure, sotto la maschera della glaciale protervia. Pianissimi eterei si alternano ad acuti raggianti come folgori. Non ci sono parola o accento che vadano sprecati. Semplicemente grandiosa, senza se e senza ma.
Al suo fianco Yusif Eyvazov non è stato secondo ma al medesimo livello. Un Calaf memorabile per accuratezza nel canto, pregevoli nuances vocali, slancio in acuto, scolpitura della frase, sicura insolenza nelle puntature (“Ti voglio tutta ardente d’amore”), varietà nel fraseggio. Il trascinante “Nessun dorma” è stato bissato e la seconda volta è venuto anche meglio della prima.
Musicale, trepida, poeticamente cantata la Liù della bravissima Ruth Iniesta, bella voce di soprano lirico capace di delicati abbandoni quanto brucianti accensioni, forte di un bel centro e acuti corposi e al contempo abili a piegarsi a sensibili smorzature.
Robusto, timbrato, autorevole il Timur eccellentemente cantato di Riccardo Fassi, una delle più belle voci di basso dell’ultima generazione.
Centratissime le Maschere, guidate dal vigoroso Ping di Gëzim Myshketa, al fianco di Matteo Mezzaro (Pong) e Riccardo Rados (Pang).
Infallibile come di consueto Carlo Bosi (Imperatore Altoum e la voce del Principe di Persia) e di rilievo il Mandarino di Youngjun Park.
Attesissimo poi il debutto in Arena del mezzosoprano lettone Elina Garanča, quale protagonista di Carmen di Bizet, purtroppo funestato alla prima delle sue due recite da un temporale che ha interrotto la recita in via definitiva a metà del terzo atto, dopo l’“Aria delle carte”. Del conosciuto allestimento in cinemascope e technicolor di Franco Zeffirelli ha già ampiamente riferito la nostra collaboratrice Silvia Campana. Mi limito a riferire di un effetto extra, del tutto legato appunto agli elementi naturali; durante la succitata aria, la combinazione di vento montante, lampi e tuoni, ha creato un’atmosfera angosciosa di contorno alla tenebrosa profezia di morte che la gitana legge nelle carte; questo, unito all’intensissima interpretazione, splendidamente cantata, che ne stava dando Elina Garanča, ha creato una suggestione unica, da brividi a fior di pelle. Emozioni che solo il teatro dal vivo, e in un luogo così, sa dare.
Elina Garanča fino a quel momento ci aveva regalato una prova superlativa per classe vocale, eleganza scenica ed interpretativa, perfetto controllo di un canto tecnicamente inattaccabile, mai forzato in nessun registro, tanto soggiogante nei gravi di screziato velluto, nel centro morbido e vaporosamente carnale quanto negli acuti svettanti e luminosi. Una cantante e un’attrice di altissimo livello, peccato non averla potuta ascoltare sino alla fine.
Rammarico che estendiamo all’eccellente Don José di Brian Jagde, sino a lì giustissimo per peso vocale, accenti, sicurezza in acuto e ricerca di colori e sfumature (bellissima esecuzione de “La fleur”, con suggestiva smorzatura finale).
Di impatto Claudio Sgura (Escamillo) nei suoi “couplets” e per quanto si è sentito, nel duetto con Don José, di smaltato lirismo la Micaela di Maria Teresa Leva.
Ben completavano il cast Daniela Cappiello (Frasquita), Sofia Koberidze (Mercedes), Nicolò Ceriani (Dancairo), Carlo Bosi (Remendado), Gabriele Sagona (Zuniga), Biagio Pizzuti (Morales).
Sul podio dell’Orchestra della Fondazione Arena è salito per entrambi i titoli l’eroico e infaticabile Marco Armiliato, che una volta di più si è confermato preziosissimo timoniere musicale di questa estate veronese, per professionalità, infallibile sicurezza su qualsiasi titolo del repertorio e attentissime doti di concertatore.
Bene le prove del Coro areniano diretto da Ulisse Trabacchin e del Coro di Voci bianche A.d’a.Mus, diretto da Marco Tonini (Turandot) e del Coro di Voci bianche A.LI.VE (Carmen) diretto da Paolo Facincani.
Anfiteatro stracolmo e pubblico festante. Evviva.
Nicola Salmoiraghi